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LETTERE AL DIRETTORE

ASSOCIAZIONE TRENTINA FAMIGLIA * DDL LEGGE PAT – GENDER: GUBERT, « UNA SOCIETÀ È SANA SE RIMUOVE LA DISCRASIA TRA SESSO BIOLOGICO E SESSO VISSUTO PSICOLOGICAMENTE »

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13.37 - venerdì 10 febbraio 2023

Gentile direttore Franceschi,

sulle testate locali si è dato ampio spazio all’annunciata conferenza stampa di presentazione del Disegno di Legge a prima firma De Cia su iniziative educative scolastiche in merito a sessualità e teoria gender e alle dichiarazioni in merito di un consigliere di opposizione, Paolo Zanella, specializzato in materia in quanto esponente dell’associazionismo di lesbiche, gay, transgender e affini. L’associazione nazionale Vita e Famiglia, presente con il suo Presidente, ha più volte dato notizia di attività scolastiche in materia sparse per l’Italia, cui sono stati sottoposti alunni e alunne anche di minore età, senza che i genitori ne fossero stati adeguatamente informati e avessero espresso consenso.

Giustissima, quindi, l’iniziativa di regolare la materia, evidenziando le modalità che debbono essere seguite per garantire ai genitori il rispetto anche da parte della scuola dei loro orientamenti nell’educazione dei loro figli. La scuola ha programmi ministeriali cui è tenuta e ha spazi di autonomia, con attività integrative di corsi o curricula, sui quali deve acquisire il consenso di docenti, genitori e alunni. Sorprende che un rappresentante delle istituzioni ritenga che tali vincoli violino il principio della libertà di insegnamento. Dovrebbe sapere che tale libertà non è senza vincoli, come del resto tutte le libertà in una società civile retta dallo “stato di diritto”. E tra tali vincoli esiste non solo la primaria responsabilità educativa dei genitori, ma anche la prevenzione di situazioni dannose per il bene comune.

Zanella imputa a colpa dei presentatori e dei sostenitori del Disegno di Legge il riferirsi alla “teoria del contagio” già sperimentata in occasione della recente pandemia. Mi pare un’accusa semplicistica perché presuppone che vi sia chi paragona le discrasie tra sessualità biologica e sessualità psicologica come una malattia dovuta alla diffusione di un virus contagioso. Non si tratta di contagio, ma il fenomeno richiede una spiegazione: il tasso di discrasia sessuale è fortemente variabile da società a società. È una delle prove che spingono gli analisti a parlare di “causa sociale”. Lo aveva fatto il sociologo francese, socialista, a proposito del tasso di suicidi.

Quali sono le cause sociali che producono diversità dei tassi di omosessualità o di transessualità? Possiamo pensare che la diversità di intensità di anomia (che in termini più correnti assomiglia al relativismo etico, al non sapere più cosa è bene o male) possa essere causa anche di confusione nel vivere la propria sessualità biologica e psicologica? Il non saper più cosa sia l’essere biologicamente maschi o femmine e cosa sia psicologicamente la mascolinità e la femminilità potrebbe aumentare le percentuali di persone, specie giovani in età di adolescenza, come nelle scuole, che credono di essere “diversi”, non mettendo nel conto che la sessualità vede processi di maturazione anche nella differenziazione tra uomini e donne. Il tema delle differenze dei tassi di presenza di discrasie come fatto sociale, con cause che portano al loro aumento ed altri alla loro diminuzione, va affrontato e una società mi sembra sana se tende a rimuovere le cause del crescere dei tassi di discrasia tra sesso biologico e sesso vissuto psicologicamente.

La teoria gender è esattamente l’opposto di quanto sarebbe utile a rimuovere le cause delle discrasie. Per questo il vietare la propaganda gender nelle scuole, come fa il disegno di legge De Cia, mi sembra congruente con l’impegno a ridurre il tasso di discrasia. E’ certo un limite alla libertà di chi invece vorrebbe aumentarlo, ma è un limite come tutti quelli che scoraggiano o sanzionano teorie dannose per il bene di tutti. O Si preferisce l’anarchia?

 

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Renzo Gubert

Associazione Trentina della Famiglia

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