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LETTERE AL DIRETTORE

CARLO ANDREOTTI * RATZINGER: « OGGI IL MONDO RENDE OMAGGIO AL PAPA EMERITO, MA NEL 2006 NESSUNO LO DIFESE DOPO IL SUO DISCORSO A RATISBONA »

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23.37 - domenica 1 gennaio 2023

EVVIVA IL PAPA! Di Carlo Andreotti

Oggi il mondo intero rende omaggio a Papa Ratzinger, ma nel settembre 2006, dopo il suo storico discorso all’Università di Ratisbona, nessuno lo difese. Pubblico di seguito un mio intervento di allora di plauso al grande Pontefice, ora scomparso e che la Chiesa rimpiangerà. Dopo il discorso di Joseph Ratzinger a Regensburg.

È  possibile ragionare con chi non vuol sentir ragione? No, non lo è. Soprattutto se chi non vuol sentir ragione giustifica la violenza a sostegno delle proprie tesi e vede nella controparte non una persona, diciamo pure un avversario, con il quale dialogare, ma un nemico da abbattere (insieme alle Mura dentro le quali vive).

È questa la prima grande lezione che ci viene dalle scomposte reazioni del mondo islamico (e non solo) alla “lectio magistralis” tenuta dal Papa alle “eminenze, magnificenze, eccellenze” accademiche riunite nell’Aula Magna dell’Università di Regensburg.

Un discorso da fine teologo, di altissima levatura, un discorso “colossale” come lo ha definito sul Foglio Giuliano Ferrara. Un discorso coraggioso in un’epoca nella quale il pensiero occidentale si distingue soltanto per la sua debolezza, per la sua timidità, diciamo pure per la sua paura, la sua pochezza, il suo assordante silenzio.

A Regensburg Papa Ratzinger ha detto quello che i costituenti europei non hanno avuto il coraggio di dire: siamo europei e la nostra civiltà affonda le proprie radici nella cultura e nella tradizione ebraico-greco-cristiana. E la nostra cultura è diversa, è “altra” rispetto all’Islam. E’ la cultura dell’amore che rispetta ogni creatura umana, che valorizza la donna e non consente di metterla in una condizione di sudditanza tale da poter essere addirittura sgozzata dal proprio padre. E’ la cultura di chi rispetta la vita e aborre la logica dei “kamikaze”.

E’ bastata una citazione per scatenare non soltanto la violenta reazione dell’intero mondo islamico, ma per dimostrare una volta di più l’arrendevolezza dell’intero mondo occidentale, a cominciare dagli stessi governi, che si sono ben guardati dal solidarizzare con il Papa, o dal denunciare la evidente strumentalizzazione del suo pensiero.

Il nostro “prode Prodi” a chi gli faceva notare che le “mura di Roma” erano in pericolo e che si temeva addirittura per la vita del Papa non ha trovato di meglio da dire, bofonchiando, che a difendere il santo Padre “ci penseranno le sue Guardie”. Demenziale. Per non parlare di sedicenti intellettuali e filosofi che sono saliti in cattedra pretendendo di insegnare al Papa che cosa sia il cristianesimo. O persino, con quella presunzione che certo loro non manca, di insegnargli a fare il Papa.

Per fortuna esiste un invisibile disegno della Divina Provvidenza che dopo Karol Woityla, il Papa che ha fatto crollare il Muro di Berlino, ci ha dato Joseph Ratzinger, baluardo della ortodossia cristiana e della nostra identità. L’amara lezione che ci viene dai fatti di questi giorni, è che ormai la nostra civiltà occidentale è sempre più debole, timorosa, arrendevole, impaurita, addirittura servile nei confronti di chi fa la voce grossa. Una civiltà che si illude di trovare tranquillità e sicurezza percorrendo la via del dialogo. Che potrebbe anche essere una buona via. Ma che non si può percorrere insieme a coloro che il dialogo non lo vogliono. Con i quali il dialogo è impossibile, perché il muro che ci divide è ben più spesso della stesse Mura di Roma.

In questa situazione la via di uscita è quella di superare le utopistiche teorie mondialiste e multiculturali, percorrendo invece con decisione la strada dell’identità, dell’orgoglio dell’essere europei ed occidentali, portatori dei valori della cultura cristiana. Nel pieno rispetto delle culture e delle religioni diverse, ma forti nei propri principi ideali e morali (se non so chi io sono, come faccio a pretendere e a dare rispetto?).

Solo a queste condizioni (rivendicazione forte della propria identità e quindi della propria diversità), ci potrà essere rispetto reciproco e pacifica convivenza nella riconosciuta e accettata diversità. In caso contrario siamo già dei predestinati. A scomparire. Ecco perché dobbiamo sostenere convinti il più autorevole difensore della civiltà occidentale e dobbiamo gridare, con quanto più fiato abbiamo in corpo, “Evviva il Papa”!

 

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Carlo Andreotti

Già Presidente Provincia autonoma Trento

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