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DEMAGRI (PATT) – INTERROGAZIONE * CONTAGIO: « QUALE SARÀ L’APPROCCIO DELLA PAT ALLA “FASE DELLA CONVIVENZA” CON COVID19? »

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13.27 - sabato 20 giugno 2020

Dopo il lock down necessario per contrastare il dilagare dell’epidemia del Coronavirus Covid19, si è entrati nella cosiddetta “Fase 2”, che servirà a guidarci ad una graduale ripresa delle attività. È indubbio che in questa fase riveste molta importanza la capacità delle Regioni e delle Provincie autonome di organizzarsi e di trasmettere ai cittadini l’importanza di essere responsabili nel tornare alla normalità.

In questi mesi si è molto parlato di come è necessario agire al fine di far ripartire l’economia più velocemente possibile e di come è opportuno approcciarsi alla fase della “convivenza” con il virus. Questa fase viene definita “dell’approccio integrato”, che viene sintetizzata come strategia delle 3T, cioè TESTARE, TRACCIARE e TRATTARE.

E’ infatti necessario, per chi governa, tenere conto della tendenza della società di mantenere o ricercare contatti umani e rapporti di contatto sociale. Per questo per interrompere la catena di trasmissione del virus, è importante da un lato curare tempestivamente chi viene contagiato, ma è altresì importante dall’altro lato cercare tutti coloro che sono stati in contatto con il soggetto positivo al coronavirus al fine di verificare chi è stato a sua volta contagiato e, con un’azione sempre più mirata di controllo, bloccare sul nascere il processo di infezione reciproca.

Nel decreto “rilancio” del 19 maggio 2020 è contenuta la disposizione che chiama le Regioni e le Province autonome ad adottare “piani di potenziamento e riorganizzazione della rete assistenziale. I piani di assistenza territoriale contengono specifiche misure di identificazione e gestione dei contatti, di organizzazione dell’attività di sorveglianza attiva effettuata a cura dei Dipartimenti di Prevenzione in collaborazione con i medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e medici di continuità assistenziale nonché con le Unità speciali di continuità assistenziale, indirizzate a un monitoraggio costante e a un tracciamento precoce dei casi e dei contatti al fine della relativa identificazione, dell’isolamento e del trattamento”.

A livello statale per sviluppare un sistema che permetta di tracciare i contatti personali degli individui è stata sviluppata una app per dispositivi elettronici mobili (App Immuni) che servirà per l’individuazione della rete di contatti sociali dei malati.

Il funzionamento dell’App IMMUNI è basata sul tracciamento tramite Bluetooth dei dispositivi mobili dei cittadini che hanno l’app sul proprio dispositivo. La sicurezza dell’applicazione non è in dubbio, comprovata da analisi indipendenti sul codice liberamente disponibile. Essa permette di segnalare, in maniera riservata ad ogni cittadino l’eventuale esposizione al virus.

A livello provinciale questo sistema può essere integrato con un efficiente sistema di gestione di coloro ai quali viene notificata un’esposizione tramite app e quindi un possibile contagio.

Servirà quindi, per migliorare ancora il sistema integrato, un lavoro pratico che vada oltre l’applicazione dei software sui dispositivi, come ad esempio garantire il tampone o test rapido in tempi brevissimi a tutti coloro che riceveranno l’avviso.

La richiesta che abbiamo fatto alla PAT è quella di sapere se si intende pianificare una revisione dell’assistenza territoriale al fine di strutturare un piano di identificazione e gestione precoce dei casi di contagio e se la PAT prevede di sensibilizzare i cittadini tramite una campagna informativa della sicurezza e dell’importanza di dotarsi dell’app “IMMUNI”.

Riteniamo fondamentale che la PAT predisponga un canale prioritario di accesso al test per la positività a Covid19 per chi riceva un avviso di esposizione al virus tramite app IMMUNI. Questo perché l’avviso non è trasmesso agli enti preposti al controllo o alle strutture sanitarie ma solamente all’interessato.

Per cui è necessario che in maniera del tutto anonima e gratuita, coloro i quali ricevano l’avviso possano verificare se sono in effetti stati contagiati. Solo in questo modo sarà possibile migliorare l’efficacia dell’app IMMUNI e utilizzare questo importante strumento a favore della sicurezza di tutti.

 

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Cons. Paola Demagri

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