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LETTERE AL DIRETTORE

CARLO GUARDINI * MOBILITÀ TURISTICA: « IL PREFERIRE I MEZZI PUBBLICI ALLE AUTOMOBILI HA FUNZIONATO NELLE CITTÀ, PERCHÉ NON DOVREBBE NELLE VALLI DELLE DOLOMITI? »

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08.22 - martedì 19 aprile 2022

Il mio intervento che svolgerò la sera del 21 aprile a Cavalese (Tn) in occasione del Convegno di Transdolomites, sulla mobilità turistica nelle Dolomiti.

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Quello che vorrei richiamare alla vostra cortese attenzione, è un problema sempre più impellente nella sua portata, nelle sue molteplici implicazioni e ricadute. Anche in questa serata più volte ed a più voci, attraverso l’azione di Transdolomites, si è evocato il concetto generale della sostenibilità del turismo come condizione ed irrinunciabile urgenza: particolarmente in zone come la nostra, che di turismo vivono, e che la tutela/cura dell’ambiente naturale – risorsa primaria non sostituibile – devono porre come obiettivo primario delle loro agende.

Questioni pur datate, ma in costante aggravamento a mio avviso anzitutto per la mancanza di vere leadership in grado di esprimere “progetti, visioni e pensieri alti”, maturati nell’interesse comune, al di sopra delle contingenze: i nostri politici nonostante tutto e tutti, continuano a “pensare alle elezioni”, come stigmatizzava Alcide De Gasperi, contrapponendoli agli statisti che di contro “pensano alle generazioni future”. Le varie amministrazioni e Soggetti decisori, a cascata, soffrono (peraltro, in termini talvolta accomodanti) della mancanza di indirizzi e decisioni: e così si procede in quel cammino/slalom che Greta Thunberg – nel suo provocante ruolo mediatico – ha definito il “bla..bla..bla”: forse semplificando troppo, ma allo stesso tempo affondando però il dito nella piaga.

Ma entriamo nel cuore del problema: il nostro “fare turismo”, a mio avviso, non ha ancora guadagnato il traguardo e status, da decenni annunciato e proclamato. Ossia un reale “governo del turismo” nell’accezione più completa del termine: e proprio per questo si continua – nella realtà dei fatti – prevalentemente a “subire” il fenomeno turistico, adattandosi alle dinamiche e spinte dettate dai mercati. E così, da decenni si insiste nel lavorare/concentrarsi esclusivamente sull’offerta: con un’azione di storico “accomodamento/adattamento” a quel che accade, con scelte adottate nell’intera filiera del turismo in termini di tattica piuttosto che di strategia. Quando, invece, si dimostra sempre più necessario (e non da oggi), indagare, studiare e se possibile anticipare una domanda di vacanza in costante e rapidissima evoluzione, una domanda ormai ampiamente globalizzata nella sua modernità e complessità.

Autorevoli analisi dei trend internazionali, concordano nell’indicare una crescita dell’industria turistica: oggi il 50% della popolazione mondiale vive nelle città, fra 40 anni si presume questa percentuale crescerà al 75%. La fuga dal modello urbano alla ricerca di valori e contenuti alternativi, di natura e spazi di libertà, avrà quindi a moltiplicarsi. Si parla, globalmente, di miliardi di persone in movimento, e su questo pur marco-scenario, il Trentino ha tutte le potenzialità per essere della partita: a patto, però, che già oggi si voglia adeguarsi alla modernità, esprimendo un grande innovativo progetto organizzativo d’insieme, sostento da mentalità, pensieri e ragionamenti “alti”, ossia primariamente declinati all’insegna della sostenibilità allo stesso tempo economica e ambientale.

In futuro, c’è da prevedere con certezza, vi saranno sempre maggiori spazi e opportunità per chi opera nell’industria turistica, ma la qualità reale dell’offerta sarà aspetto sempre più dirimente: quindi, politica ed amministrazione debbono già da oggi (e con ritardo) favorire le pre-condizioni di sostenibilità generale, appunto, all’insegna della qualità.

Viste le caratteristiche morfologiche del Trentino e raggiunti oggettivamente accredito e standard qualitativi dell’accoglienza ed infrastrutturazione (impianti, servizi ecc.) generalmente buoni, la sostenibilità declinata all’insegna della qualità dell’offerta del nostro turismo, sempre più si gioca sull’aspetto della mobilità: che diventa componente dirimente guardando agli standard di vivibilità delle nostre vallate, costantemente sotto stress da traffico, pensando in particolare alle Dolomiti (ricordiamo Patrimonio Unesco dell’Umanità dal 2009) prese letteralmente d’assalto in estate con punte di 15-17 mila veicoli al giorno attorno ai quattro Passi.

Con esiti facilmente immaginabili: ed avendo tristemente preso atto, dall’ultimo decennio, come studi, ricerche e rilevazioni non abbiano ancora portato ad una soluzione. Anzi, fra un balbettio e l’altro della politica, delle amministrazioni, dei decisori, si va sempre peggio di stagione in stagione, rimandando all’infinito l’unica possibile saggia deliberazione. Peraltro conosciuta da tutti, ma che richiede coraggio: ossia la chiusura delle strade dolomitiche al traffico privato e la creazione d’una “Sellaronda Verde” che – mettendo in rete impianti e servizio pubblico – consenta agli ospiti turisti di raggiungere, sfruttando gli impianti, l’alta quota dal fondovalle e quindi godere, in termini autenticamente sostenibili, del patrimonio Dolomiti. Il Sellaronda d’inverno permette agli sciatori di spostarsi attorno al massiccio del Sella, attraverso i Passi, nel giro d’una manciata di ore: perch0 uguale formula non dovrebbe valere anche per l’estate? Oltretutto garantendo una “nuova quota” di redditività a funivie e seggiovie sostenute anche dalle contrIbuzioni pubbliche? E’ proprio impossibile conciliare esigenze di tutela ambientale coi diritti imprenditoriali degli operatori economici?

Lo stesso Sellaronda nacque all’inizio degli Anni Settanta come punta di diamante dell’offerta Dolomiti Superski: ma fu pensato e realizzato essenzialmente come risposta/formula proprio ad esigenze di mobilità e collegamento, da una valle all’altra, da un Passo all’altro. “Pivot”/ingranaggio base della Sellaronda Verde può quindi essere la stessa fitta rete di impianti di risalita, già esistenti, integrata/ottimizzata da qualche navetta del servizio pubblico. Moto, auto e pullman potrebbero restare a valle, con le strade in quota a disposizione esclusivamente di ciclisti, mezzi pubblici e di servizio.

In attesa di ben altri interventi infrastrutturali di mobilità più complessi e laboriosi ai quali accennerò sinteticamente fra poco, la progettazione ed attuazione della Sellaronda Verde sarebbe facilmente realizzabile in tempi relativamente stretti, guadagnando – con una coraggiosa scelta politica – collaborazione e sinergie con le Amministrazioni di Trentino, Alto Adige e Veneto. Nelle maggiori città del nostro Bel Paese, l’indirizzo/trend delle politiche gestionali del traffico da tempo vede una progressiva chiusura alle auto delle città (creazione delle ZTL) avendo come risultato/apprezzato riscontro una trasversale valorizzazione – estetica, economica, ambientale – delle stesse aree urbane. Preferire/incentivare i mezzi pubblici e quelli alternativi alle automobili, dunque: e se questo ha funzionato nelle città, perché non dovrebbe funzionare in un ambiente/dimensione d’inestimabile valore come le Dolomiti?

Allarghiamo lo sguardo dalle Dolomiti alla situazione complessiva del Trentino, ma senza perdere d’occhio scenari più ampi, anche se non fantascientifici: a livello europeo, stiamo assistendo al progressivo affermarsi di nuovi paradigmi delle politiche trasportistiche. Che costituiscono, però, un aspetto dirimente guardando all’organizzazione dell’attività turistica del futuro. Un trend rappresentato anche nella recente filosofia europea del Green Deal mirata a privilegiare il trasporto pubblico, in particolare la ferrovia. Sappiamo dell’imponente progetto EU dell’alta velocità, ormai pressoché “portato a terra” in molti Paesi; in tutta Italia, circa 450 ferrovie “ex-rami secchi” sono in via di recupero e ri-valorizzazione in chiave turistica, il ministro dei trasporti Enrico Giovannini ha annunciato una “cura del ferro” ossia un programma d’investimenti nell’ordine di 100 milioni di euro del Pnrr mirato al miglioramento dell’infrastrutturazione ferroviaria.

Come sappiamo, la nostra Regione sarà attraversata dal BBT – altro grande progetto europeo – che a partire dal 2031/2032 consentirà di raggiungere su treni ad alta velocità Bolzano e Trento (uniche 2 fermate) in poco più di 2 ore da Monaco di Baviera, 6 da Berlino, 5 da Vienna, meno di 4 da Roma. E proprio in questa logica di collegamento e sistema integrato, ritornano di estrema attualità alcuni progetti di collegamenti ferroviari di rete da innervare sull’asse del BBT: come la ferrovia Mori-Garda, quella di collegamento Trento-Penia attraverso le valli dell’Avisio (entrambe sostenute dall’infaticabile quanto preziosa azione di TransDolomites di Massimo Girardi) ed il Treno delle Dolomiti progettato per conto della Sad, anni or sono, dall’ing. Helmut Moroder per collegare, in 5 ore di spettacolare viaggio, Bolzano e Cortina attraverso Gardena, Badia, la Valparola. In proiezione, il BBT con i treni ad alta velocità servirà un bacino d’oltre 100 milioni di passeggeri ospiti e turisti: che a Bolzano avranno il loro “gate” sulle Dolomiti, a Trento quello verso il Lago di Garda. E guardando al titolo di questa serata, a fare da cornice io penso debba essere proprio questo macro-scenario: un contesto dal quale non si può prescindere.

Contrastare/disincentivare anche in termini di offerta turistica l’uso dell’auto privata appare come strategia irrinunciabile in un’Europa nella quale sempre più giovani non hanno né l’auto e nemmeno la patente ed il mezzo pubblico è strumento non solo per gli spostamenti di lavoro. Prevalentemente a questi cambiamenti epocali dovrà necessariamente adeguarsi – preparandosi fin da subito, guadagnando nuove visioni e progettualità – anche l’organizzazione della nostra attività turistica. Prevedendo che una quota sempre più consistente di ospiti vorrà arrivare, soggiornare e muoversi – nelle Dolomiti come sul Lago di Garda – dimenticando l’automobile.

Nella contemporaneità segnata da profondi rivolgimenti sociali – e colpita drammaticamente dalla pandemia, ora dalla guerra nel cuore d’Europa – le grandi tematiche e sfide in modo ancor più marcato diventano sovralocali, sovrannazionali: ed il ragionare – in termini quasi socio/politici – porta alla conclusione che le democrazie, per funzionare e sopravvivere, debbono saper produrre nuovi modelli economici e sociali, debbono saper cogliere e governare con equilibrio i cambiamenti. Vieppiù dovremmo saperlo fare noi trentini: che forti della nostra Autonomia, dovremmo – ribadisco il condizionale – fare “meglio e di più degli altri” come De Gasperi (che cito volentieri ancora una volta) auspicava. Ma si constata con rammarico come, rispetto alla appena citata necessità/urgenza di ragionamenti/progetti/percorsi “alti”, improntati al multilateralismo, continuino invece a prevalere – a più livelli – aspetti e atteggiamenti, scelte politiche improntati al locale ed al particolare: prova ne è, ad esempio, che Trento e Bolzano giungono divisi alla gara progettuale per accedere ai fondi del Pnrr.

E proprio in questa non entusiasmante cornice complessiva, ed avendo goduto del privilegio di vivere altre stagioni e positive fasi storiche del nostro turismo, ritengo di poter amaramente constatare come ci sia, davvero, molta molta strada ancora da percorrere per giungere ad una effettiva governance del comparto.

Prima di ringraziarvi ancora, vorrei condividere con tutti voi una massima che mi è cara; e che a mio avviso risulta molto pertinente con lo spirito di questa serata. E’ una massima del poeta tedesco Henrich Heine che affermava “sono le idee a determinare i fatti”: sottolineando la funzione/ruolo di autentico motore del “pensiero alto” come motore e carburante della crescita.

 

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Carlo Guardini

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