Gentile direttore Franceschi,
allego quanto oggi pubblicato sul quotidiano “l’Adige “, anche per consentire la visione ai lettori di Opinione.
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Ettore Zampiccoli – Trento
Notizie dell’ultima ora: la funivia del Bondone si farà. Lo assicura anche la Provincia disposta, a quanto pare, a mettere sul tavolo 35 milioni di euro. Gli altri 35 necessari li metterebbe lo Stato. Però c’è anche chi parla di un costo di 88 milioni, ma milione più o milione meno non è un problema per la nostra ricca Autonomia. Marciamo quindi verso la realizzazione di un’opera che assicurerà ai trentini debiti perpetui e non risolverà i problemi turistici della montagna di Trento.
Perché non convince l’idea della funivia? Perché il Bondone è una destinazione turistica con parecchi punti di debolezza ed ha un prodotto turistico ancora troppo generico e debole. Innanzitutto non ha un paese vero e proprio: ci sono varie località (Vaneze, Vason ecc.), ci sono hotel sparsi sui tornanti, manciate di case ma non c’è un vero “centro” abitato che abbia le caratteristiche tipiche del centro turistico. Non c’è una piazza, non ci sono le vie dello shopping, dello struscio, dell’incontrarsi per creare comunità turistica.
Non c’è un centro acquatico, uno o più luoghi di aggregazione per il divertimento, una palestra, uno spazio per il relax ecc. Faccio un paragone con Madonna di Campiglio: c’è piazza Righi che, per piccola che sia nel pomeriggio e sera diventa punto di aggregazione e di socializzazione, ci sono vie con raffiche di negozi, bar, pub ecc. In questi spazi il turista si ritrova, non si annoia, vive un clima di vacanza e di mondanità. Ma in Bondone è così? Non mi pare proprio, tutto è disarticolato al punto che il dopo ski – ma il discorso vale anche per l’estate – l’ambiente diventa poco stimolante, più vicino al dormitorio che non ad una destinazione turistica viva e spumeggiante.
Poi parliamo di prodotto, perché è il prodotto che determina il successo o meno di un territorio turistico. Il Bondone come è messo? Per l’inverno se la cava grazie alla neve e pur con i limiti di piste che non creano quei caroselli che oggi fanno la ricchezza di una zona. Oggi lo sciatore non si accontenta di ripetere diverse volte in un giorno la stessa pista. Vuole spazi e caroselli ampi. E il Bondone non li può offrire. Un paragone tanto per far capire: anche Innsbruck ha la sua funivia però quando si arriva in quota ci sono ben 58 chilometri di piste. Per l’estate il prodotto, ai di là di un generico richiamo all’ambiente, è assai indefinito.
Con queste premesse qualcuno pensa che la funivia risolverebbe questi problemi strutturali? No, anzi li aggraverebbe perché un turista nel tardo pomeriggio, dopo aver sciato, profitterebbe della funivia per tornare ed alloggiare a Trento, perché a Trento c’è vita e movimento anche alla sera e sul Bondone no. Per assurdo quindi andrebbe a finire che i maggiori benefici la funivia li porterebbe agli alberghi di Trento città e non a quelli del Bondone.
Ma torniamo alla funivia con qualche cifra, letta sui giornali. Il costo di gestione sarebbe di 3,9 milioni all’anno, ipotizzando una stima di 910 mila passaggi all’anno. Calcolando che la funivia nelle due stagioni possa rimanere aperta circa otto mesi significherebbe che ogni giorno ci dovrebbero essere circa 4 mila passaggi. E’ una cifra non impossibile ma molto impegnativa. Si legge ancora che qualcuno propone il costo del biglietto a euro 1,50. Moltiplica per 910 mila e si arriva a poco più di 1 milione e 300 mila euro. Per coprire il costo di gestione di 3,9 milioni annui ovviamente si farebbe debito. E infatti – si legge ancora – per ammortizzare il costo della funivia ci vorranno almeno vent’anni. Bella prospettiva.
Però – dice qualcuno – si toglieranno finalmente di mezzo le auto che in stagione salgono e scendono dal Bondone. Ho i miei dubbi conoscendo le abitudini della gente. E poi chi opterà per la funivia vorrà trovare a Trento parcheggi vicini alla partenza della funivia Trento, il che allo stato attuale è un problema non secondario. A meno che non si pensi ad un parcheggio multipiano e di attestamento sull’ex area Sit di via Sanseverino. Ma di questo mi pare non si parli.
Un’ultima considerazione: non sta scritto da nessuna parte che tutto il Trentino debba essere necessariamente turistico. In nome di questo assunto negli anni trascorsi si son tenute in vita località che di turistico avevano ben poco. La Panarotta è un esempio di attualità. Tutto questo per dire che prima di pensare alla funivia bisognerebbe definire e rafforzare il prodotto turistico offerto dal Bondone.