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ASAT E FEDERALBERGHI * HOSPITALITY: « “IL TEMPO DI UN CAFFÈ“ E “TALK YOUTUBE“, I DUE STRUMENTI SOCIAL IDEATI PER RENDERE ATTRATTIVO IL TURISMO ”

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14.40 - martedì 6 febbraio 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Undici brevi video fatti dai giovani per i giovani. «Il tempo di un caffè» è il nuovo format ideato da Federalberghi con l’obiettivo di «raccontare» il lavoro nel settore turistico tramite i suoi attori, combattendo in tal modo la dispersione lavorativa intesa sia in termini di «orientamento» dei giovani studenti sia in riferimento al «trattenere» nel settore turistico chi già ci lavora. Alla breve descrizione video de «Il tempo di un caffè», la quale tramite interviste cerca di delineare altrettante figure professionali con le loro esperienze sul campo, Federalberghi associa un format YouTube (sempre video) più lungo (all’incirca dieci minuti), dedicato ai fruitori che, facendosi incuriosire dalle brevi videointerviste, vogliono approfondire maggiormente le esperienze professionali e le figure lavorative che popolano il settore del turismo.

Sul palcoscenico di Hospitality a Riva del Garda, la sinergia tra Federalberghi ed Asat ha portato a svelare i due nuovi strumenti («Il tempo di un caffè» e i «talk YouTube») attraverso cui Federalberghi vuole rendere più attrattivo il lavoro nel mondo del turismo. E quale miglior location, come sottolineato dal presidente dell’Asat Giovanni Battaiola, se non l’edizione 2024 di Hospitality delineata dal filo conduttore «The People Industry».

A presentare i due nuovi «strumenti» è stato Angelo Candido, funzionario dell’Ufficio sindacale di Federalberghi. «Gli obiettivi che perseguiamo – ha esordito – sono quelli di rendere attrattivo il nostro mercato del lavoro. E abbiamo pensato di farlo, dato che il 60% delle persone che operano nel settore sono giovani, attraverso canali social in maniera da creare un efficace strumento di orientamento sia per chi oggi si sta formando (studenti) sia per coloro che hanno ambizioni di far carriera, affinché possano capire che nel settore del turismo è possibile, combattendo in tal modo anche la dispersione lavorativa (persone che abbandonano il settore dopo averci lavorato per un periodo». I relatori, sia per i «video-caffè» sia per i «talk», sono persone impegnate nella professione turistica, collaboratori e professionisti del settore.
«Il turismo non è un’attività economica che rimane uguale a se stessa ma precorre gli sviluppi dell’economia e della tecnologia», ha chiarito Candido. «Nel turismo la “differenza” la fa un “lavoro eccellente” e questo non è possibile senza collaboratori in grado di operare in maniera professionale, in grado di aiutare l’ospite a trovare soddisfazione, favorendo così l’elaborazione di un ricordo che darà al turista un certo tipo di valore aggiunto e arricchimento della sua vacanza».

Così il presidente dell’Asat Battaiola: «Il progetto illustrato oggi da Federalberghi si inserisce perfettamente nella tematica affrontata quest’anno da Hospitality. La fiera è partita con il piede giusto, con un numero importante di espositori e di visitatori. Questo è sintomo di frizzantezza e di voglia di investire nel nostro settore. Tuttavia, la qualità delle strutture ricettive non è sufficiente senza collaboratori di qualità. Dopo lo “stop” della pandemia, con i lavoratori del settore rimasti a casa e senza sostegni economici, è necessario porre rimedio al disorientamento generato e convincere i collaboratori a tornare a lavorare nel nostro settore». «Non possiamo immaginare – ha proseguito – che il nostro settore sia sempre un “ripiego”: vorrei che il lavoro nel turismo iniziasse ad essere una scelta per il valore che esso ha e per le opportunità che offre: per la possibilità di carriera, per la possibilità di viaggiare, per la possibilità di confrontarsi con altre culture, per il valore economico che ne deriva».

Sulla difficoltà a reperire personale qualificato si è espresso anche Alessandro Massimo Nucara, direttore generale di Federalberghi. «La sfida attuale – ha precisato – è quella di realizzare le condizioni necessarie affinché i collaboratori vivano bene l’esperienza lavorativa, e poi decidano di fermarsi nell’impresa ricettiva per cui lavorano o di rimanere impiegati nel settore turistico. La situazione di incertezza vissuta dopo il Covid ha pesato molto sulle scelte: tanti lavoratori hanno trovato “rifugio” in altri settori e convincerli a tornare non è facile. Inoltre, per il futuro, dobbiamo pensare che la percentuale della popolazione giovanile, sul totale, sarà sempre più bassa alla luce del decremento della natalità. Il che si potrà tradurre in un calo fisiologico di ingressi nel nostro mercato del lavoro. Ecco perché è importante già ora individuare le “leve” su cui lavorare: investire su formazione e competenze, realizzare condizioni di lavoro eque e competenti».

Rilevante anche l’intervento di Alberto Bertolini, vicepresidente dell’Asat e presidente dell’Ente bilaterale per il turismo trentino. «Vorrei evidenziare tre parole chiave: passione, lavoro eccellente ed empatia. Sono concetti che portano ad avere un contatto diretto con chi fruisce del “prodotto turistico” che costruiamo. Penso che questi elementi rappresentino elementi di grande spinta e attrazione per chi vuole lavorare in questo mondo. Tre anche i principali “nodi” su cui lavorare: le condizioni lavorative e le prospettive di carriera, oltre ad un’ottimizzazione del rapporto tra il tempo-lavoro e quello da dedicare alla vita privata. In secondo luogo, i collaboratori possono essere “conquistati” – come i turisti – dalla bellezza del nostro territorio, decidendo di trasferirsi e viverci. In tal modo diventano “testimonial” del nostro territorio, anche agli occhi dei nostri ospiti. Terza questione importante la formazione continua, in maniera da mantenere vive ed attuali le competenze che, per le caratteristiche del turismo e dei turisti, sono sempre in evoluzione.

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