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LETTERE AL DIRETTORE

WALTER PRUNER * COALIZIONE CENTRODESTRA: « DAL BICIGRILL AL TRICICLO IL PASSO È BREVE, COSÌ È STATO »

Scritto da
17.18 - martedì 25 luglio 2023

Gentile direttore Franceschi,

allego quanto oggi pubblicato sul quotidiano “Trentino“, anche per consentire la visione ai lettori di Opinione.

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Dal Bicigrill al triciclo il passo è breve e così è stato. Rapido, felino, ovattato dalla calura estiva nasce il nuovo corpo partitico, una fusione a freddo attorno ad un nocciolo floreale centrale; sono due le “novità” atomiche. La prima, quella che fa riferimento alla nuova tendenza, lo sfrontato autonomismo di riciclo; la seconda, che affonda le origini nel modello del vetero doroteismo.

Il 25 luglio 1948 nasce il P.P.T.T.: esattamente 75 anni dopo, fa capolino il triciclo del Bicigrill, il nuovo soggetto Patt, Progetto Trentino e Autonomisti Popolari. Scopriamo al Bicigrill che il progetto è partito da qualche anno, prima del Congresso scorso del 2022 dunque, nel quale altri e diversi furono gli indirizzi assunti. Ma tant’è. Non il Congresso di Livorno, non quello di Fiuggi, non quello della Bolognina; scelta iconica non poteva essere più azzeccata: triciclo al Bicigrill. L’ottimo Bicigrill, come il funambolico Papeete. Qualche mese fa nel corso di un’assemblea di Partito fu proprio un plaudente Consigliere “di maggioranza” a tacitare furiosamente e boriosamente le preoccupazioni di attenti iscritti circa “sedicenti” voci di accordi già assunti, gli stessi siglati al Bicigrill. Era tutto già deciso.

Sorpresa, amarezza, disgusto, delusione, rassegnazione, costernazione: una miscela di sentimenti non facili da ricondurre ad un filo che non sia la schizofrenia politica: segno dei tempi? Forse, ma ugualmente doloroso. 25 Luglio 1948, capolinea della splendida avventura che fu l’esperienza asarina, (1945/48) e nascita, lo stesso giorno, del P.P.T.T. Partito Autonomista Trentino Tirolese. Una straordinaria esperienza di popolo, di gente, di risveglio partecipativo quella asarina, dopo il ventennio cupo di un fascismo che quel sentimento, aveva in forma repressiva ed illiberale costretto al silenzio. Poi l’alba di un autonomismo popolare, semplice, privo di mezzi, ma ricco di ideali: il P.P.T.T., Partito Popolare Trentino Tirolese.

Penso al Congresso di unificazione di Riva del Garda del 1988, senza passatismi o note nostalgiche: solo un breve passaggio storico per meglio capire di cosa si parlava e di cosa è oggi. Fu una festa di unificazione, partecipata condivisa, sofferta, radicata nell’ animo di un migliaio di delegati, rappresentanti di tutto il frastagliato mondo autonomista a loro volta radicati su un territorio trentino che chiedeva una svolta unitaria. Non fu più come prima, perchè la qualità messa in campo a Riva segnò un prima ed un dopo. Leader e responsabili di partito trascinati da ideali che potessero attrarre nuove forze ed entro i confini politici inclusivi ma chiari e di un autonomismo generoso e non autoreferente. Leader anche a fine corsa fisica, come lo era Enrico Pruner, con l’unico desiderio di lasciare un’ Eredità.

Oggi, a 75 anni esatti, il triciclo. La sommatoria di due tratti sbiaditi di matita su un freddo foglio di carta a circuire un simbolo carico di 75 anni di storia: tre firme, tre notai, tre liste di impegni personali da assolvere, il Signor Cencelli da onorare. Su quella carta la fredda burocrazia; fuori, attoniti, gli Autonomisti.
Rinnegati o espulsi poco importa, di conio circolare o fuori corso non rileva, dopping politico o militanza è lo stesso, ringiovanimento di partito o gerontocrazia nessun problema: tutto deve rispondere all’algoritmo. Occorre vincere e che a vincere siano proprio “quelli”. Lì si vince, lì occorre andare, lì l’interesse deve guidare.

Che tristezza, che rammarico per i rapporti disciolti nell’ acido della ipocrisia.
Che tristezza osservare un prodotto transgenico, ibridato da altro che di peloso ha molto, ma non il petalo semplice di quel fiore alpino.
Che tristezza constatare che in quel campo della politica il rapporto umano si è trasformato in scelta di utilità.
Che tristezza registrare che quel confronto politico disatteso ha prodotto un algoritmo al quale tutto riferire.
Che tristezza capire che quel seminare zizzania ed arroganza ha prodotto fughe o, per chi rimane, complicità.
Che tristezza raccogliere la voce di molti giovani autonomisti, incolpevoli di essersi confrontati col solo modello dell’algoritmo politico per il quale il discrimine, tra una scelta e l’altra, è determinato dalla maggiore o minore probabilità di vincere.
Che tristezza, dopo lo staraggio della bussola, il suo stesso furto.
Che tristezza scoprire, nell’amaro calice, che quel rosso non proviene dalla tua vite preferita, ma dall’ ampolla dell’artifizio.
Che tristezza quando la lealtà è pietra d’inciampo e l’espulsione è titolo di merito.
Che tristezza quando scopri che il Congresso è stato solo teatro.
Che tristezza sentire che l’allontanamento di otto dei nove consiglieri della Legislatura Rossi sono un’ opportunità per chi candiderà e non un problema politico.
Che tristezza quando i Congressi purgano i dissenzienti e premiano i premiandi scodinzolanti.

Ai giovani, soprattutto ai giovani: guardate che l’ Autonomia non è questa roba. E’ altro. Non arrendetevi. Ma mi rivolgo anche a quelli più in là nel tempo: la Carta di Chivasso andate a recuperarla se già non avete avuto modo di approfondirla. Ne vale la pena. Quest’anno, il 19/12/2023, è il suo 80° Anniversario. Questa Carta è tanta roba. Non è quella roba là, non viaggia sulle ruote dei Bicigrill, ma su quella dell’ Autonomismo popolare e solidale. Chivasso come Asar, da non dimenticare: per imparare.

 

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Walter Pruner – Trento

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