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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * PRIMA COMMISSIONE: « ESAMINATI I DISEGNI DI LEGGE DI ROSSI (PATT) E MASÈ (CIVICA) IN MATERIA ELETTORALE »

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17.14 - mercoledì 17 febbraio 2021

Si è riunita nel pomeriggio di oggi la prima Commissione permanente di Vanessa Masè per discutere un articolato ordine del giorno. In prima battuta l’organismo ha esaminato i disegni di legge di Rossi (Patt) e Masè (Civica) in materia elettorale decidendo di avviare sul tema un approfondimento a cura degli uffici e audizioni da parte di esperti. C’è stata poi la consultazione del Cal sul disegno di legge 79 di Luca Guglielmi sulla partecipazione del Comun general de Fascia al Consiglio delle autonomie locali, che è stato poi esaminato e approvato con la sola astensione di Alex Marini. A seguire c’è stata l’espressione di due pareri in materia di nomine e designazioni per il cda della Fondazione Kessler e per il direttivo del Centro di cooperazione internazionale. Infine, è stata rinviata l’apertura di due disegni di legge di Marini, il 34 sull’istituzione dell’osservatorio sulla criminalità organizzata e il 71 di modifica alla legge provinciale sul difensore civico.

Materia elettorale: dossier di studio interno sulla rappresentanza dei genere e audizioni di approfondimento con esperti
La discussione sui disegni di legge 5 (Rossi) e 80 (Masè) è ripartita da dove si era conclusa nella scorsa seduta. Dopo un’ampia discussione si è deciso di concedere alla materia un ragionevole tempo di approfondimento, attingendo da un dossier a cura del legislativo del Consiglio e dando spazio all’audizione di esperti. Ugo Rossi del Patt si è reso disponibile ad avviare dei ragionamenti sul tema della preferenza di genere che accomuna i due testi: varrebbe forse la pena di fare un approfondimento sull’argomento. Credo che non si tratti di dire se si è favorevoli o contrari al genere, ha aggiunto, ma di capire quali sistemi possano garantire e maggiormente incentivare la rappresentanza di genere nelle istituzioni.

Su richiesta del consigliere Giorgio Tonini la presidente Masè ha dato lettura di un documento nel quale il consigliere del PD suggerisce di acquisire una serie di elementi di conoscenza oggettivi e reali degli effetti dell’attuale sistema della doppia preferenza sull’indice di presenza dei generi nel Consiglio provinciale, oltre che gli indici di utilizzo delle preferenze da parte degli elettori prima e dopo l’introduzione della doppia preferenza. La mia preoccupazione è legata alle tempistiche, ha detto Masè, che allungherebbero certamente i tempi della discussione della materia, forse fino alla primavera del 2022. Ha dunque proposto una soluzione di mediazione che salvi l’esigenza della tempistica ed il supplemento di studio: chiedere all’ufficio legislativo di costruire un dossier di studio sulla rappresentanza dei genere e di assumere le informazioni dall’audizione di esperti.

Alex Marini (5 Stelle) ha condiviso la proposta di approfondimento di Tonini suggerendo di affrontare la materia nella sua complessità, approfondendo ed assumendo più informazioni possibili, anche ampliando i canali di informazione al di fuori della provincia e dei confini nazionali, attivando a questi fini tutti gli strumenti e i contatti di cui disponiamo. So che c’è una sorta di allergia quando si parla di sistemi comparati, ha aggiunto, ma dobbiamo avere il coraggio di confrontarci e andare a vedere cosa c’è fuori dalla nostra realtà. Difforme il parere di Alessandro Savoi (Lega) che ha contestato la proposta di approfondimento: abbiamo le idee chiare, non servono approfondimenti, perché l’unica cosa da cambiare nella legge elettorale è il sistema delle preferenze, per superare il famoso emendamento Bottamedi, e dare maggiore libertà di scelta all’elettore. Mara Dalzocchio (Lega) ha detto di non avere nulla in contrario all’approfondimento, però ha convenuto con Masè sull’opportunità di stringere i tempi: giusto dunque assumere maggiori informazioni attingendo però ai già numerosi studi sull’argomento, anche perché, ha aggiunto, non tutte le donne sostengono a spada tratta la linea della preferenza di genere.

Giorgio Tonini ha difeso la proposta: a noi sta benissimo al legge elettorale così com’è, ha detto, e di fronte ad una proposta di cambiamento si tratta di comprendere le ricadute di quella legge e l’opportunità del passaggio ad un altro tipo di sistema. Rilevo che mancano due anni e mezzo alle prossime elezioni e prima di quella scadenza la legge elettorale non servirà: ci sarebbe tutto il tempo per approfondire dunque, ha concluso, auspicando che sia accolto lo spirito della richiesta di approfondimento, almeno nella forma ridotta suggerita dalla presidente Masè. Claudio Cia ha riconosciuto che il disegno di legge Rossi è apprezzabile perché metterebbe il Consiglio provinciale nella condizione di incidere maggiormente. Bene anche la proposta di approfondire, ha aggiunto, anche se esistono già numerosi studi sull’argomento e basterebbe rispolverarli. Paolo Zanella (Futura) ha respinto al mittente le critiche di Savoi che ha definito la parità di genere “una buffonata”. Detto questo, ha convenuto sulla necessità di approfondire evidenziando come sarebbe utile spendere tempo e risorse allo scopo di comprendere le ripercussioni dell’attuale legge sul sistema. Bene se abbiamo le competenze interne per farlo, in caso contrario sarebbe un peccato non provvedere a dotarsi degli strumenti necessari per comprendere a pieno come la legge attuale abbia inciso.

L’assessore Mattia Gottardi ha notato forse l’assenza di chiarezza rispetto alla formulazione della norma: parlando di due preferenze secche, devono essere di genere diverso, se sono tre, almeno una deve essere di genere diverso: si dà semplicemente una possibilità in più, non si torna indietro su questo, ha chiarito. Rossi ha ringraziato il collega Cia dell’attenzione al suo disegno di legge ed ha osservato che le leggi elettorali devono necessariamente essere di iniziativa consiliare. Approfondire questi temi sarebbe dunque opportuno, ha detto appellandosi a Masè, anche perché alle elezioni mancano oltre due anni e mezzo e il tempo ci sarebbe. Il mio ddl è di gennaio 2019 ed ho atteso fino ad oggi, ma riterrei perfettamente compatibile un’ulteriore attesa di pochi mesi, ha aggiunto. Nell’agosto del 2019 ha detto di aver presentato un altro ddl rimasto lettera morta, che riguarda il genere nei suoi due elementi fondamentali, la maternità e i congedi parentali: lo dico perché sembra che quella elettorale sia la materia che sancisce la conquista della parità di genere, ma non permetterò che nessuno dica che questa proposta è un attentato alla parità di genere nella politica, dato che non contiene nessun arretramento da questo punto di vista e che il mio gruppo ha già fatto altre proposte a sostegno del genere anche in direzioni diverse.

Masè, in qualità di proponente del ddl 80, ha ribadito che i tempi per l’approfondimento proposto da Tonini sarebbero troppo lunghi ed ha esplicitato nuovamente alla Commissione la richiesta di audizione di soggetti esperti e di predisposizione di un dossier sull’argomento da parte del legislativo del Consiglio. Marini si è espresso a sostegno di Rossi ed ha ribadito la necessità di approfondire la materia anche ricorrendo all’ascolto di organismi internazionali. In realtà abbiamo tempo di approfondire fino a settembre 2022 e sarebbe bello arrivare in aula con un testo condiviso a priori, ha concluso. Zanella ha ribadito che se la proposta sulle preferenze contenuta nel ddl Rossi sia un arretramento o meno sulle pari opportunità, ce lo può dire solo lo studio empirico sugli esiti dei sistemi elettorali che ad oggi non abbiamo. Tonini ha dichiarato di apprezzare e accogliere la proposta di compromesso di Masè sull’approfndimento fatto con risorse interne, arricchito da audizioni. Rispetto a quanto detto da Gottardi ha notato che al terza preferenza consente di fare sinergia fra due candidati forti che eventualmente trascinano il terzo, cosa che potrebbe sacrificare la componete più debole, ovvero quella che sulla carta è la componente femminile.

Comun general de Fascia: audizione Cal e discussione generale ddl Guglielmi
Prima di completare l’esame della proposta di Luca Gugliemi (Lista Fassa), che prevede di inserire nel Cal il Comun general de Fascia, ente sovracomunale di rango costituzionale, approvata dalla Commissione con la sola astensione di Alex Marini, la Commissione ha ascoltato il presidente del Cal Paride Gianmoena. Oggi abbiamo un sistema di rappresentanza per il quale il procurador general non fa parte del collegio che nomina il rappresentante delle comunità e il presidente della comunità, ha notato Gianmoena. Si potrebbe invece aggiungere anche il procurador nel collegio della valle di Fassa, portando da sei a sette il numero dei votanti. Questa soluzione potrebbe garantire la particolarità della valle di Fassa e un coordinamento importante con i comuni.

Luca Guglielmi ha ringraziato il presidente per l’approfondimento e ha replicato osservando che l’intento del ddl e della petizione non è quello di paragonare il CgF ad un comune o ad una comunità, ma di riconoscere il ruolo del CgF all’intero del Consiglio delle autonomie, massimo organo degli enti locali. Si aprirebbe la porta al CgF, senza far uscire tutti i buoi perché sappiamo bene che il Comune general de Fascia è un unicum in Trentino. Marini ha posto al Cal alcuni quesiti sulle minoranze linguistiche e sulla composizione del Cal, Tonini ha interpretato la strada indicata da Gianmoena come una controproposta e ha chiesto se questa possa essere giudicata come una contrarietà ai contenuti del disegno di legge o quanto meno come una perplessità e ne ha chiesto conto.

Gianmoena ha replicato che nel Cal di diritto c’è il presidente consorzio dei comuni, il presidente delle comunità, ci sono i sindaci delle 5 città di diritto (Trento, Pergine, Rovereto, Riva, Arco), il rappresentante dei consorzi delle comunità di valle, il collegio della valle di Fassa per i ladini, i mocheni e i cimbri con un rappresentante di diritto a turno. Le minoranze sono rappresentate anche in Giunta. Alla domanda di Tonini Gianmoena ha risposto che non c’è contrarietà alla nomina del procurador, ma il ragionamento è nella linea della riduzione dei componenti che da 40 negli anni è passata a 23. Oggi quando parla il sindaco della valle di Fassa parla per i ladini. Il territorio è quello, mentre al contrario emerge che mentre i sindaci votano, il procurador non può farlo da nessuna parte: di qui la controproposta.

Guglielmi ha osservato che il problema è stato proprio a monte, con la riforma Daldoss. Il Comun general de Fascia è cosa completamente diversa rispetto alle Comunità di valle ed è qui che dovremmo focalizzarci. Mi appello dunque alla particolarità del CgF che va valorizzata.
Ivano Job (lega) ha chiesto maggiori approfondimenti, laddove si prevede la presenza in assenza del procurador anche di un suo “delegato”, aspetto poi chiarito da Guglielmi. Tonini ha espresso voto favorevole alla proposta, pur comprendendo le questioni poste dal presidente Gianmoena legate forse più a equilibri interni al Cal. Paola Demagri (Patt) espresso sostegno al ddl che valorizza le peculiarità del procurador e struttura in maniera più completa il CgF. Favorevole anche il parere di Paolo Zanella al ddl che va nella direzione della valorizzazione di una risorsa preziosa per il nostro territorio. Marini ha annunciato l’astensione, dichiarando di riservarsi di approfondire le osservazioni del Cal.

Nomine e designazioni: nulla quaestio
A seguire l’organismo ha dato parere favorevole (con l’astensione di Marini, Demagri, Tonini e Zanella) in materia di nomine e designazioni con riferimento al cda della Fondazione Bruno Kessler e al Consiglio direttivo del Centro di cooperazione internazionale. Si tratta di autocandidature, senza integrazioni da parte della Giunta, tra le quali la stessa opererà la propria scelta.

 

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