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LETTERE AL DIRETTORE

LUIGI PANIZZA (CASA AUTONOMIA.EU) * ACCOGLIENZA DIFFUSA: « PER IL PRESIDENTE FUGATTI NON VA RIPRISTINATA, PER MOTIVI DI EFFICIENZA ED ECONOMICITÀ »

Scritto da
12.26 - martedì 26 marzo 2024

Gentile direttore Franceschi,

 

allego quanto pubblicato sul quotidiano “l’Adige“, anche per consentire la visione ai lettori di Opinione.

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Luigi Panizza ex assessore provinciale e componente Casa Autonomia E.U.

 

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Dopo lo scambio di opinioni diverse dichiarate giorni fa sul suo giornale fra il Presidente della Provincia Fugatti e il consigliere Provinciale Zanella del PD in merito all’accoglienza diffusa si poteva pensare che l’argomento fosse arrivato ormai al capolinea e pertanto non ci fosse più nulla da dire. Invece il capitolo non deve essere per nulla chiuso. Anzi è proprio per le dichiarazioni fatte dal Presidente che il dibattito deve continuare sia livello pubblico che istituzionale. E, perché? Il Presidente, rispondendo al consigliere Zanella (sostenitore dell’accoglienza diffusa), afferma che nulla si cambia di quanto è stato deciso in passato dalla sua maggioranza. L’accoglienza diffusa per i migranti, dice il Presidente, non va ripristinata per motivi di efficienza ed economicità. Si respinge pertanto al mittente la richiesta di cambiare l’attuale linea politica in merito a tale problema. Per la verità il Presidente si limita ad affermazioni e non specifica con motivazioni o dati a che tipo di efficienza ed economicità si riferisce.

Se “dai frutti, come si dice, si giudica la bontà dell’albero” quello che vuole il Presidente produce tutto il contrario di quello che vorrebbe. E’ efficienza concentrare i migranti in pochi spazi territoriali creando problemi sia a chi accoglie che a chi chiede accoglienza? E’ efficienza costringere le persone a vivere sotto i ponti? E’ efficienza ed economicità alimentare la disoccupazione privando i migranti della possibilità di lavorare stando in periferia? Avere un salario per poter vivere dignitosamente non vale niente? Con l’accoglienza diffusa (cancellata subito dopo il 2018 con l’avvento del Centro Destra) i migranti, sparsi nelle varie periferie, stavano bene, trovavano lavoro, erano seguiti da tanti volontari.

Ed ancora per i migranti pagare le tasse sul salario ricevuto non contribuisce ad aumentare le entrate dello Stato per poter pagare le pensioni? Consumare sul posto parte di quello che si guadagna non è contribuire all’economia dello Stato? Poter aiutare, con parte di quello che i migranti guadagnano, i propri cari rimasti nel paese d’origine non” è aiutarli a casa loro” (in questo caso si aiutano fra di loro). E non si dice che i migranti sono preziose risorse per chi cerca manodopera con conseguenti benefici sia per chi accoglie che per chi è accolto. Se facciamo il rapporto fra costi e benefici quei “quattro soldi” che si spendono per l’accoglienza diffusa si rivelano si rivelano invece un buon investimento. Efficienza ed economicità si ottengono proprio con il contrario di quello che dice il Presidente. Piuttosto nella soppressione dell’accoglienza diffusa dobbiamo mettere in conto i danni che ha causato e continua a causare questo provvedimento arrivato come un fulmine a ciel sereno. Questo ha gettato nello sconforto chi già sognava un futuro più sereno, chi aveva fatto dei progetti. Improvvisamente dalla normalità si è passati al dramma.

La vita di queste persone è stata sconvolta. Veniva vanificato l’impegno di tanti volontari che si dedicavano con amore all’ inserimento dei migranti nella realtà locale. Sapendo poi da dove vengono queste persone il discorso si fa molto più serio, grave, drammatico e profondamente umano. Hanno lasciato con grande sofferenza la terra d’origine. Magari hanno lasciato moglie, figli, genitori anziani. Hanno sfidato tanti pericoli, sofferto la fame, sono sopravvissuti alle torture, si sono salvati dalle acque o attraversando montagne, e poi sono finalmente arrivati in quella terra che sognavano per se stessi e per quelli che avevano lasciato. Parlando in generale, un sogno improvvisamente infranto da coloro che dovevano accoglierli. Forse da chi li ritiene pregiudizialmente pericolosi, disturbatori della propria egoistica quiete, concorrenti di un benessere privilegiato.

Rifiutati da coloro che beneficiano (magari inconsciamente) tutti i giorni dei beni della loro terra. Che dolorosa beffa. In nome di quali principi e di quali valori si possono trattare così persone già molto sofferenti? Se il Vangelo è tutto l’opposto, anche l’aspetto umano è agli antipodi. Negando l’aiuto a questi nostri fratelli come possiamo pensare di educare alla solidarietà gli utenti della nostra scuola? Quale esempio diamo ai nostri figli? Dichiariamoci fortunati di poter aiutare gli altri. Che merito abbiamo noi per essere nati nel benessere e che colpa ne hanno loro per essere nati nella miseria o nella povertà? Se poi pensiamo a quanto sono stati sfruttati in passato e quanto sono sfruttati tutt’ora non sentiamo il dovere, per giustizia sociale, di dare a loro l’aiuto che ci chiedono? Se questi migranti fossero nostri figli , fratelli o sorelle come vorremmo che fossero trattati? Mettiamoci nei loro panni. Immedesimiamoci nella loro realtà e di conseguenza comportiamoci. Nessuno ci deve essere straniero.

Già Socrate diceva: “io sono un cittadino, non di Atene o della Grecia, ma del mondo”. E, chi ha il potere deve ricordarsi che è il potere che deve essere genuflesso al servizio e non il servizio genuflesso al potere. Il potere è una responsabilità della quale si deve rendere conto, e di come l’abbiamo gestito rimarranno belli o brutti ricordi. A livello istituzionale il problema dei migranti è tanto etico e talmente umano che non può essere delegato a nessuno, ma in merito al quale ogni consigliere ha il diritto-dovere di potersi esprimere. E mi auguro che questo avvenga al più presto con gli strumenti democratici che la legge consente. Se dovesse prevalere la linea dura della chiusura e dell’egoismo come si concilierebbe questo con Trento capitale europea del volontariato? Non sarebbe un grande affronto sia alla città che a tutto il volontariato che rappresenta? Piuttosto questo importante riconoscimento sia un’occasione per dare, anche a livello istituzionale, un forte segnale di voglia di solidarietà, di comprensione, di umanità nei confronti di coloro che chiedono il nostro aiuto. Che cosa c’è di più bello che far del bene e seminare felicità? Pensiamoci. Comportiamoci in modo da non dover arrossire né oggi né domani per quello che facciamo o abbiamo fatto. E per chi ha responsabilità istituzionali la coscienza prevalga sulla politica e ne sia di questa la guida.

 

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