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LETTERE AL DIRETTORE

WALTER LARGHER * LAVORATRICI DIMISSIONARIE: « TRENTINO, ANCHE NEL 2023 CHIUDERÀ UNA FABBRICA CON 400 DONNE »

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17.27 - lunedì 2 ottobre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Gentile direttore Franceschi,

 

ogni anno chiude una fabbrica con oltre 400 (!) posti di lavoro femminili a tempo indeterminato. Scritta così farebbe gridare all’emergenza occupazionale nel piccolo Trentino e invece i posti di lavoro persi, pur essendo gli stessi, ma spalmati durante tutto l’anno, passano sotto silenzio.

Il dato degli oltre 400 posti di lavoro fornito dall’ufficio del Servizio Lavoro della PAT altro non sono che le dimissioni per maternità entro l’anno di vista del bambino/a nel 2020 e 2021 registrate in Trentino. Per essere precisi i dati riportano: 300 dimissioni per l’anno 2020, 373 per l’anno 2021, 421 per l’anno 2022 e 291 fino a settembre 2023 con un tendenziale a fine anno di circa 400 lavoratrici dimissionarie. I dati del servizio lavoro non specificano all’età delle lavoratrici dimissionarie, nè il numero dei figli.
Per fare un confronto che spiega la gravità del momento si può andare al 2006 dove le dimissioni per maternità erano poco più della metà: 247.

In attesa di un’analisi approfondita del servizio lavoro, l’ultima ricerca è del 2021 con i dati del 2016-2018, sembra comunque confermare, da un osservatorio informale delle lavoratrici che si presentano per informazioni presso gli uffici sindacali, le motivazioni delle dimissioni : orari lavorativi incompatibili con la vita famigliare e la cura dei figli, assenza o carenza di servizi per l’infanzia. Le situazioni sono più gravi in alcuni settori, tendenzialmente del terziario, dove gli orari e la flessibilità sono stati spinti oltre limiti incompatibili con le necessità minime organizzative per la cura dei figli. Una dinamica che dovrebbe preoccupare anche le imprese perchè sta allontanando la forza lavoro da settori fondamentali per l’economia del Trentino: turismo e commercio in primis; lavoratrici per la maggioranza dei casi con professionalità dove la scuola e in molti casi l’università ha investito e che, con figli piccoli a carico, avranno maggiori difficoltà a rientrare nel mondo del lavoro.

Non sfugge che anche in Trentino, come nel resto del Paese, è stato anche l’elemento culturale a rendere più complicato e difficile alle donne entrare e permanere nel mercato del lavoro, divise e impegnate nel conciliare i diversi impegni e ruoli sociali, tra quelli professionali e quelli famigliari, non solo nella gestione dei figli ma sempre più spesso anche nella cura dei genitori anziani, un dato emerso anche nel recente convegno organizzato dall’Unione Provinciale Istituzioni per l’Assistenza – Upipa del 20 settembre “Quali RSA per il futuro del Trentino ?”.

Anche l’assemblea di Confindustria Trentino di pochi giorni fa, proprio sul tema delle condizioni di lavoro ha posto, in maniera chiara come non mai, la necessità di creare in Trentino posti di lavoro attrattivi, con un occhio sempre più rivolto alla qualità del lavoro in termini di orario e flessibilità positiva ed in equilibrio con la vita privata.
Una novità potrebbe arrivare dalle nuove generazioni che entrati nel mondo del lavoro, e oggi anche in posizioni apicali, hanno un approccio diverso alle dinamiche del lavoro, scelto non solo rispetto a logiche di tipo economiche ma anche alle possibilità di crescita professionale e di compatibilità con la vita privata, e in grado di valorizzare le diversità cogliendolo come opportunità di cambiamento positivo.

Il Trentino può fare questo cambiamento ma deve recuperare quello spirito di innovazione e di frontiera nel mondo del lavoro che negli anni lo aveva messo al centro dell’attenzione anche a livello nazionale, capace di sperimentare in una logica di contrattazione che va sostenuta da politiche attive e di innovazione.

I dati raddoppiati delle dimissioni vanno però in senso opposto ed il problema va affrontato con risolutezza, attraverso il confronto tra parti sociali. Un confronto che può dare soluzioni e prospettive di medio e lungo periodo ma che vanno sostenute con gli strumenti normativi ed economici che l’autonomia ci mette a disposizione, strumenti che purtroppo in questi anni abbiamo visto poco.

 

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Walter Largher

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