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CALZÀ (PD) – INTERROGAZIONE * TRENTINO – POSTE ITALIANE: « NON BASTA IL PROGETTO “POLIS”, PER RISOLVERE I PROBLEMI DEGLI UFFICI POSTALI NELLE VALLI »

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07.23 - giovedì 25 aprile 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Oggetto: Non basta il Progetto Polis per risolvere i problemi degli Uffici postali nelle valli trentine

Il servizio postale rappresenta uno dei presidi essenziali per la popolazione e in particolare per quella fascia di età di residenti che non hanno dimestichezza nell’utilizzo tecnologie informatiche. Questo servizio è molto importante, tanto da rappresentare spesso uno dei pochi servizi pubblici di riferimento nelle piccole comunità di montagna e nelle valli periferiche dove le chiusure o la mancanza di servizi pubblici (poste, sportelli bancari, piccoli esercizi pubblici come bar o alimentari) pregiudicano invece la vita sociale delle comunità al punto da renderle sempre meno attrattive e concorrenziali rispetto ai centri urbani.

È quindi di fondamentale importanza mantenere efficiente il servizio postale sul nostro territorio promuovendo il più possibile l’integrazione con i servizi erogati dalla pubblica amministrazione. Nel gennaio dello scorso anno Poste italiane ha partecipato al Piano Complementare al PNRR con il progetto Polis con l’obiettivo di trasformare gli uffici postali nella casa dei servizi digitali per rendere semplice e veloce l’accesso ai servizi pubblici in settemila Comuni al di sotto di 15mila abitanti (di questi oltre il 70% con meno di 5.000 abitanti).

La spesa complessiva stimata per questa trasformazione, per i primi 10 anni, è pari a 1,24 miliardi di euro. Il progetto prevede due principali linee di intervento: “Sportello unico” e “Spazi per l’Italia”. Obiettivo dello Sportello unico è quello di dotare gli uffici postali interessati di nuove tecnologie e strumenti idonei a consentire, 24 ore su 24, una fruizione completa, veloce, agevole e digitale dei servizi relativi a documenti di identità, certificati anagrafici, certificati giudiziari, certificati previdenziali, servizi alle regioni (es, prenotazioni Cup) e altre tipologie come, ad esempio, l’esonero/esenzione del Canone RAI.

Un intervento quindi sui Comuni più piccoli nei quali saranno realizzati una serie di servizi per soddisfare le esigenze della comunità. Attraverso l’innovazione tecnologica verrà anche sviluppato l’uso di competenze digitali da parte dei cittadini e della Pubblica Amministrazione. La seconda linea di intervento, Spazi per l’Italia, prevede la realizzazione di una rete nazionale di spazi per il co-working e la formazione, con una presenza capillare sul territorio. Sono previsti 250 spazi distribuiti su tutto il territorio nazionale, 80 dei quali nei Comuni con meno di 15.000 abitanti suddivisi in piccoli coworking (superficie media di circa 100 mq), medi coworking (superficie media di circa 450 mq)e grandi coworking (superficie media di circa 1.500 mq). Anche qui l’obiettivo è quello di velocizzare la trasformazione digitale del rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione, attraverso l’utilizzo di un punto di accesso unico e vicino ai cittadini nei territori in cui la diffusione di servizi digitali incontra oggi le maggiori difficoltà. Tutto bellissimo, sulla carta.

Ma i disservizi degli uffici postali dislocati sul nostro territorio, soprattutto nelle valli periferiche e nei piccoli comuni, sono ancora all’ordine del giorno. Per sopperire alle carenze del servizio ci si rivolge sempre più a servizi di natura privata per la trasmissione ed il recapito della corrispondenza/pacchi postali. La società Poste italiane pare invece più interessata a fare “business commerciale” con la vendita di svariati prodotti che spaziano dagli investimenti finanziari, alle assicurazioni, dalla previdenza, alle offerte per luce, gas e telefonia. Già nel marzo 2015 il Consiglio provinciale ha approvato la Mozione n.75 che impegnava la Giunta provinciale a definire soluzioni concordate con la direzione della società Poste italiane per impedire la chiusura degli uffici postali con particolare riferimento alle sedi periferiche e nel febbraio 2018 è stata sottoscritta una convenzione tra Poste italiane e Provincia autonoma di Trento per integrare e ampliare i servizi offerti dall’azienda sul territorio provinciale.

Sempre nel 2018 la Provincia ha attuato un intervento finanziato di oltre 10,6 milioni di euro in tre anni per integrare il servizio postale per esempio per garantire il servizio giornaliero di consegna dei quotidiani e della posta urgente Nel 2020 i sindacati lanciavano l’allarme legato al turnover dei lavoratori evidenziando l’età media di 57 anni dei lavoratori in Trentino e nel febbraio 2021 è stata approvata un’altra Mozione, la n.95, che impegnava la Giunta ad avviare un confronto con Poste italiane per concordare l’apertura degli uffici postali presenti sul territorio.

Ad oggi si registra la seguente situazione: si chiudono gli uffici postali nei piccoli centri, oppure si mantengono gli sportelli ma con orari ridotti e apertura a giorni alterni. Il servizio offerto all’utenza appare quindi tutt’altro che continuativo con disservizi e inefficienze, che però vanno affrontate e risolte.

Tutto ciò premesso si interroga la Giunta provinciale per sapere:

1. quali Comuni trentini sono interessati dal Progetto Polis di Poste italiane e a che punto sono i lavori per realizzare lo “Sportello unico” e gli “Spazi per l’Italia”;

2. come intende la Giunta provinciale affrontare e contribuire a risolvere i disservizi postali, causati dalla chiusura degli sportelli o dalla riduzione delle aperture a giorni alternati e con orario ridotto, che oggi sono evidenti soprattutto nelle zone periferiche del Trentino;

3. se la Convenzione tra Provincia e Poste italiane del 2018 è tuttora in essere e se non si ritenga, come minimo, aggiornarla e renderla più adatta alla situazione attuale.

 

*

Michela Calzà

Consiglio Provincia autonoma Trento (Gruppo Pd)

 

 

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