Scalpore e diffuso senso di offesa alla religione e al sentire della gente ha destato il clamoroso episodio andato in scena in occasione del “Gay Pride”, manifestazione oramai consueta dell’orgoglio omosessuale che si è tenuta in diverse città, tra le quali Milano e Roma. Un attivista LGBTQ+ ha indossato gonna e tacchi a spillo e si è mostrato quale novello Cristo in croce, a simboleggiare il fatto che la Chiesa cattolica discriminerebbe da duemila anni i gay, tra i quali invece potrebbe benissimo esservi anche lo stesso Gesù.
Iniziamo l’analisi di quanto accaduto con la semplice ma vera asserzione che è totalmente alieno a noi qualsiasi pensiero e/o sentimento di offesa, preconcetto, astio o contrarietà nei confronti di tutte le persone della Terra, che siano eterosessuali, omosessuali, trans, o presentino qualsivoglia carattere ed orientamento sessuale. Non ci si potrà quindi certo accusare di essere dei bigotti o di avere retropensieri di gusto bacchettone. Nemmeno poi si vorrebbe negare a chicchessia la libertà di sfilare e di manifestare per le proprie opinioni.
Va altresì rimarcato però, e lo faremmo si trattasse di chiunque mettesse in atto comportamenti blasfemi ed offensivi del senso comune, che quanto visto nel fine settimana appena passato ha largamente ecceduto i confini del lecito e del corretto, trascendendo ad atteggiamento empio, provocatorio, insultante e grottesco. Innanzitutto si è voluto usare il corpo di Cristo per scopi altri rispetto a quelli canonici, con evidente azione contraria ad ogni principio religioso.
Poi si è voluto estendere a Cristo stesso un messaggio discutibile, magari anche con qualche fondamento di verità, ma del tutto non omologabile con quelli che sono i crismi del cattolicesimo e del timore di Dio. Non solo, si è anche volutamente incarnato un atteggiamento provocatorio e intollerante, che ha chiarito come quasi sempre tali manifestazioni sconfinino in chiare sfide lanciate dagli LGBTQ+ alla società.
Sfide che, si badi, implicano un senso malcelato di superiorità e di arroganza, quasi a pretendere trattamenti particolarmente di favore, in riscossione di un supposto credito che essi vanterebbero nei confronti della comunità, a loro dire rea di averli per secoli perseguitati.
Sicuramente sono esistiti ed esistono persone e sistemi politici che non accettano la diversità, ma crediamo che quest’esibizionismo fanno di piume e rossetti, non costituisca il lecito rogito di diritti inviolabili propri di ogni essere umano, bensì la spocchiosa esibizione di ‘mise’ eccessive che hanno l’unica finalità di andare a far esplodere la bolla della polemica e del caos.
I media ovviamente non hanno perso l’occasione di sfruttare il ghiotto boccone per sensazionali servizi di inchiesta sul mondo gay e sulle sue innumerevoli sfaccettature culturali, politiche e filosofiche, ma ci chiediamo se reale servizio sia stato reso alla causa omosessuale con un’empietà come quella vista pochi giorno orsono. Modesto pensiero, siamo convinti che il sacro debba rimanere sacro, inviolabile e fermo al suo posto, e che il profano vada espresso con atteggiamenti responsabili, rispettosi, misurati e d esposti in maniere convenzionali.
Deridere ed insultare in questa maniera, e farlo per mezzo del simbolo più importante della storia umana, fa scemare e scadere di molto chi manifesta il proprio messaggio, che da legittima richiesta di considerazione diventa ridicola ostentazione di menefreghismo verso le regole tutte, morali come civili.
Fino a quando queste saranno le tipologie con cui le richieste del mondo omosessuale verranno poste, pensiamo che il giorno in cui l’uguaglianza e il rispetto tra tutti trionfino sia ancora di là da venire.
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Gabriella Maffioletti
Vice coordinatrice di Forza Italia T.A.A.