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LETTERE AL DIRETTORE

COPPOLA (FUTURA) * SMART WORKING: « MODALITÀ CHE DOVREBBE ESSERE MANTENUTA DA PARTE DELLA GIUNTA PAT, NON PARE VI SIA QUESTA SENSIBILITÀ »

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13.03 - domenica 14 giugno 2020

L’articolo 87 del D.L. 18/2020 definisce il lavoro agile come modalità ordinaria della prestazione lavorativa fino alla cessazione dell’emergenza epidemiologica da Covid 19. Il DPCM del 17 maggio 2020 stabilisce che deve essere attuato il massimo utilizzo della modalità di lavoro agile per tutte le attività che possono essere svolte nel proprio domicilio. Per ridurre la presenza fisica negli uffici pubblici ed evitare lo spostamento dei lavoratori, anche la provincia di Trento ha compiuto un notevole sforzo organizzativo e gestionale.

Ora però ha deciso che dal 27 maggio il cinquanta per cento dei dipendenti dovrà essere presente in ufficio. La motivazione addotta è quella di dare un adeguato sostegno alla gestione amministrativa legata alla ripresa. Una decisione in contrasto con le direttive nazionali, in controtendenza anche rispetto alle altre amministrazione e che, oltre ad aumentare il rischio sanitario, creerà non poche difficoltà anche per quanto riguarda i trasporti. In particolare alla riapertura delle scuole superiori.

Perciò, recentemente, ho presentato in Consiglio provinciale una domanda a risposta immediata al presidente Fugatti, chiedendogli di rivedere la decisione e di prorogare l’utilizzo del lavoro agile, almeno fino al 31 luglio 2020 che è la data fissata di fine pandemia. Pensando magari alla possibilità di mantenerlo anche nei prossimi mesi, seppure in forma integrata e valutando lo scaglionamento degli ingressi. Il paventato sovraffollamento sui mezzi di trasporto pubblico potrebbe favorire infatti una recrudescenza del virus.

Purtroppo la risposta non ha previsto un cambiamento rispetto a quanto Fugatti ha già già stabilito.

Vorrei a questo proposito condividere alcune riflessioni sulla base di quanto sin qui avvenuto.

Lo smart working “d’emergenza” è stato introdotto nel 98% delle amministrazioni, in alcuni casi come unica misura per la gestione del personale, nel 41% dei casi accompagnato dalla presenza in ufficio a turni e nel 40% accompagnato dalla richiesta di utilizzare ferie e riposi arretrati.

A questo proposito credo che debba essere considerato l’esito di una ricerca secondo la quale il 41,3 % del dipendenti della Pubblica Amministrazione afferma che l’efficacia lavorativa è migliorata e un altro 40,9% ritiene che sia rimasta uguale.

Sono dati importanti che ci consegnano il ritratto di una Italia, e certamente di un Trentino, pronto ad affrontare modalità diverse di lavoro, in un ambito che certamente lo consente e che ha avuto in questi mesi, tra il resto, l’importante valore aggiunto di poter dedicare più tempo alla formazione a distanza, a webinar di approfondimento, a studio di saggi e manuali, tutto naturalmente con la possibilità e l’obbligo di essere valutato e reso trasparente.

Si parla di una nuova cultura del lavoro e di come mettere a frutto, in una ritrovata normalità, l’esperienza diffusa ma obbligata del lavoro agile che ha caratterizzato questi ultimi mesi.

Ripensare l’organizzazione del lavoro significa considerare ad esempio come le amministrazioni lungimiranti, che avevano già qualche esperienza pregressa, siano riuscite a mettere in poco tempo tutti i lavoratori in smart working, superando difficoltà tecniche ed organizzative. Tutti però hanno dimostrato che una modalità flessibile, anche integrata, creativa e innovativa può essere un’ottima opportunità, soprattutto in un territorio disagiato in alcune stagioni dell’anno come quello trentino.

Per obiettivi che abbiano effetti positivi sul lavoro e anche sulla vita personale, che non guardino solo agli orari e al cartellino ma alla effettiva produttività. Ad una maggior serenità e qualità della vita, al fatto di non restare imbottigliati nel traffico, tutti insieme e con medesimi orari, rischiando incidenti stradali e contribuendo in modo pesantissimo alla qualità dell’aria del nostro territorio, frequentemente interessato dalla presenza di polveri sottili e dalle immissioni di CO2 in atmosfera.

Sulla base di questa sperimentazione forzata sarebbe giusto a mio avviso ripensare i processi lavorativi, con la definizione puntuale di obiettivi e risultati individuali, una formazione specifica sull’uso delle tecnologie e degli strumenti di comunicazione e l’introduzione di una maggior fiducia da parte dell’azienda/ente e dei suoi vertici.

Quindi sarebbe interessante provare ad uscire dagli stereotipi e dai pregiudizi, dimostrando che su base fiduciaria ma con regole certe, con risultati valutabili e modalità integrate, ci possiamo avviare verso percorsi virtuosi che tengano conto delle tante variabili possibili, tra cui la soddisfazione per quello che si fa e l’auspicata e non più rinviabile delocalizzazione del lavoro. Ferma restando la possibilità di creare momenti di attività in presenza e di rinsaldare le relazioni dal vivo, se pure in forma ridotta rispetto ad una quotidianità spesso stressante, poco adatta alla cura condivisa della famiglia e dei figli, scarsamente attenta al diritto alla salute e alla sicurezza per i lavoratori e le lavoratrici.

Più sostenibile per la salubrità ambientale, basti pensare alle centomila auto che raggiungono quotidianamente il capoluogo. A maggior ragione questa modalità dovrebbe essere mantenuta e favorita in questa situazione di emergenza sanitaria, che non è ancora alle nostre spalle. Purtroppo non pare che vi sia questa sensibilità da parte della giunta provinciale e del suo presidente. Confido in un ripensamento.

 

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Cons. Lucia Coppola

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