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LETTERE AL DIRETTORE

FABIO PIPINATO * MATTEO RENZI: « DAL 40% AL 4%, GRAZIE A “DOSSIEROPOLI” »

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11.42 - martedì 12 marzo 2024

Gentile direttore Franceschi,

 

dopo sette anni di gogna mediatica, di falsità sulle prime pagine e in apertura dei Tg in prima serata, di strage sistematica della reputazione politica e personale degli imputati, il processo per il così detto scandalo Consip (Centrale acquisti della Pubblica Amministrazione) si è concluso con l’assoluzione, perché il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto, dell’ex Ministro Luca Lotti, Tiziano Renzi, dell’imprenditore Alfredo Romeo e altri.

Sono stati invece condannati il maggiore ex Noe Gian Paolo Scafarto, che fece falsi per alimentare una inchiesta che doveva arrivare a colpire l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il colonnello dei Cc Alessandro Sessa che lo coprì.
La previsione di Massimo D’Alema “Renzi cadrà per via giudiziaria” non s’e’ avverata nonostante siano stati infamati e carcerati i genitori, ministri, parenti, amici.

L’affare Consip, guarda caso scoppiato prima del referendum costituzionale 2016 ove le folle osannavano al Cnel e non volevano metter mano al titolo V della Costituzione (coordinamento Stato Regioni in ambito sanitario) perché una pandemia non sarebbe mai arrivata … dette il via alla serie di altre inchieste che, basate sul nulla, dovevano servire a realizzare quel “cordone sanitario” attorno a Renzi che una parte della magistratura inquirente, in combutta con una parte – ahimè – ridondante, dei media, ha costruito contro di lui. L’inchiesta farlocca Open ne è testimonianza.

Dunque la magistratura giudicante ha fatto giustizia delle pretese infondate di quella inquirente, ma chi accusava non è di certo così incompetente da non prevedere la futura assoluzione degli imputati a la carte.

Infatti gli ex imputati non sono stati assolti perché innocenti oggi, ma innocenti lo sono sempre stati, anche quando un PM decise di indagarli su fatti che non avevano commessi, basandosi su prove evidentemente inconsistenti, in alcuni casi fabbricate di sana pianta.

C’era un obbiettivo massimo, quello eversivo di arrivare a colpire il PdC in carica passando dalle persone a lui vicine e dalla sua famiglia. Il destino riservato dal malaffare agli incorrotti, incorruttibili e non ricattabili come Renzi. Ma c’era anche un risultato “minimo” da ottenere, distruggere la reputazione politica e personale di Renzi per renderlo inviso a una parte dell’opinione pubblica, da condizionare a questo scopo attraverso i media compiacenti. Conosciamo tutti chi, come e quando.

Questo obbiettivo è stato raggiunto e nonostante l’evidenza dei fatti realmente accaduti e le sentenze favorevoli emesse dopo anni, tutto ciò ha contribuito a deviare il corso della politica italiana, cioè della democrazia. Qualcuno sarà chiamato a rispondere di questo? Qualcuno chiederà scusa?

Oggi si scopre “Dossieropoli”, con centinaia di cittadini non indagati la cui vita pubblica e privata è stata messa sotto osservazione anche forzando illegalmente alcune banche dati riservate alle indagini. Ma “Dossieropoli”, come dimostra la vicenda Renzi, va avanti da anni e probabilmente continua ancor oggi.

Nonostante la richiesta di due ministri, Crosetto e Nordio, di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta, Pd e M5S si dicono contrari e FdI traccheggia imbarazzata. Cosa hanno da nascondere PD e M5S? E quali nuove armi di pressione nei confronti di chi vuole nascondere possono essere ottenute oggi da chi traccheggia?

Siamo difronte ad un nuovo caso di devianza democratica nella quale, attraverso questo falso e inconcludente bipolarismo, una mano lava l’altra e tutte e due tirano a campare a danno della democrazia.

Per questo motivo abbiamo bisogno di un centro che sappia “stare al mondo”, che comprenda quanta ingerenza vi sia nella politica interna da parte di potenze non democratiche. Di quanto interesse vi sia stato a far fuori colui che ruppe il rifornimento unilaterale di gas per favorire il Tap (da sempre ostacolato dai 5s) e un rifornimento multilaterale che ci ha permesso di lavorare e scaldarci anche negli ultimi inverni.

Era un’altra Italia quella di 10 anni fa che legiferava sul terzo settore, la cooperazione internazionale, il “dopo di noi” per i disabili, i diritti civili e moltissimo altro. Un’Italia che ha conosciuto il fuoco nemico e sopratutto amico, che ha lastricato la strada all’estrema destra e che non sa chiedere scusa. A parte quel 4% di Italiani che non hanno mai smesso di credere nel governo più giovane, riformista e paritario della storia repubblicana che vantava ministri coraggiosi come Luca Totti.

 

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Fabio Pipinato

Trento

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