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LETTERE AL DIRETTORE

BRUNO DORIGATTI * AUTONOMIA: « “CENTRO STUDI”, COMPITI NON DIVERSI DALLE “MISSION” DI MUSEO STORICO – FONDAZIONE DE GASPERI – ISIG-FBK »

Scritto da
12.11 - giovedì 2 marzo 2023

Gentile direttore Franceschi,

allego quanto oggi pubblicato sul quotidiano “l’Adige”, anche per consentire la visione ai lettori di Opinione.

Bruno Dorigatti

Trento

 

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Leggo – con stupore – il recente intervento del dottor Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino, con il quale si fa opportunamente il punto sul cinquantesimo anniversario del secondo statuto e sulle prospettive future del sistema delle autonomie speciali.

In questa disamina rientra la proposta di istituzione di un Centro Studi sull’Autonomia che, almeno per quanto mi riguarda, sembra avere il vago sapore di una “rivincita”, rispetto alle critiche del passato e al diniego ufficiale del Consiglio provinciale, del quale assunsi allora e confermo oggi, la piena responsabilità.

Ricordo che all’epoca l’ipotesi, caldeggiata anche da autorevoli sostegni, giunse sul tavolo della Presidenza del Consiglio provinciale: fu oggetto di analisi approfondite e di un esame, svolto anche con il supporto di alcuni esperti e studiosi della complessa materia autonomistica. Non fu quindi a cuor leggero che venne espressa la contrarietà dell’istituzione consiliare alla creazione di un ente pubblico o para-pubblico, il cui ingente costo di gestione annua sarebbe ricaduto, almeno nelle intenzioni dei proponenti, sul bilancio dell’Assemblea legislativa, contraddicendo così quella ragionata austerità che stava caratterizzando quel periodo e quella Presidenza.

Oggi, a distanza di qualche anno, osservo la riproposizione del medesimo progetto, che, nonostante gli sforzi per assicurarne la necessità, non sembra apportare alcunché di particolarmente nuovo rispetto alle ipotesi già allora formulate. Tuttavia, essendo cambiato radicalmente lo scenario politico-istituzionale, va da sé che anche certe decisioni mutino per adattarsi, al pari di chi le propone, alle esigenze di quello attuale. Comprendo il diverso periodo che viviamo, ma rimango con tutte le identiche perplessità di allora, rese oggi perfino più acute. Ho l’impressione che quest’organismo potrebbe rivelarsi una sorta di grimaldello adatto a costruire ragioni a sostegno di quel disegno macro-regionale triveneto che pare riprendere quota, ma che rappresenta anche, e senza alcun dubbio, il definitivo seppellimento dell’esperienza autonomistica speciale del Trentino.

Nemmeno “la verifica sullo stato di salute della cultura dell’autonomia” risulta nuova, ed anzi, essa ha già svelato il diffuso rancore nutrito verso la nostra specialità da larga parte del Paese, dimostrando in ciò il fallimento della comunicazione istituzionale circa l’unicità delle autonomie speciali e del loro possibile apporto alla maggiore autonomia anche delle regioni a statuto ordinario.

Inoltre, parlare di regionalismo in un clima così pesantemente connotato dal ritorno del centralismo e del nazionalismo, appare veramente un atto di involontaria ironia. Credo che la realtà sia ben diversa dall’affresco che ci viene proposto. L’autonomia offerta dal progetto leghista per gli statuti ordinari risulterà probabilmente più fumo che arrosto, non fosse altro per i maggiori costi e le minori entrate che ciò comporterebbe per il bilancio statale. Si risolverà quindi in dichiarazioni trionfanti ed in altrettanta scarsa concretezza. Il progetto macro-regionale, se non decisamente contrastato, continuerà ad evolvere, perché non sarà di certo il leghismo trentino ad opporsi, e men che meno il nazionalismo della destra, fino a quando non avranno assorbito l’autonomia speciale svuotandola di risorse e di significato, riducendola ad una mera convenzione.

Registro infine come i compiti tratteggiati per il Centro Studi non appaiano molto diversi dalle “mission” di enti come la Fondazione Museo Storico, la Fondazione Alcide Degasperi o l’Istituto storico italo-germanico di F.B.K. Quest’ultimo potrebbe essere, per la sua stessa natura, la sede più idonea per attività di stampo interdisciplinare ed interregionale, come quelle che si vorrebbero affidare al Centro Studi.

Convengo però con il dottor Ferrandi su un concetto: l’appuntamento di Borghetto non è un punto di arrivo, ma di partenza, purché si rafforzi l’autonomia con un terzo statuto. Non vorrei, infatti, che questa partenza riguardasse l’espansione veneta, indebolendo ulteriormente la nostra autonomia e dando quindi il via ad un processo difficilmente reversibile,  che porterebbe il Trentino, ancora una volta, ai margini della storia.

 

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Bruno Dorigatti

Trento

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