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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE PAT * EMERGENZA COVID-19: « LE MINORANZE CHIEDONO A FUGATTI DI CONFRONTARE I DATI DEL TRENTINO CON QUELLI DELLE REGIONI VICINE »

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18.36 - giovedì 16 aprile 2020

Il confronto in Aula con il presidente Fugatti sulla gestione dell’emergenza Covid-19. Le minoranze chiedono di confrontare i dati del Trentino con quelli delle regioni vicine e una commissione speciale. La replica del governatore: non ho mai nascosto il maggior numero dei contagi e decessi nella nostra provincia rispetto alla media nazionale. Se la stabilizzazione troverà conferma valuteremo altri provvedimenti che permettano alle persone di muoversi per tornare al lavoro.

Dopo aver approvato la modifica del regolamento interno che consente all’assemblea legislativa di effettuare le prossime sedute in videoconferenza – la prima delle quali si svolgerà in via sperimentale ed è stata preannunciata dal presidente Kaswalder il 27 aprile – il Consiglio provinciale ha ascoltato una comunicazione del presidente della Giunta Maurizio Fugatti, che ha fornito “aggiornamenti sulla situazione di emergenza epidemiologica da Covid-19”. Ne è seguita una lunga discussione durata quasi tre ore e conclusa con la replica del governatore, nel corso della quale sono intervenuti alcuni capigruppo di minoranza e maggioranza, evidenziando le principali valutazioni sulla gestione della crisi soprattutto sanitaria.

 

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Fugatti (intervento allegato): con i contagi in calo valuteremo altre aperture.

Il governatore si subito è associato al momento di raccoglimento voluto a inizio lavori dal presidente Kaswalder per ricordare le tante persone decedute a causa dell’epidemia. E ha poi ricapitolato puntualmente tutte le tappe e tutte le date dell’emergenza e del modo con cui è stata affrontata dalla Giunta provinciale con le deliberazioni adottate a partire da fine gennaio. Ma non ha mancato di informare i consiglieri sulla situazione attuale, che vede il numero di contagiati in Trentino attestarsi a quota 3.891 con 48 soggetti ancora in terapia intensiva e 318 deceduti, mentre i guariti sono 485. Fugatti ha esplicitamente limitato la sua comunicazione alla parte sanitaria dell’emergenza. “Quello che faremo per la parte non sanitaria – ha aggiunto – dipenderà dalla stabilizzazione del contagio che oggettivamente negli ultimi giorni c’è stata”. “Contagio – ha precisato – che rimane comunque importante.

Se la stabilizzazione si confermerà anche nei prossimi 10-15 giorni, a quel punto – ha concluso – potremmo dire che la gravità sta diminuendo. Ad oggi però – ha ripetuto – vi è ancora un numero rilevante di contagiati”. Per Fugatti, quindi, solo se i dati sulla situazione miglioreranno sensibilmente si potranno alleggerire le misure restrittive adottate per la vita privata e le possibilità di movimento individuali, “mentre – ha ricordato – abbiamo deciso di permettere la riapertura dei cantieri all’esterno purché in condizioni di totale situazione per i lavoratori e con i necessari controlli per garantire il rispetto delle regole da parte di chi si rimette in moto, dando così un po’ di ossigeno all’economia”. “Ma – ha ripetuto – in totale sicurezza per lavoratori e imprenditori. Sicuramente – ha concluso – se proseguirà la stabilizzazione dei contagi saranno valutate anche le possibilità di uscita dei cittadini perché si possa tornare a lavorare. Consapevoli che di questo vi è necessità. Abbiamo dato un primo segnale con i cantieri nei giorni scorsi, ma il tema economico è al centro delle priorità e delle preoccupazioni della Giunta”.

 

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Ghezzi: la domanda è perché il Trentino abbia un così alto numero di contagi.

Paolo Ghezzi (Futura), pur riconoscendo lo sforzo personale messo in campo da della Pat e dagli assessori per fronteggiare l’emergenza, ha posto una questione politica sulla gestione della crisi che dopo due mesi è arrivato il momento di sollevare. La domanda fondamentale che per Ghezzi non si può eludere (e oggetto anche di un’interrogazione depositata oggi in Consiglio) è questa: perché stando all’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di sanità il numero dei contagi da Covid-19 in Trentino è secondo solo a quello della Val d’Aosta e peggiore perfino di quello della Lombardia, epicentro della pandemia in Italia? Secondo problema: il consigliere, pur senza negare lo sforzo compiuto dal governatore per la trasparenza dell’informazione sull’emergenza, ha contestato il metodo adottato con la conferenza stampa quotidiana delle 17.30 in live facebook, diventata per molti un appuntamento fisso ma rivelatasi a suo avviso “una comunicazione veloce e confusa di dati”. Molto meglio sarebbe stato per Ghezzi proiettare una slide riassuntiva dei dati, “altrimenti – ha lamentato – non ci si capisce nulla”. Manca poi per il consigliere il dato relativo al raffronto dell’incidenza dei decessi in Trentino rispetto ad altre regioni: anche questo è rilevante. Nasce quindi l’interrogativo se si sia in presenza di un numero di decessi di anziani non contabilizzati in un certo periodo per cui si può pensare che il dato sui morti sia stato sottostimato.

“Non si tratta – ha precisato Ghezzi – di dare la colpa a qualcuno ma del fatto che le minoranze hanno diritto di chieder spiegazioni, perché i numeri non dicono nulla se non vengono confrontati con quelli di altre regioni”. Sul versante dell’emergenza causata dal virus all’economia, Ghezzi ha criticato il momento di confronto “piuttosto stretto e compresso” avuto qualche giorno fa attraverso una videoconferenza alla quale hanno partecipato 40 persone tra assessori, dirigenti esperti e capigruppo del Consiglio, legittimamente abbandonato ad un certo punto dal presidente Fugatti. Come si può preetndere – ha chiesto Ghezzi – che sia utile”. Ma l’esponente di Futura ha contestato soprattutto il fatto che il governatore abbia concesso alle minoranze appena 4 ore di dialogo in due mesi. Il consigliere ha concluso denunciando anche la mancanza di raccordo con Bolzano: “un peccato – ha detto – dal punto di vista politico”.

 

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Tonini: serve una commissione speciale per individuare le carenza da colmare.

Giorgio Tonini, capogruppo del Pd, ha proposto una lettura politica di quanto accaduto “in questi terribili giorni” utilizzando 5 parole-chiave: solidarietà, umiltà, trasparenza, ricerca e dialogo. Solidarietà che Tonini ha ricordato di aver sempre espresso sia personalmente sia pubblicamente al presidente Fugatti e alla Giunta “chiamata a decidere in un momento come questo avendo davanti l’ignoto”. Umiltà, ha proseguito, perché nessuno qui ha in tasca soluzioni ad una crisi che ha trovato tutti impreparati sia a livello nazionale sia in Trentino, mettendo a nudo una serie di fragilità perché nessuno aveva messo in conto che poteva succedere una cosa del genere. E ha portato l’esempio, clamoroso, delle mascherine: chi poteva pensare che da un momento all’altro sarebbero serviti milioni di questi pezzi di stoffa? Per non parlare dell’urgenza di riconvertire in pochi giorni il nostro sistema sanitario e di riorganizzare le case di riposo. Per il capogruppo del Pd da questa crisi occorre imparare tutti. Terza parola-chiave: trasparenza. Manca in particolare per Tonini il raffronto tra i deceduti nel Trentino in questi primi 3 mesi del 2020 rispetto ai decessi nello stesso periodo degli anni precedenti. Questo per capire quanto abbia inciso il covid.

C’è chi parla di un raddoppio dei morti, altri di un aumento del 10%. Non è mai troppa la trasparenza nel comunicare questi dati con il supporto dell’autorità scientifica. Quarta parola: ricerca. Nel Trentino che è all’avanguardia in questo settore e può mettere in campo molte proposte, servirebbe secondo Tonini “una commissione del tipo di quella istituita sulla tempesta Vaia, che metta a fuoco le carenza di sistema non per evidenziare responsabilità personali di cui si occuperà eventualmente l’autorità giudiziaria, ma perché il Consiglio ha il dovere di dire cosa dobbiamo fare per preparare le strutture sanitarie, le Rsa, la medicina del territorio, la scuola ad affrontare altre possibili emergenze come questa. Una commissione che permetta di capire a quali carenze dobbiamo porre rimedio per non trovarci impreparati la prossima volta. Quinta e ultima parola necessaria per Tonini: dialogo. “non ci siamo mai permessi – ha spiegato – di turbare un clima che di fronte a un’emergenza tanto grave dev’essere di collaborazione. Ma in casi come questo – ha aggiunto il capogruppo del Pd – c’è bisogno di dialogare con tutta la filiera istituzionale, anche quella dell’Europa”.

“Europa la cui bandiera – ha proseguito ricordando lo scivolone del post condiviso sul sociale da Fugatti – non può essere ammainata e annodata”. E qui Tonini ha spezzato una lancia a favore dell’utilizzo del Mes visto che si tratterebbe di un prestito fornito dall’Europa nel suo insieme e garantito dalla Bce. “Serve una trattativa anche dura per difendere i nostri interessi nazionali, ma non c’è un piano B fuori dell’Europa né ci può essere”. Il dialogo è poi necessario anche sul piano nazionale con una leale collaborazione nei confronti sia del governo che delle regioni. Non c’è infatti un uomo solo al comando nemmeno in una situazioni di emergenza anche se le differenze tra una regione e l’altra esistono e se ne deve tener conto. Ma per Tonini bisogna farlo in un contesto di leale collaborazione. “Il presidente del Consiglio decide sentite le regioni con i loro governatori e poi fa una sintesi. In quella sede si decidono anche le eccezioni. Poi ciascun territorio applica ciò che si è deciso insieme. Evitando polemiche tra le istituzioni.

Perché è devastante venire a sapere che in un posto si può circolare e in un altro no. Occorre dare la sensazione che vi sia una regia unica e collettiva anche se rispettosa delle differenze. “Infine, ha concluso il capogruppo, dialogo tra di noi: le decisioni che sono state prese del tutto legittimamente dalla Giunta sono non sono state mai non dico condivise ma nemmeno comunicate preventivamente alle minoranze. Una in particolare: quella della Giunta regionale di rinviare le elezioni”. Rinvio ovvio secondo il consiglier, “ma qualcosa di più del galateo istituzionale avrebbe consigliato di sentire anche le opposizioni”. Adesso – ha concluso Tonini – abbiamo davanti una parete ripidissima: quella della fase acuta della crisi economica visti i dati agghiaccianti sul crollo del Pil che colpirà soprattutto il turismo e che ridurrà le entrate nel bilancio provinciale di 380-400 milioni di euro a fronte di una domanda di aiuti, investimenti e prestiti destinata ad aumentare in modo esponenziale. IL cerchio sarà difficile da quadrare. Per questo, ha garantito, “le minoranze sono pronte a dare il loro contributo purché Giunta e maggioranza si aprano al dialogo”.

 

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Rossi: se avesse ascoltato i nostri consigli la Giunta avrebbe perso meno tempo.

Ugo Rossi (Patt) si è soffermato sulla gestione di quest’emergenza sanitaria senza precedenti che porta con sé conseguenze il cui carattere è “l’inevitabilità”. Proposte e critiche delle minoranze – ha aggiunto – non vanno scambiate con la volontà di attivare meccanismi di attribuzione di responsabilità causa-effetto”. Certo per Rossi Giunta e presidente Fugatti hanno cercato di fare il massimo di fronte all’emergenza, ma avrebbero potuto e dovuto ascoltare subito alcuni consigli forniti fin dall’inizio dalle minoranze che, seguiti successivamente, hanno determinato una grave perdita di tempo. Come nel caso dei suggerimenti dati dal Patt per la gestione degli effetti della pandemia rispetto ai positivi non ricoverati, “sui quali avevamo fatto notare alcune necessità a nostro avviso impellenti.

La prima era quella di evitare che il contagio si sviluppasse tra familiari perché nelle case specie se piccole non si riesce a fare una quarantena. Un altro suggerimento riguardava l’utilizzo degli alberghi. Oggi questa decisione è stata presa con un protocollo, ma la scelta si poteva fare fin dall’inizio. Terza questione: le case di riposo. Si poteva realizzare il coordinamento da noi proposto sull’intero territorio provinciale evitando di appoggiarsi all’Upipa che ha un’altra funzione. Da allora è stata istituita una task force per la gestione unitaria delle Rsa spesso sprovviste di dpi e con poco personale. Il Patt aveva messo in guardia fin dall’inizio sui rischi che si correvano nelle case di riposo che non hanno personale di ricambio. Anche in questo caso la Giunta si è mossa molto in ritardo.

Rossi ha chiesto a Fugatti se a suo avviso vi sia la possibilità di fare qualcosa in più sotto il profilo della gestione dei casi positivi che emergeranno nei prossimi mesi e tutti ci auguriamo siano pochi (ma per quanto pochi dovranno interfacciarsi con la ripresa di una vita normale e quindi con certe garanzie). Altra domanda: come l’assessora Segnana intende garantire monitoraggio e conoscenza della situazione reale dei presunti positivi? Si intende proseguire con i tamponi attuali? Si pensa di sviluppare l’esame sierologico su una quota di popolazione? Per il capogruppo del Patt servono risposte a questi interrogativi per capire come gestire nei prossimi mesi l’utilizzo del distanziamento e della sanificazione degli ambienti. Quanto al resto Rossi ha chiesto a Fugatti di destinare una quota consistente del suo tempo ad occuparsi di presidiare fino in fondo le leve del bilancio insieme all’assessore Spinelli, “perché ha osservato – non è sufficiente basarsi sulla lista della spesa degli stakeholder”. “Su questo punto il presidente – ha concluso – deve spendere un bel po’ di tempo in modo da definire una visione” che non saranno gli esperti a fornire. “Fintanto che in quest’aula non avrà una fotografia chiara della situazione finanziaria effettiva della Pat, tutto sarà ridotto a parole che faticheranno a corrispondere ai fatti”. “E i trentini hanno bisogno di un’iniezione di fiducia, di sapere se il Tretino seguirà a ruota la Provincia di Bolzano che ha stanziato 300 milioni di euro da destinare alle piccole imprese in modo che da domani possano chiedere alcuni contributi a fondo perduto. Comunichiamo un po’ di meno con le stampa e badiamo un po’ di più alla sostanza”.

 

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Marini: le priorità sono affitti, autostrade informative e criminalità.

Alex Marini (Gruppo misto), dopo aver ribadito l’esigenza di intensificare il confronto tra Giunta e minoranze, ha giudicato minimalista la proposta di Tonini di istituire una commissione speciale. A suo avviso rendere un organismo del genere più inclusivo e capace di recepire anche il contributo della sensibilità e dell’apporto di tutti i cittadini mediante l’utilizzo di strumenti innovativi. Questo consentirebbe di raccogliere e rielaborare le idee in vista non solo della fine della legislatura ma del 2050 perché le politiche pubbliche devono ripensare in modo lungimirante al modello di società. Non ci si può limitare a riflettere sul bilancio e le risorse: occorre ragionare di prospettive future che riguardino tutti gli ambiti, compreso quello dei cambiamenti climatici.

Marini ha poi ricordato un convegno promosso qualche anno fa dall’Apss anche sul tema degli agenti infettivi come le zanzare che trasmettono dei virus per effetto del cambiamento climatico. Erano state individuate anche delle soluzioni per la prevenzione che poi però non erano mai passate al livello politico. Secondo il consigliere la sfida della politica è fare in modo che costi e sofferenze siano distribuiti equamente e non gravino solo sui soggetti più deboli. Per il Movimento 5 Stelle, ha concluso Marini, vi sono oggi tre priorità. La prima riguarda gli affitti che non basta sospendere. Non è giusto infatti che un soggetto imprenditoriale debba pagare l’affitto al proprietario nei periodi in cui non ha potuto svolgere la propria attività. Secondo: le autostrade informatiche: molte famiglie sono costrette a casa e tutti operano con il pc, per cui le linee sono spesso insufficienti. Andrebbero quindi accelerati i provvedimenti per far funzionare le autostrade telematiche evitando alle famiglie anche il pagamento degli abbonamenti relativi alle connessioni internet da casa. Terzo elemento: le infiltrazioni criminali nell’economia legali. Il problema c’era prima dell’emergenza e si presenta ancor più oggi nell’affidamento degli appalti pubblici. Servono quindi più controlli e più monitoraggio anche istituendo un apposito osservatorio che assista la politica.

 

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Leonardi: bene la riapertura dei cantieri perché occorre pensare al dopovirus.

Giorgio Leonardi (FI) ha osservato che questo non è il momento opportuno per le polemiche politiche. E in merito alla trasparenza ha difeso il presidente Fugatti che per Leonardi “ha sempre assicurato un’informazione corretta e puntuale con uno sforzo sovrumano”. “Più preoccupante – ha aggiunto – è sentire una conferenza stampa nella quale il presidente del Consiglio rivolge critiche alle opposizioni”. Giusto a suo avviso ringraziare chi lavora in prima linea. Per Leonardi Fugatti con la riapertura dei cantieri all’aperto ha individuato una via mediana verso la fase due, rimettendo in moto alcune attività economiche tenute ad osservare scrupolosamente le misure di protezione dei lavoratori. Occorre, ha aggiunto, pensare fin d’ora al dopovirus, perché la gente ha bisogno di lavorare e le misure decise dal presidente mostrano senso di responsabilità.

 

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Guglielmi: attenzione ai genitori separati che non riescono a pagare i contributi.

Luca Guglielmi (Fassa) ha ribadito la sua vicinanza al presidente della Giunta che dimostra di lavorare senza tregua insieme agli assessori, anche con le tante riunioni in videoconferenza. Spiace a Guglielmi il fatto che sia stata criticata la mancata unità d’intenti con la Provincia di Bolzano, perché scelte diverse sono motivate da situazioni ed esigenze differenti. Giusta a suo avviso anche la nomina della task force della Giunta perché nell’esecutivo non ci sono tuttologi e in questo caso occorre studiare soluzioni sia ai problemi sanitari sia a quelli economici. Guglielmi ha infine richiamato l’attenzione su due problematiche emergenti a causa dell’epidemia: quella dei genitori separati e senza reddito che non riescono a pagare il mantenimento dei figli; e la necessità di far ripartire l’attività degli artigiani che non chiedono assistenzialismo ma di essere messi nelle condizioni di tornare a lavorare.

 

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Dalzocchio: solo per polemica si può pretendere il confronto tra i dati delle regioni.

Mara Dalzocchio (Lega) ha espresso vicinanza alle persone che hanno perso i loro cari a causa dell’epidemia e ai lavoratori che hanno permesso ai cittadini di continuare ad avere tutti i servizi essenziali. Ha poi manifestato solidarietà e condivisione al presidente Fugati e alla Giunta che a suo avviso ha saputo affrontare una situazione la cui difficoltà non ha precedenti. “I problemi – ha sottolineato – si sono abbattuti come uno tsunami su questa Giunta che ha comunque adottato misure coraggiose e addirittura prima che il governo nazionale dichiarasse l’emergenza nazionale. Come è accaduto il 3 febbraio, con la lettera condivisa con i governatori leghisti del nord nella quale si chiedeva di evitare che gli alunni delle famiglie rientrate da poco dalla Cina frequentassero le scuole.

Bene anche l’investimento di un milione di euro per l’acquisto di strumenti tecnologici che permettano agli studenti di seguire le lezioni online e i due milioni forniti all’agenzia del lavoro a sostegno del fondo per l’emergenza. Secondo la capogruppo leghista, invece, gli attacchi alla Giunta sui numeri “lasciano il tempo che trovano perché ogni regione li ha raccolti con criteri diversi e in rapporto ai tempi differenti di esplosione del contagio. Confrontare i dati in questo momento ha solo un valore polemico e opinabile. Non esiste – ha aggiunto Dalzocchio – un manuale di istruzioni per l’uso sul come comportarsi di fronte a un’emergenza come questa, emersa a fine gennaio e sulla quale si potrà ragionare quando l’Apss potrà fornire dati significativi. Quel che è certo – ha concluso – è che la Giunta ha trovato posti in terapia intensiva sufficienti per aiutare le persone gravi, e che ha riaperto i cantieri, scelta unica in tutta Italia che dimostra il coraggio dell’esecutivo e del presidente Fugatti. Che ha pensato subito non solo alle famiglie ma anche ai lavoratori e alle imprese, considerando anche gli effetti economici della crisi sanitaria.

 

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Degasperi: denunciare le responsabilità politiche che hanno indebolito la sanità.

Filippo Degasperi di Onda Civica Trentino ha messo l’accento sul fatto che i problemi emersi oggi di fronte alla pandemia sono anche e soprattutto frutto delle politiche che nel recente passato, in Italia e anche a livello provinciale, hanno causato un forte indebolimento del nostro sistema sanitario. “Certamente vi sono stati aspetti che hanno sorpreso in modo trasversale tutti i sistemi sanitari dei territori”, ha esordito, “ma vi sono stati anche interventi che oggi producono i loro effetti. Non ci si può nascondere – ha proseguito – dietro le falle romane per dire che noi in Trentino non ne abbiamo avute.

Le falle romane sono evidenti”. Come nel caso segnalato dal consigliere del mancato coordinamento fra Roma e le regioni, all’origine del quale vi è il licenziamento per motivi politici del direttore generale dell’agenzia nazionale istituita appositamente, con 200 operatori, per coordinare l’attività sanitaria delle regioni. Ora si cerca di correre ai ripari con il commissariamento. L’Italia e le regioni si è trovata così priva dello strumento preposto al coordinamento dei sistemi sanitari. Ma la responsabilità più grave dei governi nazionali è stata per Degasperi quella di aver “spolpato la sanità pubblica”. “Oggi – ha proseguito – ci si vanta di aver moltiplicato i posti nelle terapie intensive, ma qualche anno fa più del 30% di quegli stessi posti era stato tagliato.

Ora si è solo cercato di recuperare quel che era stato tagliato negli anni passati”. Insomma per Degasperi le più gravi responsabilità della crisi attuale sono politiche e appartengono a chi aveva governato l’Italia negli ultimi anni. In altri Paesi ad esempio i numeri delle terapie intensive sono molto diversi: se in Italia ci sono oggi 8,5 posti ogni 1000 abitanti, in Austria ce ne sono 21 e in Germania 29. Analogo discorso riguarda i medici e gli infermieri. I medici medici oggi scarseggiano perché si è scelto “in modo demenziale”, ha commentato Degasperi, di introdurre il numero chiuso nelle facoltà. E oggi in Italia mancano 8.000 medici che si sono laureati col numero chiuso negli ultimi 10 anni, probabilmente perché migrati all’estero per lavoro. E parliamo del solo sistema sanitario pubblico, nel quali si sono persi 13.000 infermieri negli ultimi 10 anni. A livello provinciale, pur riconoscendo l’impegno del presidente Fugatti, Degasperi ha ricordato di aver suggerito “per tempo, ai primi di marzo, di fermare le attività non urgenti all’interno delle strutture sanitarie trentine, inmodo da recuperare personale per l’emergenza.

Ma per arrivare a questo – ha osservato – si sono perse due settimane”. Anmche gli sportelli per la prenotazione delle visite specialistiche sono rimasti aperti troppo all ungo e la responsabilità di questo – ha concluso il consigliere – dovrà pur essere individuata”. E ancora: mentre si cercava di recuperare dei medici per l’emergenza, altri erano inoccupati all’interno dei poliambulatori perché le visite non c’erano più. Infine sull’economia Degasperi ha detto di attendere il secondo disegno di legge della Giunta.

 

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Fugatti: non ho mai nascosto l’alto numero di contagi e decessi nel Trentino.

Nella sua replica il presidente Fugatti ha ringraziato per la solidarietà umana che i consiglieri gli hanno espresso e sottolineato il fatto di aver evidenziato sempre e fin dall’inizio nelle sue conferenze stampa i numeri reali dei contagio in Trentino, senza nascondere che erano superiori a quelli della maggior parte delle regioni vicine e anche superiori alla media nazionale. Fin dall’inizio – ha ribadito – questo non è stato mai taciuto ai trentini. E ha aggiunto di aver sempre informato anche del numero dei deceduti senza lasciare dubbi sul fatto che nel Trentino l’incidenza era maggiore. “D’altra parte la Provincia di Trento – ha proseguito – su indicazione dell’Apss ha conteggiato tra i deceduti per covid anche i soggetti già affetti da varie altre patologie. E non so se lo stesso è stato evidenziato anche nelle altre regioni d’Italia, ma sicuramente noi nella comunicazione ai cittadini non abbiamo mai voluto sottostimare la cosa”. Rapporto con Bolzano. Su questo punto Fugatti ha osservato che “il problema non riguarda certo la differente decisione in merito ai 200 o 300 metri di distanza dall’abitazione per la passeggiata consentita, perché l’interlocuzione con Bolzano da parte nostra è sempre stata fitta, costante e continua sia dal punto di vista tecnico che politico”. “A partire dal 28 febbraio – ha aggiunto Fugatti – il confronto telefonico con l’Alto Adige è stato quotidiano.

E ora tra noi vi è una riunione bisettimanalie sulla sanità”. Ancora: il presidente ha ricordato una riunione dell’Euregio sui contagi le cui differenze, ha ipotizzato, si potrebbero ricondurre a motivazioni geografiche. Con Bolzano comunque le riunioni sono settimanali in videoconferenza. Sia sotto i profilo tecnico sia per i dispositivi. Nel momento più critico la Provincia di Trento ha offerto a quella di Bolzano 15 posti in terapia intensiva che per fortuna non hanno avuto bisogno di utilizzare”. Quanto alla Regione, ha chiesto retoricamente Fugatti, “se in trent’anni abbiamo avuto difficoltà a trovare un accordo su questo punto, secondo voi in questo momento storico così difficile riusciamo a raggiungere un’intesa? Ma il rapporto con Bolzano c’è nonostante le sensibilità politiche diverse”. Sulla trasparenza il presidente ha ribadito che da parte della Giunta è stata quotidiana e costante.

“Non è un piacere – ha confessato – presentarsi tutti i giorni per un’ora ai trentini né fisicamente né psicologicamente, ma io credo di dover dare una risposta alle loro domande, anche rispondendo a quelle liberamente poste dai giornalisti”. Fugatti ha assicurato che c’è sempre stata anche una leale collaborazione della Provincia autonoma di Trento con il governo nazionale. “Rivolgendomi alle scelte del governo non ho mai detto una parola polemica – ha ricordato – neanche quando avevamo bisogno di qualcosa che mancava. E la protezione civile nazionale ci ha sempre risposto. E anche sulla nostra ordinanza per la riapertura dei cantieri all’aperto – ha concluso il presidenete – ho avuto una cordiale interlocuzione con il ministro Boccia”. Quanto agli alberghi da riservare ai familiari non gravi Fugatti ha segnalato che su qeusto punto “la Giunta è al lavoro anche se per ora ci si è concentrati sulle Rsa, che sono le strutture più a rischio. Ora pensiamo anche ai familiari”. Task force: il presidente ha ricordato che la Giunta l’aveva istituita il 1° aprile, vale a dire il giorno dopo la riunione avuta con le minoranze consiliari. Avevamo iniziato a lavorarci la settimana prima”. Infine Fugatti ha ricordato che le Rsa sono autonome e che per questo è stato importante aver scelto l’Upipa come punto di riferimento. La task force è stata attivata su sollecitazione delle Rsa che con Upipa avevano chiesto un affiancamento per la gestione degli interventi.

Sui tamponi il presidente ha segnalato la mancanza dei reagenti chimici non solo in Trentino ma a livello internazionale. Con i reagenti, ha detto, potremmo fare fino a 2000 tamponi al giorno. Ad oggi ne sono stati fatti 19.800, pari al 3,7% della nostra popolazione. Nel rapporto tra numero di tamponi e popolazione siamo al terzo posto in Italia. Ci supera solo il Veneto, seconda regione più colpita, che arriva al 4.4%, mentre Friuli, Lombardia ed Emilia Romagna si fermano al di sotto del 3%. Fugatti ha comunque promesso un maggior impegno in questa direzione con la collaborazione avviata sui reagenti con il Cibio e le due Fondazioni.

Il futuro, ha aggiunto, è il test sierologico. In Italia ne sono stati fatti 15.000 ma non vi è ancora pieno accordo tra gli scienziati sull’utilità di questo esame. In ogni caso la Provincia li farà appena possibile. Il presidente ha infine condiviso in pieno con il consigliere Rossi l’esigenza di una “iniezione di fiducia”. Iniezione che la Provincia darà ai trentini per soddisfare il più possibile le richieste provenienti da più parti, visto che chi non lavora oggi ha estremo bisogno di aiuto per poter ripartire. Per questo Fugatti ha preannunciato che il prossimo disegno di legge della Giunta “esprimerà uno sforzo coraggioso e incisivo in termini di risorse anche se Trento non dispone delle stesse disponibilità finanziarie che Bolzano può mettere in campo (300 milioni). Diremo quante saranno queste risorse e come vogliamo intervenire in rapporto ai vari scaglioni di reddito, per dare continuità alle attività economiche e produttive perché si reinseriscano nel mercato. Con modalità non assistenziali, anche se chi ha perso un lavoro un sostegno va dato”.

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