Nuova ondata, vecchi problemi: carenza cronica di personale nelle Rsa. Se questa sia un problema di poca presenza sul territorio di figure specializzate o la concorrenza spietata che gli Enti sul territorio si fanno tra loro poco importa: la situazione che ad oggi ci troviamo ad affrontare è che, a fronte della ripartenza dell’emergenza e dei contagi da Covid-19 (ma non solo) appare evidente l’esiguo numero di professionisti socio sanitari e assistenziali presenti nelle nostre Rsa.
Non serve a nulla la polemica di questi giorni, politica ma non solo (lo stesso Ordine degli infermieri si è espresso in merito), serve trovare soluzioni veloci per trovare quanto prima professionisti disponibili a lavorare all’interno di queste strutture.
Mettiamo in campo, quanto prima, convenzioni di “messa a disposizione” del personale, come fatto nella prima fase per gli OSS occupati nelle Comunità di Valle e nel Terzo Settore (in particolare nell’assistenza domiciliare) che si sono trovati a non poter espletare la loro attività, i primi, e in Fondo di Solidarietà i secondi, che sono stati rimpiegati nelle strutture a fianco degli operatori già presenti.
Troviamo un accordo con le strutture private convenzionale per dare la possibilità, volontariamente, al personale che vorrà mettersi a disposizione per lavorare nelle strutture già in difficoltà.
Pensiamo poi a riconoscere economicamente il grande sforzo dei nostri professionisti del socio sanitario anche in modo strutturale, con la riapertura della contrattazione collettiva provinciale, ed in particolare ad un corretto inquadramento giuridico-economico di queste figure fondamentali per il sistema delle Rsa.
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Marcella Tomasi
Segretaria provinciale Uil Fpl enti locali