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LETTERE AL DIRETTORE · OPINIONEWS

OSAPP – SINDACATO POLIZIA PENITENZIARIA * CASA CIRCONDARIALE SPINI GARDOLO (TN): « SITUAZIONE SULL’ORLO DEL PRECIPIZIO, NONOSTANTE LE PROMESSE DI GARANZIA »

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12.31 - lunedì 22 aprile 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Ill.me Autorità

Proclamazione dello Stato di Agitazione Casa Circondariale di Trento. Preliminarmente questa Organizzazione Sindacale sente il dovere di ringraziare il Presidente della Provincia Autonoma di Trento – Maurizio Fugatti, per la consueta sensibilità e vicinanza dimostrata nel tempo in favore della Polizia Penitenziaria. Ovviamente il ringraziamento per l’odierna attenzione si estende al Sottosegretario -On. Ostellari – e a tutte le Autorità intervenute.
Già nel mese di marzo 2022 avevamo denunciato una situazione di insostenibilità lavorativa all’interno del carcere di Spini e, nonostante le promesse di garanzia, in primo luogo, di sicurezza di chi lavora dentro l’istituto, ad oggi la situazione è sull’orlo del precipizio.

Ancora una volta e se possibile con maggiore vigore esprimiamo che la sicurezza degli Agenti è una priorità e una tutela anche per i cittadini. Piace evidenziare che tra i vari compiti istituzionali, alla Polizia Penitenziaria è affidato anche quello non secondario della rieducazione, sintetizzato nel motto “Despondere spem est munus nostrum” che, come più volte denunciato, rischia di cadere nel vuoto per scelte dell’Amministrazione centrale più sensibile al rispetto dei vincoli imposti dalla CEDU che non alle esigenze dei poliziotti che, con sforzi enormi, senso del dovere e immensa
abnegazione, adempiono quotidianamente ai propri doveri. La Casa Circondariale di Trento era stata costruita dalla Provincia per contenere 240 persone, salvo casi straordinari e con una pianta organica di ben 287 agenti.

Nell’articolo 9 “Gestione del nuovo carcere” dell’intesa istituzionale di programma tra il Governo e la Provincia di Trento era scritto: “Il Ministero della Giustizia prende atto che il nuovo carcere di Trento è stato progettato per una capienza di 240 detenuti” e che il numero di reclusi che saranno ristretti nel nuovo carcere di Trento dovrà essere tendenzialmente contenuto entro questo valore. Viene poi specificato, nello stesso articolo, che “i limiti possono essere superati esclusivamente per circostanze del tutto eccezionali ed imprevedibili e limitatamente al tempo strettamente necessari per superare la situazione di emergenza verificatasi, fermo restando l’obbligo di adoperarsi per ridurre anche gradualmente le eccedenze nel più breve tempo possibile”.

Oggi invece, secondo i dati forniti dall’Amministrazione le persone sono quasi 380, ben 140 unità in più. Dati registrati sul sito del Ministero della Giustizia e che fanno riflettere su come sia sempre più complicato fornire un servizio adeguato in una struttura sotto organico e senza adeguate risorse umane.

«Il numero dei detenuti cresce inesorabilmente”. Questo perché da parte dell’amministrazione penitenziaria c’è stata una rideterminazione della capienza della Casa Circondariale di Trento che è stata portata a 419 detenuti. C’è quindi una totale violazione dell’accordo originario siglato con la Provincia e quindi, ancora una volta una scelta politica di non calmierare la capienza originaria a discapito di tutti, detenuti ed operatori .
Difatti alla crescita dei detenuti non corrisponde un investimento sul personale, in grande sofferenza per quel che riguarda la Polizia Penitenziaria che ciononostante si sobbarca anche il lavoro di altre aree, anch’esse numericamente inadeguate, colmate con l’impiego di Agenti in compiti non propriamente istituzionali».

La cronica carenza di personale sta assumendo connotati allarmanti: la commissione Martiello aveva indicato in 287 unità il numero congruo di personale da assegnare presso la Casa Circondariale di Trento sin dall’apertura avvenuta nell’anno 2010; poi si sono registrate varie riduzioni che hanno rideterminato la pianta organica sino a 227 unità. L’ultimo D.M. ha portato una ulteriore diminuzione di 19 unità, quando in realtà il personale impiegabile risulta essere solamente di 160 unità con gravissimo pregiudizio per il mantenimento dell’ordine e la sicurezza interna l’istituto a causa di numerosi posti di servizio che vengono quotidianamente accorpati o soppressi.
È inutile evidenziare come il Personale sia ridotto allo stremo delle forze a testimonianza delle circa 3000 ore di straordinario al mese utilizzate, sintomo inequivocabile della inadeguatezza delle risorse umane a disposizione.

Non solo.
«L’Italia è già stata condannata due volte per non aver garantito in diverse strutture i 3 metri quadri di spazio vitale ai detenuti. Per risolvere il problema nelle celle della Casa Circondariale di Trento si è provveduto a rimuovere i piani d’acciaio che, quando è stato costruito l’edificio, erano stati inseriti per preservare migliori condizioni igieniche, oltre a tenere il fornellino in uno spazio sicuro lontano da altri oggetti nella cella. Si recuperano così dei centimetri ma si gioca con i diritti inviolabili delle persone.
Il sovraffollamentonella struttura rimane, lo Stato continua a non rispettare l’accordo che era stato firmato con la Provincia nel 2008 e a pagare un prezzo altissimo è proprio il Personale di Polizia Penitenziaria che registra una vera compressione dei propri diritti». A titolo esemplificativo si evidenzia come il ricorso al lavoro straordinario sia divenuto ormai ordinario, ossia quotidiano, non si riescono a smaltire i congedi ordinari, e soprattutto a garantire livelli minimi di sicurezza.
Condizioni lavorative, queste ultime, certamente inaccettabili per un Corpo di Polizia dello Stato e che, nonostante il grido di allarme lanciato in ogni sede, culminato con la proclamazione dello stato di agitazione in parola, ad oggi ha ricevuto solamente un silenzio assordante.
Riassumendo, il carcere di Trento si è visto protagonista di due contemporanei “giochi di prestigio”: da un lato l’innalzamento della capienza detenuti (da 240 a 419), con la rimozione dei piani cottura per rispettare i 3 mq a persona; dall’altro la contrazione ulteriore di personale già da tempo sofferente e carente che non ha eguali nel territorio nazionale.

Basterebbe fare un puro rapporto matematico tra numero complessivo dei detenuti e personale in servizio (380: 160= 2,37) per ottenere un rapporto di2,37quando la media nazionale, circa 61.000 detenuti, al cospetto di 37.000 unità circa di Poliziotti restituisce un coefficiente di 1,64, anch’esso già fortemente deficitario per comprendere la grave sproporzione attuale. Giova ricordare che i numeri iniziali relativi alla capienza dei detenuti, 240 e il personale previsto 287, avrebbero generato un coefficiente pari a 0,83, dato molto differente dall’attuale 2.37.
Per tale motivazione, questa O.S. invita con forza che vengano predisposti i necessari accorgimenti soprattutto in merito ad una nuova e più adeguata definizione della pianta organica certamente non corrispondente alle reali necessità dell’istituto Trentino.

Chiediamo che venga nominata un’apposita commissione al fine di verificare le reali necessità di risorse umane da destinare a questa struttura che, con l’attuale situazione numerica di unità, non può certamente assolvere ai carichi lavorativi in essere.

La cronica carenza del personale, però, non rappresenta l’unica grave criticità dell’istituto che, tra le varie difficoltà annovera l’eccessivo numero di reclusi destinatari di provvedimenti di trasferimento a Trento per motivi di sicurezza, cioè che si sono resi responsabili di gravi episodi pregiudizievoli dell’ordine e la sicurezza in altri istituti. Non di rado, giungono dal Triveneto e non solo, detenuti con provvedimento di trasferimento per “sfollamento” che in realtà nascondono insidie di natura di disagio psichico. Questo rappresenta un problema attuale e di enorme difficoltà gestionale, soprattutto se a supplemento di altri reclusi con analoghe criticità, per il personale di Polizia che non ha alcuna competenza in tal senso.
Sarebbe auspicabile aprire un capitolo apposito con l’area sanitaria interna afferente alla presa in carico di questi soggetti con disagio, purtroppo in costante graduale aumento atteso, per di più, che le attuali REMS non riescono affatto a mitigare i numeri enormi di richieste complessive.
Tali circostanze non rappresentano affatto un esclusivo problema formale quanto una più incisiva questione di sicurezza perché in molte occasioni sono il preludio al germogliare di situazioni di difficile gestione, di violenza, di eventi critici che vedono molte volte coinvolti i reclusi stessi ma in diverse circostanze soccombere proprio gli operatori di Polizia Penitenziaria, pronti ad intervenire e vittime di gravi aggressioni e ferimenti.
Il disagio psichico in carcere è stato acuito dalla pandemia ed almeno il 10% dei detenuti (dato probabilmente sottostimato) soffre di una grave patologia psichiatrica, un indiscusso numero di questi in fase acuta.

Con i numeri attuali di reclusi presenti nella struttura Trentina, non si riescono più a gestire nemmeno gli isolamenti precauzionali di carattere sanitario, giudiziario o i divieti d’incontro per ragioni di opportunità per mancanza di posti liberi.
Per meglio comprendere questa fattispecie bisogna evidenziare il fatto che alcune camere di pernottamento sono poste momentaneamente “fuori uso” per permettere il ripristino dei frequenti danneggiamenti.

L’istituto soffre di una indiscutibile e duplice “sorda lontananza” dagli Uffici Centrali di Roma ma anche di quella del Provveditorato di appartenenza, cioè quello di Padova che, nelle assegnazioni di personale da attribuire ai singoli istituti del territorio ha optato, da tempo, per scelte che hanno penalizzano oltremodo la Casa Circondariale di Trento, nonostante rappresentasse un istituto di primo livello e, per proporzioni, la terza grandezza su 17 istituti del distretto.

Analogamente, nonostante apposita circolare DAP n. 3707/6152 del 28 settembre 2023 relativa a dar seguito ai trasferimenti detenuti responsabili di aggressioni al personale, in molteplici circostanze ciò non avviene nonostante l’istituto di Trento, al contrario, recepisce costantemente detenuti provenienti dal distretto, proprio per motivi di ordine e sicurezza. L’auspicio in questo caso è quello che l’avvicendamento del Provveditore, che si insedia proprio nella giornata odierna, a cui rivolgiamo gli Auguri di buon lavoro, possa avere gli effetti di un’inversione di tendenza per il futuro.
Già il fatto di assumere connotati di Casa Circondariale, al contrario di una qualsiasi reclusione, fa percepire le maggiori difficoltà gestionali dei detenuti spesso ancora in attesa di giudizio che, per oltre il 70% risultano stranieri e che per 10% evidenziano problemi di disagio psichico.

Se aggiungiamo anche la cronica carenza di organico ben si comprendono in quali enormi difficoltà è costretto ad operare il personale tutto in una struttura operativa ormai da una quindicina di anni che, seppure di concezione moderna, non gode più nemmeno dell’aiuto degli strumenti tecnologici di cui è dotata, atteso che spesso non risulta destinataria, in tempi celeri, dei necessari fondi per le spese di interventi di manutenzione.
Da ultimo, a preoccupare ulteriormente è l’imminente promozione ad incarico superiore del Comandante del Reparto in attesa, a breve, di trasferimento, auspicando che l’istituto non resti senza una figura apicale di valore e di profilo Dirigenziale in modo che possa dare continuità all’azione di comando.

A tal proposito giova ricordare che presso la Casa Circondariale di Trento sono previste le figure di un Comandante del Reparto del ruolo dei Dirigenti e altri due Funzionari e, al momento viviamo il rischio concreto di rimanere senza alcun Dirigente e Funzionari.

La situazione illustrata preoccupa non poco e il rischio che sfugga di mano è concreto e attuale.

Per quanto premesso, se la sicurezza per gli Agenti è una priorità condivisa e riveste una tutela per i cittadini – e non abbiamo alcun dubbio che lo sia – chiediamo:

– Urgente rideterminazione della pianta organica del Personale, revisione dell’attuale D.M. 2023 e nomina di una commissione ad hoc tesa ad una verifica in loco delle attuali esigenze di risorse umane da destinare alla Casa Circondariale di Trento, facendo una distinzione tra personale maschile e femminile, atteso che l’impiego lavorativo nelle sezioni detentive può avvenire solo tra poliziotti dello stesso sesso delle persone detenute; A tal fine giova rammentare le prossime assegnazioni del 183° corso Agenti che avverranno il prossimo mese di luglio 2024, dove ci auguriamo un incremento sostanziale delle poche unità previste per la C.C. di Trento;

– Rideterminazione della capienza ricettiva della struttura, progettata per una portata di 240 detenuti e non certamente in grado, per spazi e logistica, di ospitarne quasi 400;

– Richiesta di trasferimento per motivi di sicurezza di quei reclusi che si sono distinti per gravi delitti che hanno turbato l’ordine e la sicurezza interna in ossequio alle vigenti normative/circolari, anche al fine di ripristinare condizioni lavorative più consone, soprattutto al cospetto degli ultimi episodi gravemente pregiudizievoli per il mantenimento dell’ordine e la sicurezza interna e con possibili conseguenze sulla salvaguardia dell’ordine pubblico;

– Maggiore interazione con l’area sanitaria in merito alla presa in carico di quei soggetti con disagio psichico e maggiore collaborazione istituzionale;

– Contemporaneo avvicendamento dell’attuale Comandante del Reparto con il successivo Comandante che verrà assegnato per dare continuità all’azione di comando della struttura già priva della figura di Vice Comandante e di altro Funzionario del Corpo.

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Il delegato Nazionale Osapp

Maurizio LA PORTA

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