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ISTAT * FLUSSI TURISTICI: « PRESENZE CLIENTI ESERCIZI RICETTIVI, NEL 2019 IN TRENTINO VAL DI FASSA E FIEMME A -0,1% AUMENTATE A 59,6% NEL 2022 » (REPORT PDF)

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10.44 - mercoledì 10 maggio 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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In questa memoria, dopo aver presentato un breve quadro dell’andamento recente dei flussi turistici, l’Istat richiamerà il contributo che la statistica ufficiale può offrire all’analisi delle caratteristiche e dell’evoluzione del turismo, un settore fondamentale per l’economia nazionale1, sia per la capacità di contribuire alla crescita del Paese sia per l’opportunità di valorizzazione dei territori e delle loro identità e specificità2.

 

1. Le informazioni più recenti sull’andamento dei flussi turistici
Come già ricordato in altre occasioni, l’emergenza sanitaria e le conseguenti limitazioni degli spostamenti hanno colpito il settore in una fase di forte espansione3, determinando un crollo verticale delle attività. Nonostante lo shock subito, il comparto ha saputo dimostrare una capacità di reazione straordinaria: la ripresa dei flussi è iniziata nel 2021 e si è rafforzata ulteriormente nello scorso anno.

Secondo i dati – ancora provvisori – relativi al 2024, l’incremento annuo delle presenze è stato pari a +39,3% rispetto al 2021; ad esso hanno contribuito soprattutto il recupero del turismo inbound (la clientela residente all’estero), componente della domanda che era stata maggiormente penalizzata dalla pandemia (le presenze dei clienti non residenti sono cresciute del +84,8% e quelle dei residenti del +12,9% rispetto al 2021), e l’eccezionale resilienza della stagione estiva.
Il bilancio consuntivo del 2022 fa registrare, tuttavia, ancora un numero di presenze inferiore – di circa 34 milioni di unità – a quello osservato nel 2019 e un saldo pari a -7,8% (-11,1% le presenze della clientela estera e -4,4% quelle della clientela italiana).

Nel confronto con gli altri Paesi dell’Unione europea5, l’Italia si conferma in quarta posizione per numero di presenze nel 2022 (il 14,5% di quelle registrate nell’intera Ue in quell’anno), dopo Spagna (16,6%), Francia (16,3%) e Germania (14,7%). Se complessivamente – in termini di variazione delle presenze rispetto al 2019 – il bilancio del nostro Paese è inferiore alla media dell’Ue (-7,8% contro il -5,1%), ciò sembra dovuto alle performance della componente domestica della clientela (-4,4% per l’Italia contro +0,6% della media Ue), la quale in proporzione ha scontato una maggiore difficoltà di ripresa rispetto alla componente inbound (-11,1% per l’Italia contro -11,6% dell’Ue). L’Italia si colloca, del resto, al secondo posto tra i paesi dell’Ue per numero di presenze straniere, dopo la Spagna; come quota di mercato, i flussi inbound rappresentano il 48,6% del totale delle presenze nelle strutture ricettive del nostro Paese, valore quasi tornato ai livelli pre-pandemia e che, seppur inferiore a quella della Spagna (60,2%), è superiore a quello relativo alla media dell’Ue (44,1%) e agli altri maggiori competitor europei (Francia 27,9% e Germania 16,9%).

I primi dati provvisori del 2023, riferiti al bimestre gennaio-febbraio, sembrano confermare la definitiva ripresa del settore (+45,5% le presenze complessive rispetto allo stesso bimestre dell’anno 2022), con una crescita rilevante sia delle presenze straniere (+70,5%) sia di quelle domestiche (+28,8%). Se i dati relativi ai prossimi mesi confermeranno questa tendenza, sarà possibile registrare nel 2023 il pieno recupero – e persino il superamento – dei livelli pre-pandemici (nel bimestre gennaio-febbraio 2023 rispetto allo stesso periodo del 2019 le presenze degli italiani sono in aumento del +4,8%, mentre quelle straniere del +3,5%).6

Focus: Nuove classificazioni dei Comuni per l’analisi della resilienza e delle potenzialità dei territori.
Per mettere in luce come le diverse destinazioni abbiano espresso performance e capacità di recupero differenti dalla crisi generata dall’emergenza sanitaria, l’Istat ha iniziato lo scorso anno a sviluppare una rappresentazione statistica dei “Brand turistici territoriali”, luoghi caratterizzati da un contesto turistico tipico, comunemente riconoscibile e riconosciuto nell’immaginario collettivo, perché ortemente caratterizzato e tendenzialmente omogeneo dal punto di vista paesaggistico e/o culturale.

Dall’analisi dei dati relativi a 21 “Brand turistici”7 individuati, si è potuto osservare come la “riconoscibilità” di un territorio abbia favorito la ripresa dell’attività turistica, determinando spesso performance migliori della media nazionale. Tutte le aree osservate hanno registrato nel 2022 (dati provvisori) un incremento dei flussi turistici rispetto al 2021 e oltre la metà di esse (13 su 21) hanno realizzato volumi di presenze turistiche superiori o comunque in linea con quelli pre-pandemici. Il Lago di Garda, la Valle d’Itria, le Langhe e il Roero, le Cinque Terre, il Salento, la Maremma toscana e laziale, la Val Gardena, il Lago Maggiore e il Gargano e le Isole Tremiti si posizionano su livelli superiori a quelli del periodo pre-pandemico, con incrementi che si attestano tra i 2 e i 6 punti percentuali; territori come la Riviera dei fiori, la Val di Fassa e Val di Fiemme, il Lago di Como e la Val Pusteria confermano sostanzialmente i flussi turistici registrati nel 2019. Anche le aree che ancora soffrono il contraccolpo della pandemia, come la Gallura e Costa Smeralda, la Costiera amalfitana, il Chianti e la Costiera sorrentina e Capri, hanno registrato rispetto al 2021 tassi di crescita di gran lunga superiori alla media nazionale.

Anche la classificazione dei comuni italiani in base alla “vocazione prevalente”8, recentemente proposta dall’Istat a supporto delle iniziative di sostegno nell’emergenza Covid, consente di evidenziare alcune importanti caratteristiche territoriali del fenomeno turistico. Facendo riferimento, anche in questo caso, ai dati (provvisori) relativi al 2022, la categoria delle “Grandi città” (composta dai 12 comuni italiani con più di 250mila abitanti) ha mostrato decisi segnali di ripresa rispetto al 2021, con un incremento delle presenze pari al 104,4% contro il +39,3% medio nazionale – questa è anche la categoria che ha tuttavia subito le maggiori perdite durante il periodo pandemico e che ancora non ha raggiunto i livelli del 2019 (-21,0% contro il -7,8% della media nazionale).

Tra i comuni che registrano maggiori incrementi rispetto al 2021 ci sono quelli con vocazione montana e con turismo termale (rispettivamente +46,8% e +43,2%). Anche i comuni a vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica mostrano una variazione delle presenze allineata alla media nazionale (+39,3%), mentre incrementi più contenuti si registrano nei comuni culturali con due o più vocazioni (+33,3%), nei comuni del turismo lacuale (+29,7%) e nei comuni con vocazione marittima (+21,1%). Confrontando i dati con quelli del 2019, i comuni a vocazione marittima (-3,3%) e i comuni culturali con due o più vocazioni (-3,7%), seppur con livelli ancora inferiori rispetto al periodo pre-pandemico, fanno registrare valori migliori rispetto alla media nazionale (-7,8%), seguiti a distanza dai comuni a vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica (-5,4%) e dai comuni a vocazione montana (-6,5%).
Un segmento turistico di particolare interesse – anche per la capacità di guidare la transizione verso scelte turistiche più sostenibili – è, infine, quello dei borghi. Facendo riferimento ai circa 350 “Borghi più belli d’Italia”, che rappresentano il 6,1% della superficie totale nazionale e dove risiede il 2,4% della popolazione italiana, la performance turistica di tali realtà territoriali risulta nettamente migliore della media nazionale. Le presenze del 2022, infatti, superano i livelli pre-pandemici del 2019, con un incremento del +13,7% delle presenze9.

 

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