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LETTERE AL DIRETTORE

FEDERICO BUSETTI (MEDICO) * REPLICA AL COLLEGA NICOLA PAOLI: « PRIMA DI DIFENDERE UNA PROFESSIONE È NECESSARIO CONOSCERLA, QUALITÀ CHE NON MI PARE LE APPARTENGA »

Scritto da
05.29 - mercoledì 4 ottobre 2023

Gentile direttore Franceschi,

 

invio la mia lettera in replica alle critiche (a fondo pagina il lancio Opinion) ricevute dal dottor Nicola Paoli in merito al precedente articolo inviato con Casa Autonomia (Demagri-Dallapiccola), avente ad oggetto alcune proposte di riforma del Sistema Sanitario Provinciale.

Dott. Federico Busetti – Medico

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Egregio Dottor Paoli,

ho letto con interesse la Sua replica all’articolo di Casa Autonomia di cui sono lo scrivente.
Innanzitutto vorrei ringraziarLa per la precisazione, fornita in tono quasi accademico, in merito alla definizione di “Continuità assistenziale”, nell’articolo ho utilizzato infatti la vecchia denominazione “Guardia medica”. Comunque, deve sapere che tra di noi medici praticanti la professione è spesso gergalmente chiamata proprio utilizzando l’obsoleto nome, un po’ come quando si dice che il proprio figlio va alle elementari, pur sapendo esattamente che ora si chiamano “Scuole Primarie”. Succede. Sono termini rimasti in uso nonostante siano da tempo ufficialmente abbandonati. In particolare la dicitura “Guardia medica” è riportata su segnali stradali, che accanto alla terminologia corretta riportano tra parentesi la scritta “ex guardia medica”. Per di più all’interno del sito dell’Apss il servizio è chiamato addirittura “Guardia medica – continuità assistenziale”(si noti prima la denominazione vecchia, poi la nuova) e inoltre se si va alla ricerca di una particolare sede digitando “Continuità assistenziale”, si viene rimandati alla sede desiderata di “ Guardia medica”. Questo non è fatto a caso, ma è dovuto alla maggior facilità del termine per i fruitori, cioè la popolazione. Per questo nell’articolo ho nominato il servizio di “Guardia medica” e non quello di “Continuità assistenziale”.

Inoltre non so in che Trentino viva Lei, ma non è affatto vero che “… Esiste solo la figura del medico di medicina generale a ruolo unico ed a ciclo di scelta … Già dotato di strumentazione di base e infermieri…”. Io ho fatto parte del servizio di Guardia medica anche nel recente passato e conosco Colleghi che ancora ne svolgono i turni e non esiste la strumentazione di base né infermieri a supporto. Questo anche per come è concepito il servizio che, dunque, in una medicina moderna, andrebbe rivisto e superato. Immagino che i Colleghi, i quali svolgono servizio di Guardia medica saranno particolarmente gioiosi nell’ apprendere che esistono sindacalisti che negano la loro stessa esistenza, pensare che dovrebbero tutelarne i diritti…

Per quanto attiene alle critiche al movimento con cui orgogliosamente collaboro vorrei chiederLe, dato che è così florido di obiezioni all’operato dei fondatori, dov’era Lei, già all’epoca sindacalista, quando le “nefandezze” da Lei nominate venivano perpetrate. Francamente non La ricordo a capo di aspre battaglie sindacali, forse avrà qualche qualità nell’agitare le acque, ma non certo nel pervenire ad eclatanti risultati, dato le condizioni in cui giace il sistema sanitario, l’abbandono della sanità pubblica da parte di gran copia di medici e in ultimo il generale scadimento del Sistema sanitario provinciale. Sicuramente la responsabilità dev’essere equamente suddivisa ma certo non sta solo da una parte. Inoltre è forse anche per questa necessità di rinnovamento che sono nati partiti nuovi, chiaramente bisognosi dell’esperienza di persone note, ma aventi in sé organici e programmi inediti.

La proposta di riforma di cui si fa cenno nell’articolo non è campata in aria, ma basata su quella che è l’esperienza di molti medici attualmente tra i 30 e i 40 anni, i quali fanno parte di quella generazione di sovente costretta, per necessità varie, a migrare almeno per un certo tempo all’estero. Queste importanti esperienze hanno permesso di confrontare i sistemi sanitari ed elaborare, mutatis mutandis, un programma di rinnovamento del nostro sistema sanitario. Alcuni spunti sono anche contenuti in meravigliosi libri di management sanitario di cui Lei, a mio avviso, non è minimamente al corrente, poiché da quello che scrive affiora un’idea di sanità vecchia e superata o meglio un deserto di idee, come quello nella mente di chi maldestramente tenta di difendere. Sostiene che “… le liste d’attesa non si smaltiscono aprendo nuovi ambulatori vuoti di personale, come non si smaltiscono riattivando quelli chiusi per mancanza di personale … ecc…”, è proprio questo il punto. Una gestione lungimirante, non adatta il sistema alla carenza di organico ma profonde i suoi sforzi per risolvere il problema cercando di colmare il deficitdi organico, per questo al centro della proposta esiste l’incremento dell’attrattività della Sanità pubblica.

Per proporre tali provvedimenti è necessario però discorrere con chi crede nel Sistema sanitario provinciale, altrimenti si parte sconfitti. In merito all’apertura degli ambulatori specialistici nel fine settimana, può essere una discreta proposta, già applicata in talune aziende ospedaliere, sia in Italia che all’estero, ma non è una soluzione sempre funzionante, né da sola sufficiente. Più interessante è l’apertura degli ambulatori concedendo ore di visita aggiuntive e adeguatamente remunerate al singolo medico, in modo da poter svolgere un certo numero di prestazioni dopo l’orario lavorativo ma in regime ordinario, così da soddisfare le esigenze della popolazione che non intende avvalersi della prestazione libero professionale intrameonia ma evitando al contempo di creare una perdita economica al professionista. Quella descritta è una delle misure di contenimento delle liste d’attesa adottate spesso anche da ospedali maggiori, che vogliano mantenere un buon servizio pubblico senza scontentare gli attori coinvolti.

Ricordo inoltre che la realizzazione delle scuole di formazione in medicina generale è in capo alle regioni e alle province autonome, in particolare sul nostro territorio è gestita da una collaborazione tra: Provincia, Ordine dei Medici, Fondazione Bruno Kessler e Apss. Quindi pur essendo chiaro e lapalissiano il ruolo dello Stato nell’emanare le direttive per la concessione dell’apertura e l’esistenza di detta formazione nelle varie regioni/province autonome, così come avviene per ogni altro settore, è altrettanto vero che le regioni e le province autonome hanno grande autonomia gestionale. Questa organizzazione della formazione in medicina generale è disciplinata dal Decreto Legislativo 17 Agosto 1999 n. 368 che consegue in quanto emanazione della Direttiva 93/16/CEE.

In particolare, la sezione dedicata alla medicina generale è contenuta all’interno del Titolo IV -Capo I. Leggendo e analizzando il documento si evince come il Legislatore, ivi rappresentato naturalmente dal Ministero della Salute, abbia voluto coinvolgere e dare ruolo primario alle regioni e alle province autonome interloquendo con gli Ordini dei Medici presenti sul territorio. Essi infatti propongono e forniscono strutture e formazione per il conseguimento degli obiettivi prefissati dal Ministero e l’ottenimento del diploma in Medicina generale, avendo dunque una certa autonomia d’azione per quanto concerne i percorsi che permettono il raggiungimento dell’obiettivo. Il diploma è peraltro rilasciato dall’assessorato alla sanità delle varie regioni/province autonome così come recita l’art. 24 Titolo IV Capo I del decreto in questione. Pertanto quanto da Lei riportato è, se vi fosse ulteriore necessità di chiarezza, grandemente impreciso e in alcuni tratti, decisamente errato.

Difendere i diritti di una classe di lavoratori e voler abbracciare il potere di turno, qualunque esso sia, è sempre pericoloso, spesso impossibile. In particolare se si vuole difendere l’indifendibile. Il fallimento totale della Giunta è sotto gli occhi di tutti, non solo, ma specialmente in ambito sanitario. Sicuramente non può avere colpa di tutto, le grandi criticità hanno sempre radici lontane nel tempo, ma in 5 anni, quelli che gli attuali governanti hanno avuto per dimostrare di avere nuove e buone idee, sono invece trascorsi proponendo man mano una sanità pubblica in caduta libera e senza prospettive per il futuro. Non hanno cioè dimostrato alcuna strategia, né alcuna lungimiranza, ma per converso totale incapacità di programmazione.

In ultimo, riportando l’espressione “… Si dovrebbe conoscere di cosa si parla …” da Lei usata per ergersi a “maestrino del nulla” dimostrando davvero una intollerabile e irricevibile tracotanza, La invito ad avere maggior rispetto per quello che scrivono i Suoi Colleghi, anche se desiderano e lottano per una sanità pubblica funzionante, cioè molto differente dallo status quo, da Lei evidentemente difeso. Specialmente se da detti Colleghi avrebbe solo da imparare. Prima di difendere una professione è necessario conoscerla profondamente, qualità che non mi pare Le appartenga.

Si conclude con la seguente missiva ogni tipo di rapporto tra me e Lei, per il presente e per il futuro. Con totale, convinta, decisa e irrevocabile assenza di stima.

 

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Dott. Federico Busetti – Medico

 

 

 

SMI TRENTINO * REPLICA A CASA AUTONOMIA.EU: PAOLI, « QUANDO ERANO AL GOVERNO SOTTO ALTRO NOME SI POTEVA LAVORARE IL TRIPLO DI ORE DI ADESSO »

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