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LETTERE AL DIRETTORE

DANIELE GUBERT * CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO: « UNA MIA IDEUZZA PER FARE SÌ CHE L’ASSEMBLA LEGISLATIVA DELL’AUTONOMIA DIVENTI FINALMENTE RAPPRESENTATIVA DEI TERRITORI »

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09.05 - lunedì 23 gennaio 2023

Gentile direttore,

 

compartecipo una mia ideuzza per un Consiglio provinciale di Trento finalmente rappresentativo dei territori

Tra le tante corde che vengono toccate dai “musicisti” in prossimità di un appuntamento elettorale democratico si riconoscono quelle del richiamo a valori comuni (libertà, uguaglianza, giustizia, merito, solidarietà… ultimamente anche autocompiaciuto menefreghismo), della fede partitica, dell’indifferibile cambiamento, del pregnante programma di governo, dell’affidabilità e della coerenza (qualità in via di estinzione), degli interessi di categoria, dell’appartenenza territoriale.

Poi i cittadini fanno come gli pare… molti sono ammaliati dal carisma del leader, sospinti dal vento che soffia, eccitati dal canto della fenice e speranzosi nel nuovo inizio, concentrati sulla percezione di un tanto agognato vantaggio personale o almeno sulla “punizione” dei responsabili delle loro frustrazioni.

Con tutto questo rumore, e con la sensazione diffusa che “o cchiù pulit ten’ a rogn’”, si fa una fatica enorme a separare i semi dalla pula, a valutare promesse e intenzioni, a prendere una posizione di cui non ci si debba pentire prima di metà legislatura, a non finire schiacciati dalla polarizzazione indotta dal “mainstream”.

Nelle periferie del regno (aka i distretti di Panem o le valli lontane da Trento) è maggiormente sentito il tema della rappresentanza territoriale: questa è spesso effimera, perché il “collegio unico provinciale” finisce quasi sempre per premiare i grandi centri, i grandi partiti, le grandi alleanze.

In un’epoca sempre più ispirata dall’”ognun per sé” l’avere o non avere un uomo o una donna all’interno del Consiglio provinciale è vissuto come dirimente: si vedono e si pesano i vantaggi, economici e politici, delle valli che “contano” e ci si duole per l’incapacità di unire le forze, al di là di ogni dimensione ideologica o programmatica, per far prevalere l’interesse della comunità locale.

D’altra parte questo è fumo negli occhi per i partiti: a ciascuno di essi servono portatori d’acqua in ogni ambito e vallecola, per ingrossare progressivamente i torrenti del consenso verso le proprie gerarchie, le quali, ormai scomparse dal tessuto sociale periferico, giustamente animate da visioni e prassi universalistiche, non possono occuparsi più di tanto dei “dettagli campanilistici”.

Come si esce da questa geometria paradossale della realtà? Un correttivo sensato potrebbe essere quello di intervenire sul sistema elettorale estendendo ad ognuna delle 16 Comunità di destino gravitanti intorno a Capitol City le prerogative accordate dalla legge al territorio ladino di Fassa, tra cui spicca la sacrosanta garanzia di una rappresentanza nel Consiglio provinciale / regionale.

Sedici esponenti, su trentacinque, delle peculiari “caratteristiche geografiche e socio-economiche dei territori, identificati dalla comunanza etnico linguistica e dalle tradizioni storico-culturali della popolazione”, eletti privilegiando la dimensione territoriale a quella strettamente politica, sono forse un tributo troppo pesante da chiedere al sistema partitico che si contende il governo di una provincia autonoma?

Un consiglio provinciale rappresentativo di tutte le “tribù trentine”, restituendo pari dignità anche alle più piccole e distanti, potrebbe forse essere un più proficuo luogo di confronto, riconoscimento e composizione delle reciproche necessità e aspirazioni, attenuando i fenomeni di mala spartizione o mercantilizzazione nella distribuzione delle risorse che appaiono sempre più evidenti nel nostro amato ex principato.

 

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Daniele Gubert

Imèr (Tn)

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