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LETTERE AL DIRETTORE

ON. AMBROSI (FDI) * FAMIGLIA E SPOT: «PERCHÉ A DESTRA SENTIAMO LA BIMBA CON LA PESCA COME UNA DI NOI »

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17.49 - venerdì 6 ottobre 2023

Caro Direttore,

ho letto con estrema attenzione l’articolo della professoressa Pavan sulla pubblicità della bimba con la pesca e ci ho trovato di tutto: molti giudizi tagliati con l’accetta, molto armamentario linguistico dei peggiori Anni ’70, alcune elucubrazioni in libertà su Esselunga che promuoverebbe addirittura “una politica reazionaria della famiglia”, sulla destra al governo che si occuperebbe nientemeno che “del controllo dei corpi e dei comportamenti” delle persone.

Di tutto, dicevo, ho trovato nello scritto di questa professoressa così militante, tranne che un briciolo di umanità, tranne che la necessità di una pausa – magari anche solo piccola piccola – nella sua furia accademica per soffermarsi, per immedesimarsi, per sfiorare la possibilità che la sua sapienza sociologica possa anche rispettare o almeno concepire il mondo delle percezioni individuali.

La bambina con in mano la pesca, nella pubblicità, ha diritto di manifestare un proprio turbamento, di delineare o anche solo ipotizzare una speranza, un percorso, un cammino? Io dico francamente di sì e ritengo che nessuna ideologia, nessuna militanza, nessuna nostalgia per quel periodo infernale in cui si negava la percezione del privato sostenendo (suprema sciocchezza) che tutto fosse politico possa soffocare questo diritto.

Nella società contemporanea, dinamica, fluida, competitiva, difficile, capita sovente di non vivere vite perfette. Capita di non reggere le tensioni, i dolori, la sofferenza che ciascuna e ciascuno di noi è inevitabilmente prima o poi chiamato ad affrontare. Nessuno, oggi, nemmeno nelle famiglie tradizionali apparentemente “perfette”, credo possa scagliare la prima pietra contro nessun altro, nessuno può seriamente pensare di ergersi ad esempio indiscutibile di rettitudine e moralità.

Ma quella bambina, con il suo sguardo, con il suo piccolo ma imponente gesto, parla comunque a ciascuno di noi, ci interroga sulla nostra finitezza e sulla nostra imperfezione, rivendica per sé stessa il diritto a una tenerezza a una dolcezza che non possiamo cancellare dalle nostre vite nemmeno per il migliore – ma arido – trattato sociologico.

Su una cosa, una sola cosa, concordo con la professoressa Pavan: non si tratta di una semplice pubblicità, è qualcosa di molto più profondo. Per la professoressa quello spot è un atto politico, espressione reazionaria eccetera; invece per me, per noi, per decine di milioni di italiani, quello spot esalta il primato del diritto inalienabile dell’individuo, la persona che viene prima della società, prima anche della stessa famiglia: è l’essere umano in quanto tale che rivendica la propria sfera individuale e lotta per tentare di praticare un diritto alla felicità.

Ma se proprio di politica vogliamo per forza parlare, di sinistra, di destra, di categorie così nette, ecco credo proprio che questo modo di atteggiarsi di fronte alla vita e ai sentimnenti delle persone, altezzoso e distante, sia una delle concause del costante dissolvimento della sinistra, dissolvimento non solo elettorale ma direi in primo luogo dissolvimento nella stessa società.

Distante dalla gente, distante non dalla “pancia” (come erroneamente si crede) ma dai sentimenti più profondi delle persone, priva di ogni reale volontà di empatia e di contatto con l’elettorato che pure si candida a rappresentare. Una torre d’avorio autoreferenziale così prepotentemente eretta dopo anni di governo senza avere i voti che ha prodotto il concetto che si governa non per le persone ma a prescindere da esse. Noi di destra, o di centrodestra, o magari “reazionari”, come gentilmente ci definirebbe la professoressa Pavan, non siamo certo dei fenomeni, non difettiamo anche noi di limiti, carenze o incoerenze fastidiose: ma ci ostiniamio a vivere nella società senza steccati, senza ponti levatoi, senza l’alterigia dei sapienti, vivendo la democrazia, e i sentimenti, come persone tra le persone.

Ecco perché, in fondo, sentiamo la bimba con la pesca come una di casa, come una di noi.

 

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On. Alessia Ambrosi – FdI

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