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LETTERE AL DIRETTORE

WALTER PRUNER * AUTONOMIA: « LO SMINAMENTO DEL TRENTINO PASSA DA UN PERCORSO DI CREDIBILITÀ, CON L’ESEMPIO DI UN COMPORTAMENTALE POLITICO CONDIVISO »

Scritto da
05.59 - domenica 2 aprile 2023

Gentile direttore Franceschi,

allego quanto oggi pubblicato sul quotidiano “Il Nuovo Trentino”, anche per consentire la visione ai lettori di Opinione.

Walter Pruner

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Qualche sommessa riflessione sul tema dei recenti attacchi al nostro sistema autonomistico: essi giungono, più che con chirurgica puntualità, direi piuttosto con allarmante casualità, approssimativa analisi e qualunquistica conclusione. I casi sono ormai innumerevoli e arrivano da diverse latitudini politiche. Penso ad esempio all’uscita di Enrico Mentana a Trento di qualche anno fa con ripresina la settimana passata sul suo telegiornale, a quella di Emiliano sul suo sito Facebook di una ventina di giorni or sono, alle salaci punzecchiature della grande firma di Stella, a quelle più strumentali di Giletti, ora della Gabanelli, o delle “Iene”, senza citare le iraconde disfide della Biancofiore, tra le clamorose quella con Vittorio Feltri: si tratta nella maggioranza dei casi di interventi mossi da soggetti del mondo culturale e dell’ informazione tutt’altro che residuali o sprovveduti, che non meritano solo condanne, a volte anche meritate, ma una valutazione sulla percezione reale che noi riusciamo a dare del nostro sistema ordinamentale.

Il gioco parte da una premessa culturale di base: il privilegio. Noi privilegiati, gestori di una Autonomia che non meritiamo, di cui ingiustamente non godono le altre realtà italiane, ma che se possedessero sarebbero in grado anche loro di gestire al meglio e forse anche meglio di noi. Da qui si parte per adulterare la lettura di dati complessi, una contabilità specifica per addetti ai lavori, dalla quale estrarre dati parziali e decontestualizzati, ed astrarre conclusioni preconfezionate: su questi numeri la disinformazione selettiva gioca la carta populista più elementare ovvero la semplificazione per capitoli di intervento. All’interno di questo processo si macro-fotografa il dato residuale che più interessa, collocando quello fondamentale e decisivo sullo sfondo. Un po’ come nascondere in quarta colonna la squadra vincitrice del campionato e fotografare in prima il suo pullman di accesso allo stadio dicendo che inquina.

Il tema sollevato della antipatia del nostro modello non è secondario. Siamo nella fase storica dello stereotipo estetico e performante, dell’ obbligo al primato e del rifiuto della sconfitta, del prevalere del brand sulla qualità del prodotto. Se dunque la percezione esterna nei nostri confronti di un mondo culturale qualitativamente non marginale ed intellettualmente onesto marca giudizi in un solco di pressoché se non unanime, almeno prevalente disprezzo, vi è certamente anche un problema di marketing autonomista.

La giustificazione storico-risarcitoria della nostra Autonomia, è sufficiente alla sua legittimazione verso l’esterno, o occorre uno sforzo ulteriore che ne supporti la comprensione? Il paradigma rivendicativo di un’Autonomia che privilegia il chiedere anziché il proporre, che si presenta agli altri come soggetto dai tratti campanilistici, egoistici, poco solidali, molto spocchiosi, quello poco o per nulla partecipe alle sorti del Paese, possiamo davvero permettercelo, o dobbiamo lavorarvici sopra per non trasmettere di noi quello che non siamo? Temi ne abbiamo per rispondere, a partire dalla splendida, generosa protezione civile prima per qualità, generosità e tempestività su tutti i quadranti emergenziali nazionali e non solo.
La fiducia in ogni sistema, da quello finanziario, politico, interpersonale, sta alla base delle relazioni. Pensiamo davvero che se quella descritta è l’immagine di Autonomia che passa all’esterno, sia davvero una congiura di tutti contro noi o non sussistano magari anche delle responsabilità nostre? Il vittimismo o la sindrome del brutto anatroccolo incompreso non è performante.

Occorre immaginare un sistema politico locale in cui nella logica democratica certamente l’organo partito punti legittimamente anche ad una sua dimensione “egoistica”, ma se è solo quel ruolo auto-conservativo a sostanziarle la esistenza, la nostra Autonomia è già all’ultimo giro di campo.
Il nostro ordinamento statutario fonda le sue ragioni storiche su processi indiscutibili ma non più autosufficienti. Questi non sono in grado oggi di reggere il vento nazionalista e populista orizzontale allo statalismo politico capitolino che necessita di un colpevole di debito pubblico, facile da trovare e semplice da condannare.

Lo sminamento di questo territorio passa attraverso un percorso di credibilità del sistema: questo deve vedere le varie forze in prima fila, rispettose di programmi propri, obiettivi propri, per carità, ma all’interno di una riconosciuta discriminante per la quale l’assetto autonomistico va rispettato sempre, con l’esempio di una cornice politico comportamentale condivisa.

Significa: scontro franco e leale, programmi certi, mediazioni alte, rapporti tra Trento e Bolzano coerenti, con l’Autonomia a fattore comune.
Le coalizioni e relativi candidati Presidente almeno su questa premessa è augurabile non azzardino distinguo.

 

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Walter Pruner

Trento

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