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LETTERE AL DIRETTORE

CRISTOFORI (GRUPPO SCUOLA “ONDA”) * SCUOLA TRENTINO: « DALL’ASSESSORA GEROSA PROPOSTE PER METTERE “PEZZE”, RINCORRENDO IL CONSENSO »

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07.00 - venerdì 12 aprile 2024

Gentile direttore Franceschi,

le invio le mie considerazione sulle proposte per la scuola presentate dall’assessora Pat, Francesca Gerosa. Premesso che “poche” righe saranno sicuramente insufficienti per trattare un argomento come quello di una riforma scolastica, mi limiterò ad alcune considerazioni sulle proposte che abbiamo potuto leggere in questi giorni. Con una battuta, certamente riduttiva ma non lontana dalla realtà, si potrebbe parlare di una riforma basata sulla media aritmetica: nel resto d’Italia c’è l’esame su tutte le discipline e in Trentino su nessuna? Facciamo l’esame su alcune. Le ore di alternanza sono 400 in Trentino e 200 nel resto d’Italia? Facciamo 300.

Questione carenze formative: la proposta di basare la valutazione su alcune discipline e di assegnare l’eventuale esame di riparazione solo per queste è una evidente classificazione in discipline di serie A e di serie B. Non è difficile rendersi conto di quanto succederà con l’introduzione di una idea di questo tipo, del resto chiunque sia nella scuola conosce il risultato dell’introduzione della norma del massimo di assenze per essere valutati (25%). Il senso di questa norma per molti studenti è “fino al 24,9% di assenze va tutto bene”. È facile prevedere che, per molti, la traduzione di questa proposta sulle carenze sarà “le discipline che non sono previste come caratterizzanti non valgono per la promozione e quindi non sono importanti”.

Tutte le discipline concorrono alla formazione dell’individuo, della persona, del cittadino, che siano spendibili immediatamente nel lavoro o meno. Questo senza considerare il fatto che, visto l’odierno mercato del lavoro, la capacità di muoversi e di riciclarsi anche al di fuori della mansione o addirittura dell’ambito lavorativo scelti è (per la persona) di fondamentale importanza. L’idea che sta alla base di questa proposta è del tutto sbagliata: non si concepisce l’istruzione come una formazione della persona, ma come l’addestramento del lavoratore, per la sola mansione che gli è richiesta.

Questione ore alternanza scuola-lavoro: le ore (per gli istituti tecnici) saranno 300, forse più forse meno, certamente più del nazionale (su quale base didattica mi viene da chiedere), continuando, si parla di una commissione che dovrebbe far sì che queste ore siano utili agli studenti. Quindi stabiliamo che si deve fare un’attività, che il numero delle ore debba essere elevato, più del nazionale, e poi andiamo a cercare come rendere utili queste ore?

Un po’ come se un’azienda assumesse dei lavoratori e poi si chiedesse cosa far fare loro. Anche in questo caso è evidente la sottomissione della scuola agli interessi delle aziende, l’importante non è la formazione dello studente che in quest’ottica viene messa all’ultimo posto. Non sarebbe più corretto (ammesso e non concesso che l’alternanza lavoro sia utile) studiare un percorso utile e poi prevedere di inserirlo e quantificarne l’impegno orario?

Le proposte al momento, più che da una visione complessiva, basata su un fondamento pedagogico, sembrano avere come scopo il mettere alcune “pezze”, il rincorrere il consenso, oltretutto senza considerare le implicazioni che questi cambiamenti andranno a comportare.

 

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Stefano Cristofori – con il Gruppo scuola Onda Popolare

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