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LETTERE AL DIRETTORE

MARGHERITA COGO * ELEZIONE PRESIDENTE REPUBBLICA: « LA CAMPAGNA “UNA DONNA AL QUIRINALE“ VUOLE PROMUOVERE IL PROTAGONISMO FEMMINILE, NONOSTANTE LE PREVISIONI FAVOREVOLI AGLI UOMINI »

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10.13 - martedì 11 gennaio 2022

La campagna “Una donna al Quirinale” nasce dalla volontà dichiarata di promuovere il protagonismo femminile, nonostante le previsioni siano, ancora una volta, favorevoli agli uomini.

Ciò che va messo in evidenza è anche il linguaggio utilizzato, quando si parla delle donne nei ruoli apicali, quale ad esempio: “I tempi per una donna al vertice o al Colle (nel caso specifico) sono maturi, oppure non sono maturi”.

Affermazioni di questo tipo sono discriminatorie, quasi ci fosse la graduatoria del livello di “maturità” necessaria affinché, solo le donne, possano assumere un ruolo.

C’è anche un’altra affermazione ricorrente: “Se una donna al Quirinale è quella!? Allora è meglio un uomo!” Ma davvero l’elenco dei maschi papabili alla presidenza della Repubblica è eccellente?

La memoria è così labile, tanto da non ricordare scandali e condanne?

O forse il possesso di ingenti patrimoni può “rendere più uguali”?!

La cultura dominante, in fatto di parità di genere, è inquinata dal DNA misogino, in modo così subdolo da non essere evidente e così è necessario che, solo le donne, dimostrino di essere all’altezza, per qualità e competenze, per ricoprire ruoli, che storicamente erano e in parte lo sono ancor oggi, prerogativa maschile.

È per superare una cultura discriminatoria che la campagna “Una donna al Quirinale” viene promossa e per non perdere l’occasione di ricordare che la sottovalutazione della parità tra donne e uomini danneggia la nostra società sia sotto il profilo culturale in sé, sia economicamente (un tasso di occupazione femminile, pari a quello maschile farebbe crescere sensibilmente il nostro PIL).

C’è poi da svolgere una considerazione generale.

Fino ad oggi il mondo è oggettivamente governato dagli uomini e guardando i risultati, sotto ogni profilo, da quello sociale, economico, ambientale, non si può certo affermare che le cose vadano bene.

Le disuguaglianze tra Paesi ricchi e poveri, lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, la condizione femminile, inaccettabile, in molte parti del mondo, che non impone riserve nei rapporti tra Stati, fanno emergere come il “dominio” maschile del mondo abbia bisogno di molti correttivi e la necessaria ed auspicata “ammissione di colpevolezza” aprirebbe al cambiamento radicale e consentirebbe al “gruppo sociale”, fino ad oggi escluso dal potere, di assumersi la responsabilità di rimediare ai molti mali che affliggono le nostre società contemporanee.

Non si vuole affermare, ancora una volta, la superiorità di un gruppo sociale rispetto ad un altro, perché la presunzione è un male che affligge le nostre comunità e dunque le donne non possono ricadere nello stesso tranello, ma il cambiamento è necessario quando si vivono periodi di crisi e che questo sia evidente non necessita di ulteriori approfondimenti, basti ricordare la pandemia sanitaria attuale!

Le donne non rappresentano la panacea di tutti i mali, ma sono una risorsa inesplorata nella sua pienezza, perché non è sufficiente che vi sia una donna al vertice affinché le cose cambino, è necessario che i rapporti di potere siano riequilibrati e solo così è possibile valutarne gli effetti.
Il “rischio” è calcolato visto il livello di formazione e di competenza delle donne, che è pari a quello maschile, ma così come in ogni ambito, negli stati di crisi, il cambiamento s’impone, la politica italiana dovrebbe prendere atto della propria inadeguatezza.

È però vero che i “trust” non si autodistruggono e il monopolio maschile va dunque affrontato con norme e azioni efficaci.
In Italia esiste una parità formale, ma non sostanziale e dunque serve un forte protagonismo femminile, che deve vincere la prudenza e non avere paura delle contromosse che si scatenano ogni qual volta si mettono in atto misure contro i monopoli.

Infine, l’articolo 51 della Costituzione stabilisce che “Tutti i cittadini dell’uno o altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza (…)”, fino ad oggi abbiamo avuto 12 Presidenti della Repubblica uomini, 30 (per 67 Governi) Presidenti del Consiglio dei Ministri uomini, chissà se la classe politica è sufficientemente matura per dare compimento al dettato costituzionale!

 

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Margherita Cogo

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