(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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“Nell’ambito dell’equilibrio democratico e nel disegno voluto dai Costituenti, il Consiglio superiore della magistratura riveste un ruolo di garanzia imprescindibile. Come organo costituzionale è chiamato ad evitare che i provvedimenti che riguardano lo status dei magistrati siano adottati con l’intento di favorirli o punirli: dalle assunzioni ai trasferimenti, dal conferimento di uffici direttivi e semidirettivi ai provvedimenti disciplinari.
Posta a presidio del fondamentale principio di autonomia e indipendenza dell’ordine giudiziario, l’Istituzione consiliare è, inoltre, chiamata ad esprimere scelte di organizzazione e di amministrazione destinate ad incidere, profondamente, sulla qualità stessa della giurisdizione.
Ebbene, nel corso di una conferenza stampa, il vicepresidente del Csm ha pronunciato giudizi che sembrano svalutativi delle sue funzioni, confinandola ad organo che dovrebbe limitarsi solo a compiti di “alta amministrazione”.
Tuttavia ogni deliberazione assunta in materia di organizzazione e di amministrazione comporta, di necessità, una scelta tra opzioni culturali e politiche diverse, implica l’assunzione di una decisione tra plurime soluzioni prospettate e prospettabili, richiede sempre un bilanciamento non ‘neutro’ di tutti gli interessi che vengono in rilievo, in funzione di quelli generali della giurisdizione, ed impone valutazioni, espressive di attività di alta amministrazione, in senso ampio ‘politiche’: alle quali concorrono, d’altra parte, tutti i componenti del Consiglio.
Ed è per questo che al Consiglio superiore della magistratura spetta l’alto ruolo di orientare i compiti di amministrazione della giurisdizione, per il tramite delle varie scelte operate in materia di organizzazione e amministrazione della giustizia, e di esprimere, pertanto, un vero e proprio indirizzo politico in materia giudiziaria.
Dalle sue competenze di indirizzo sulle scelte di politica giudiziaria, discende, poi, il dovere, in capo a ciascun Consigliere, di rendere conto del proprio operato, che corrisponde a sua volta, sul piano dell’etica pubblica, alla fondamentale esigenza che ogni titolare di cariche elettive si esponga, continuamente, allo scrutinio degli elettori: allo scopo di una costante dimostrazione dell’intatta ricorrenza della fiducia da questi ultimi in origine accordata e, soprattutto, quale strumento di controllo diffuso contro l’interferenza, nei processi decisionali, sia di logiche corporative o di appartenenza, che di tentativi di etero-direzione dell’attività consiliare.
Tale essendo il quadro, stupiscono le recenti dichiarazioni del vicepresidente del Csm a proposito del supposto ‘deragliamento’ del precedente Csm: dichiarazioni “straordinarie”, che, anche nella più benevola lettura, dimenticano che gli ordini del giorno del Csm sono firmati dal Presidente della Repubblica, circostanza che chi svolge il ruolo di vicepresidente da oltre un anno conosce bene. Vi è poi una prassi che pur avendo avuto meno risonanza mediatica, desta forte preoccupazione: quella adottata da alcuni consiglieri laici di votare o astenersi senza alcuna esplicita motivazione, che contribuisce a svilire il ruolo assegnato dalla costituzione al Consiglio, tentando di mutarne la fisionomia.
Nella recente relazione del ministro sullo stato della Giustizia, ancora, piuttosto che l’indicazione di strumenti che possano essere di ausilio al quotidiano impegno dei magistrati, e dei loro collaboratori, nel rendere il migliore servizio a tutela dei diritti dei cittadini, piuttosto che esporre con quali mezzi si intendano perseguire gli obiettivi del Pnrr (nel processo penale forse attraverso una App nata già obsoleta e che al momento consente solo di decuplicare il tempo necessario all’evasione di una richiesta di archiviazione?), si è avuta una nuova manifestazione dell’ossessione per il preteso eccessivo potere degli uffici di procura e per i parimenti pretesi abusi delle intercettazioni o di altri strumenti di ricerca della prova (e non degli indagabili), essenziali nel contrasto delle forme di criminalità organizzata o di gravi delitti contro la pubblica amministrazione. Sembrano, quelli segnalati, i tratti, incerti, di un disegno comune che ha l’obiettivo di svilire il ruolo costituzionale della magistratura, i presidi della sua autonomia e indipendenza e la stessa funzione della giurisdizione.
Il Comitato direttivo centrale dell’Anm ribadisce il proprio impegno a tutela del ruolo e delle prerogative consiliari nel sistema costituzionale, ribadisce che alcun arretramento potrà essere giustificato rispetto alla garanzia dell’indipendenza della magistratura, sollecita il ministro, cui spetta per costituzione il compito di “organizzazione e funzionamento dei servizi relativi alla giustizia”, ad attuare una reale politica di sostegno dei magistrati, impegnati a garantire il migliore servizio ai cittadini e l’attuazione degli obiettivi del Pnrr, garantendo i mezzi e riserva ogni necessaria azione, compresa l’astensione dalle udienze, a tutela dell’essenza della giurisdizione”.
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I componenti Cdc del Gruppo Magistratura Democratica