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RENZO DORI (CONSULTA SALUTE PAT) * PERSONE FRAGILI: « LEGGE NON AUTOSUFFICIENZA, UN PASSO AVANTI E DUE INDIETRO »

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10.50 - domenica 7 aprile 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Legge non autosufficienza un passo avanti e due indietro. Si, è proprio cosi, ancora una volta le persone più fragili, le persone anziane e non autosufficienti ricevono dalla politica del governo, dopo tanta propaganda, un gran ceffone non riconoscendoli titolari di diritti alla salute e alla cura. Sembra quasi impossibile, ma è ciò che è realmente successo. Nel marzo del 2023 il Parlamento approvava, dopo innumerevoli confronti e dibattiti (la proposta era stata predisposta dal precedente governo Draghi), una legge delega che affrontava, per la prima volta nel nostro paese, in modo sistematico, integrato e innovativo l’approccio alla non autosufficienza.

L’approvazione di tale testo di legge avveniva peraltro con notevole ritardo rispetto a provvedimenti simili approvati da paesi europei a noi vicini: quella della Germania è del 1975, della Francia del 2002 e della Spagna del 2006. Quindi l’evento della sua approvazione è avvenuto con una discreta soddisfazione non solo da parte delle Regioni e Comuni, ma ancor più dalle molteplici associazioni (Patto per la nuova non autosufficienza) che da anni si battono per trovare una soluzione adeguata a tale problematica di crescente rilevanza sociale visto anche il tasso di invecchiamento della popolazione. L’iniziale condivisione su gran parte del testo della legge delega, manteneva una sorta di attiva sospensiva in attesa che il governo provvedesse a darne attuazione attraverso appositi decreti.

Recentemente sulla Gazzetta ufficiale è stato pubblicato il primo decreto attuativo e da qui ne nasce lo sconcerto nel constatare che tale provvedimento “svuota” dei contenuti positivi della legge per ridisegnare modalità, tempi di attuazione e risorse; in buona sostanza con tale provvedimento si procede ad una profonda modifica dell’impianto iniziale e con l’indicazione di tutta una serie di ulteriori provvedimenti che dilatano in modo intollerabile la reale operatività e attuazione. L’esigenza, ampiamente condivisa, di “promuovere progressivamente delle prestazioni assistenziali in favore delle persone anziane non autosufficienti” (art.5 comma 2 della legge) veniva di fatto sconfessato a partire dalla riforma dell’indennità di accompagnamento con la “prestazione universale” che doveva meglio e più puntualmente rispondere alle effettive necessità assistenziale della persona, viene “stravolta” introducendo un criterio di sperimentalità e temporaneità (quindi precarietà) e riservata ad una platea di anziani molto ridotta, quelli con età superiore agli 80 anni, con un bisogno assistenziale “gravissimo” (senza specificarne le caratteristiche e modalità di valutazione) nonché con un indicatore ISEE non superiore ai 6.000 €/anno. Con l’introduzione di tali target si va a ridurre di fatto la “platea” degli aventi diritto attorno ai 24.000 anziani rispetto ai 2,8 milioni di non autosufficienti italiani. Inoltre l’impegno di spesa non potrà superare i 250 milioni di € per il 2024 e la stessa cifra per il 2025 risorse recuperate da vecchi capitoli di bilancio.

Per quanto riguarda poi l’assistenza domiciliare che doveva essere profondamente rivista/riformata/potenziata (definizione di nuovi modelli) in un’ottica di integrazione fra interventi sanitari e sociali e sulla base di indicazioni precise provenienti dal PNRR e la valutazione multidisciplinare e la definizione di percorsi di presa in carico, viene tutto rimandato a valutazioni future attraverso appositi ulteriori decreti. Nessuna traccia rimane rispetto alle modalità di accesso ai servizi, alla continuità assistenziale alla reale identificazione dei bisogni di natura bio-psico-sociale della persona anziana e della sua famiglia in un quadro di interventi integrati di natura sociosanitaria. A futuri provvedimenti viene anche delegato il compito di definire meglio modalità e tipologia di accesso ai servizi di natura semiresidenziale (centri diurni) o residenziali (RSA). Di rinvio in rinvio e rimando a futuri provvedimenti (sono circa 15 quelli previsti all’interno di questo decreto attuativo della legge) di fatto si perdono, si annacquano gli elementi positivi sanciti dalla norma stessa. Per non parlare poi delle risorse necessarie per attuare tali politiche che sono largamente al di sotto delle necessità.

Questo per citare solo aIcuni aspetti “controversi” del decreto attuativo della legge di riforma. Il rischio concreto è che ancora una volta i diritti di salute, sanciti dalla costituzione, vengano in parte “negati” alle persone più fragili della nostra società, che ancora una volta si perda una occasione importante per affrontare seriamente i temi legati all’invecchiamento fragile, alla cronicità e alla non autosufficienza. Facendo due e più passi indietro rispetto all’urgente necessità di realizzare nuove modalità di approccio alla salute e alla cura delle persone fragili. La nostra autonomia ci consentirebbe di fare tesoro delle indicazioni positive presenti nel testo della legge delega per procedere ad un proficuo aggiornamento della nostra legge provinciale.

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Renzo Dori
Presidente Consulta provinciale per la salute

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