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LANCIO D'AGENZIA

CORTE CONTI – REGIONE TN-AA / TRENTO / SEZIONE CONTROLLO * PRESIDENTE LENTINI: « I RENDICONTI DELLA GESTIONE ECONOMICO-FINANZIARIA 2019 DEI 175 COMUNI DELLA PROVINCIA DI TRENTO » (SINTESI)

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20.03 - giovedì 17 marzo 2022

In allegato la nota ricevuta da Opinione da parte della Segreteria della Presidente della Sezione di controllo della Corte dei conti di Trento, Anna Maria Rita Lentini,. La sintesi dei controlli svolti sui rendiconti dell’esercizio 2019 dei 175 Comuni della Provincia di Trento. I

l referto integrale, approvato con delibera n. 13/2022/FRG, contenente la puntuale indicazione dei controlli svolti e dei relativi esiti, sarà a breve disponibile sul sito istituzionale della Corte dei conti al LINK.

RELAZIONE CONCLUSIVA GESTIONE ECONOMICO-FINANZIARIA 2019 DEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI TRENTO

A conclusione delle attività di verifica condotte dalla Sezione regionale di controllo per il Trentino-Alto Adige/Südtirol sui rendiconti dell’esercizio 2019 dei 175 Comuni della Provincia di Trento, è stato predisposto un referto finale, approvato con delibera n. 13/2022/FRG, pubblicata sul sito istituzionale, nel quale sono state evidenziate le principali grandezze finanziarie, nella dimensione aggregata all’intero comparto degli Enti locali trentini, articolate sulla base delle fasce dimensionali, anche nella prospettiva diacronica dell’evoluzione registrata nel triennio 2017-2019.

L’esame dei rendiconti 2019 non ha evidenziato gravi disfunzioni nella gestione complessiva degli enti, fatte salve talune situazioni di particolare sofferenza operativa di alcune amministrazioni, correlata a carenze strutturali di personale, che non hanno trovato soluzione nemmeno con l’avvio delle gestioni associate.

Come già evidenziato in più occasioni dalla Sezione, il percorso di progressiva riduzione delle municipalità presenti sul territorio, attraverso i processi di fusione avviati da qualche anno, va ulteriormente incoraggiato e perseguito, anche attraverso forme di incentivazione e sostegno, affinché si realizzi il giusto contemperamento tra l’esigenza di un’istituzione vicina alle Comunità locali e la necessità di assicurare un’organizzazione efficiente ed economicamente sostenibile, in grado di soddisfare efficacemente i bisogni dei cittadini.

Nel corso del 2019, è stato costituito unicamente il Comune di Terre d’Adige, derivato dalla fusione di Nave San Rocco e di Zambana.

Tutti i Comuni hanno conseguito un risultato di amministrazione positivo, sia di Parte A che di Parte E (avanzo disponibile a seguito degli accantonamenti, vincoli e destinazioni, pari a 196,01 milioni di euro) ed hanno ottenuto un risultato di competenza non negativo.

L’indebitamento, diretto e indiretto, pari a complessivi 229,4 milioni di euro, ha inciso nella misura del 29,20% sulle entrate correnti; mentre, per 6 Comuni (Cloz, Dambel, Isera, Rumo, Sant’Orsola Terme e Vermiglio), si è registrato un debito elevato, superiore al 100% delle entrate correnti.

Con riferimento agli obiettivi di razionalizzazione della spesa fissati dalla Giunta provinciale per l’anno 2019, i dati comunicati dai competenti servizi della Provincia autonoma di Trento evidenziano che, complessivamente, i Comuni hanno ottenuto una riduzione, rispetto alla spesa di riferimento relativa all’esercizio 2012, di 31,2 milioni di euro, a fronte di un obiettivo di risparmio di 21,4 milioni di euro.

Peraltro, 10 enti non hanno raggiunto il target programmato e, per questi, pur tenendo conto dell’emergenza sanitaria in corso, dovranno essere valutate, da parte dell’Ente vigilante, opportune azioni di monitoraggio e iniziative finalizzate al recupero di efficienza, tenendo conto anche del livello di sforamento della spesa registrato dalle singole amministrazioni, rispetto agli obiettivi predefiniti.

A fine esercizio, il fondo di cassa di 210,7 milioni di euro è risultato in aumento rispetto alla consistenza iniziale, pari a 176,1 milioni di euro.

Il valore complessivo della spesa corrente del 2019 è stato pari a 714,4 milioni di euro, di cui 18 milioni per rimborsi di prestiti.

I dati per fasce di popolazione dimostrano che la spesa pro-capite corrente registra i livelli più elevati nei Comuni di minore dimensione (con popolazione inferiore ai 500 abitanti), con un andamento decrescente fino agli Enti della quinta fascia (tra i 5 e 10 mila abitanti), per poi riprendere un trend in espansione.

Il differenziale tra la spesa corrente dei Comuni della prima fascia e quelli della quinta, che registra il livello di spesa pro-capite più basso, è pari a 648 euro (38,24%); mentre la differenza tra le prime due classi di Comuni è pari a 106 euro (6,27%).La spesa del personale è stata in totale di 221 milioni di euro (+0,70% rispetto al 2018), con una incidenza sulle spese correnti (titolo 1) del 31,74% (nel 2018, del 32,24%).

La spesa in conto capitale totale, pari a 346,7 milioni (nel 2018, 330 milioni), ha determinato un valore pro-capite di 637,6 euro, con l’importo più alto concentrato nei Comuni con meno di 500 abitanti (1.996 euro) e l’importo più basso nel Comune capoluogo (223 euro).

Al riguardo, particolare attenzione deve essere riservata alla programmazione delle infrastrutture, al fine di assicurare un ottimale rapporto costi/benefici per la popolazione, considerato l’impatto che talune opere pubbliche possono generare sulla spesa corrente, in termini di successivi oneri di funzionamento e manutenzioneLe spese di rappresentanza, per un totale di 541 mila euro (+3,16%, rispetto al 2018), oggetto di un controllo campionario, hanno evidenziato oneri non correlati al mantenimento o accrescimento del prestigio dell’ente, nell’ambito delle proprie finalità istituzionali. Tanto, in ragione anche di una interpretazione estensiva dell’art. 215 della l.r. n. 2/2018, non conforme agli orientamenti normativi e giurisprudenziali generali, relativi ai presupposti di ammissibilità della spesa.

Giova ribadire, ancora una volta, la necessità che le amministrazioni assicurino un utilizzo delle risorse pubbliche per spese di rappresentanza improntato al massimo rigore di selettività, al fine di evitare spese, che, seppure unitariamente di importo limitato rispetto al bilancio comunale, non risultano però conformi agli stringenti presupposti normativi, come enucleati dalla consolidata giurisprudenza della Corte dei conti.Le spese per incarichi a soggetti esterni sono state pari a 16,8 milioni di euro, di cui 5,7 milioni di parte corrente e 11,1 milioni di euro per investimenti. La spesa maggiore è concentrata nella fascia di Comuni da 2.001 a 5.000 abitanti (oltre un quarto del totale), seguita dalla fascia da 1.001 a 2.000 abitanti (22,63% del totale).

Dall’esame istruttorio delle delibere di affidamento, sono emerse diverse criticità: la mancata adozione, per numerose municipalità, di specifiche norme regolamentari disciplinanti i limiti, i criteri e le modalità di affidamento; una disomogenea individuazione degli organi competenti ad adottare il provvedimento di affidamento; l’erronea imputazione delle spese per gli affidamenti di incarichi e consulenze, soprattutto rispetto alla distinta fattispecie degli appalti; il mancato rispetto degli obblighi di pubblicità previsti dalla vigente normativa; l’omessa trasmissione alla Corte dei conti dei provvedimenti relativi agli affidamenti di incarichi e consulenze superiori ai 5.000 euro.

Inoltre, dallo scrutinio campionario dei provvedimenti di incarico a soggetti esterni alle amministrazioni comunali, è stata rilevata la carente o incompleta motivazione; l’omessa stipulazione dei contratti con i professionisti incaricati, l’assenza di una valutazione delle prestazioni rese dai soggetti affidatari prima dell’emissione degli ordini di pagamento e, inoltre, la presenza di incarichi reiterati nel tempo, per attività ordinarie riguardanti le funzioni istituzionali

Con riferimento alle partecipazioni societarie, i Comuni trentini detengono quote in 120 società, che operano in 29 settori di attività, ove si consideri la classificazione in base al secondo livello “Ateco 2007” (detto divisione).

Il numero maggiore di società (n. 31) è attivo nel settore “fornitura energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata”, seguito dal settore “trasporti terrestri e mediante condotte” (n. 19).

Il patrimonio netto delle società attive (n. 113), di pertinenza dei Comuni trentini, è pari a 567,3 milioni di euro, di cui 423,7 milioni relativo a casi in cui gli enti esercitano il controllo nelle sue diverse forme.

Il risultato d’esercizio positivo 2019 di pertinenza dei Comuni è stato pari a 39,5 milioni di euro, mentre le perdite sono ammontate a 54 mila euro;

Dal confronto con alcuni indicatori registrati a livello nazionale, è stata rilevata, sul fronte delle entrate, una capacità di riscossione dei Comuni della Provincia di Trento del 60,58%, contro un valore medio nazionale del 76,48%.

Per quanto riguarda la spesa corrente, il valore pro-capite locale è stato pari a 1.281 euro, mentre il dato medio nazionale è stato di 923 euro (+38,76%).

La spesa in conto capitale ha evidenziato un differenziale di 425 euro (638 euro la spesa trentina, 213 euro quella nazionale).L’attività di controllo sui rendiconti dell’esercizio 2019 dei Comuni della Provincia di Trento ha comportato l’adozione, da parte della Sezione, di n. 69 delibere di segnalazione per la presenza di criticità nella gestione operativa, peraltro relative a situazioni che non determinano, allo stato attuale, effetti pregiudizievoli sugli equilibri strutturali del bilancio degli enti interessati, e n. 106 delibere di chiusura dell’attività di verifica contenenti osservazioni o rilievi particolari, rappresentati alle amministrazioni anche in una prospettiva dinamica, al fine di stimolare l’adozione di provvedimenti autocorrettivi.

In esito alle più diffuse criticità riscontrate, la Sezione ha formulato le seguenti principali raccomandazioni agli enti locali, invitandoli a prestare particolare attenzione:

a rispettare il termine di approvazione del rendiconto e ad inviare tempestivamente i dati alla BDAP. Ai sensi dell’art. 9, c. 1-quinquies, del d.l. n. 113/16, per gli enti che hanno disposto assunzioni di personale nel periodo di inadempimento all’obbligo di tempestiva approvazione del rendiconto e aggiornamento della BDAP non riconducibili a servizi pubblici essenziali, sono state effettuate le segnalazioni alla Procura regionale della Corte dei conti per le eventuali valutazioni di competenza;
per gli enti che presentano disfunzioni gestionali e operative, ad attivare le opportune iniziative anche di riorganizzazione e revisione dei processi, per consentire di superare, in modo strutturale, le criticità della gestione amministrativo-contabile;
a contenere le spese correnti, comprese quelle del personale, per garantire gli obiettivi di efficientamento fissati dalle disposizioni provinciali, relativamente ai Comuni che non hanno conseguito i target fissati;
a migliorare la capacità di realizzazione delle entrate, assicurando un maggior allineamento tra la fase previsionale e quella di consuntivo, in coerenza al fondamentale principio di prudenza che deve caratterizzare i documenti di programmazione finanziaria;
ad attivare le opportune iniziative, per quanto di competenza degli enti, per aumentare le percentuali di riscossione delle entrate di competenza, al fine di garantire la puntuale riscossione dei crediti e il miglioramento della gestione dei flussi finanziari;
a migliorare le attività di contrasto all’evasione tributaria, nonché ad incrementare l’efficienza dei relativi processi di riscossione;
ad utilizzare l’anticipazione di tesoreria soltanto per urgenti ed indifferibili esigenze di pagamento e per limitati periodi di tempo;
a rispettare i termini di pagamento delle transazioni commerciali;
ad allegare al rendiconto l’attestazione sulla tempestività dei pagamenti, con eventuale indicazione delle misure attivate o da adottare per ricondurre i pagamenti nei termini normativi, sottoscritta dal legale rappresentante e dal responsabile del servizio economico-finanziario;
a rispettare le procedure di spesa, per evitare la formazione di debiti fuori bilancio;
a monitorare il livello di indebitamento – ancorché, per tutti gli enti, il livello è risultato essere contenuto nei limiti normativi -, per garantirne la sostenibilità nel tempo, con particolare riguardo a quei Comuni nei quali l’incidenza dell’indebitamento supera il 100% delle entrate correnti;
ad attenersi strettamente alla vigente disciplina sugli affidamenti di incarichi a soggetti esterni all’amministrazione, nonché a tutti gli adempimenti ad essa connessi;
ad assolvere puntualmente agli obblighi di pubblicità e trasparenza, anche con riferimento all’affidamento di incarichi a soggetti esterni all’amministrazione;
a rispettare le vigenti disposizioni normative e gli approdi giurisprudenziali in ordine alle spese di rappresentanza;
a compilare correttamente e tempestivamente il questionario e la relazione dell’organo di revisione dei Comuni, per la doverosa collaborazione con la Corte dei conti;
ad assicurare un efficace sistema di rilevazione dei rapporti finanziari, economici e patrimoniali che intercorrono tra il Comune e gli organismi partecipati, idoneo a consentire la scomposizione delle relazioni reciproche nelle diverse componenti elementari;
a monitorare attentamente gli organismi partecipati che hanno registrato perdite d’esercizio, al fine di salvaguardare i bilanci comunali da possibili ricadute negative, costituendo, a tal fine, adeguati accantonamenti all’apposito fondo rischi, anche per perdite pregresse non immediatamente ripianate;
ad effettuare, ai sensi dell’art. 11, c. 6, lett. j, del d. lgs. n. 118 del 2011, la conciliazione delle partite di credito e debito tra enti e organismi partecipati, al fine di garantire l’attendibilità delle risultanze contabili;
per i Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti, a rivedere la perimetrazione del gruppo amministrazione pubblica e del bilancio consolidato, poiché, nello stesso, devono confluire tutte le società “in house”, a prescindere dalla quota di partecipazione posseduta, al fine di una corretta stesura del bilancio del gruppo;
a classificare correttamente le entrate e le spese di natura non ricorrente, al fine di assicurare che gli equilibri finanziari siano raggiunti senza l’apporto di risorse aventi natura straordinaria;
a perseguire le opportune iniziative che consentano ai Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti di raggiungere anche l’equilibrio economico, oltre che finanziario e patrimoniale, in una logica di valutazione globale dei risultati raggiunti (postulato di cui al n. 15, Allegato n. 1 al d.lgs. n. 118/2011 e s.m.);
a potenziare il sistema dei controlli interni.In conclusione, dall’esame dei rendiconti per l’esercizio 2019 dei Comuni della Provincia di Trento, la Sezione non ha riscontrato elementi sintomatici di squilibri finanziari e, in generale, gravi disfunzioni nella gestione complessiva degli enti, fatte salve le difficoltà operative riscontrate in talune amministrazioni, anche per la carenza di idonee figure professionali, che richiedono un attento monitoraggio per una rapida soluzione.

La ridotta dimensione di un elevato numero di Comuni rappresenta, di fatto, un elemento di evidente criticità nell’assicurare il puntuale rispetto dei numerosi e complessi adempimenti (67 Comuni, su 175 attivi, hanno un numero di abitanti inferiore a mille, di cui 24 addirittura sono sotto le cinquecento unità).

Il percorso di progressiva riduzione delle municipalità presenti sul territorio, attraverso i processi di fusione avviati da qualche anno, va, quindi, ulteriormente sostenuto, anche perché i costi pro-capite dei servizi erogati dagli Enti di minore dimensione risultano significativamente più elevati rispetto a quelli dei Comuni di classi demografiche superiori, talché se ne deduce che entità strutturali meno polverizzate, fermo restando il mantenimento dei servizi essenziali e di front office sul territorio,  consentono margini importanti di efficientamento della spesa.

La spesa in conto capitale totale, pari a 346,7 milioni (nel 2018, 330 milioni), ha determinato un valore pro-capite di 637,6 euro, con l’importo più alto concentrato nei Comuni con meno di 500 abitanti (1.996 euro) e l’importo più basso nel Comune capoluogo (223 euro).

Al riguardo, particolare attenzione deve essere riservata alla programmazione delle infrastrutture, al fine di assicurare un ottimale rapporto costi/benefici per la popolazione, considerato l’impatto che talune opere pubbliche possono generare sulla spesa corrente, in termini di successivi oneri di funzionamento e manutenzione.

 

Le spese di rappresentanza, per un totale di 541 mila euro (+3,16%, rispetto al 2018), oggetto di un controllo campionario, hanno evidenziato oneri non correlati al mantenimento o accrescimento del prestigio dell’ente, nell’ambito delle proprie finalità istituzionali. Tanto, in ragione anche di una interpretazione estensiva dell’art. 215 della l.r. n. 2/2018, non conforme agli orientamenti normativi e giurisprudenziali generali, relativi ai presupposti di ammissibilità della spesa.

Giova ribadire, ancora una volta, la necessità che le amministrazioni assicurino un utilizzo delle risorse pubbliche per spese di rappresentanza improntato al massimo rigore di selettività, al fine di evitare spese, che, seppure unitariamente di importo limitato rispetto al bilancio comunale, non risultano però conformi agli stringenti presupposti normativi, come enucleati dalla consolidata giurisprudenza della Corte dei conti.

 

Le spese per incarichi a soggetti esterni sono state pari a 16,8 milioni di euro, di cui 5,7 milioni di parte corrente e 11,1 milioni di euro per investimenti. La spesa maggiore è concentrata nella fascia di Comuni da 2.001 a 5.000 abitanti (oltre un quarto del totale), seguita dalla fascia da 1.001 a 2.000 abitanti (22,63% del totale).

Dall’esame istruttorio delle delibere di affidamento, sono emerse diverse criticità: la mancata adozione, per numerose municipalità, di specifiche norme regolamentari disciplinanti i limiti, i criteri e le modalità di affidamento; una disomogenea individuazione degli organi competenti ad adottare il provvedimento di affidamento; l’erronea imputazione delle spese per gli affidamenti di incarichi e consulenze, soprattutto rispetto alla distinta fattispecie degli appalti; il mancato rispetto degli obblighi di pubblicità previsti dalla vigente normativa; l’omessa trasmissione alla Corte dei conti dei provvedimenti relativi agli affidamenti di incarichi e consulenze superiori ai 5.000 euro.

Inoltre, dallo scrutinio campionario dei provvedimenti di incarico a soggetti esterni alle amministrazioni comunali, è stata rilevata la carente o incompleta motivazione; l’omessa stipulazione dei contratti con i professionisti incaricati, l’assenza di una valutazione delle prestazioni rese dai soggetti affidatari prima dell’emissione degli ordini di pagamento e, inoltre, la presenza di incarichi reiterati nel tempo, per attività ordinarie riguardanti le funzioni istituzionali

 

Con riferimento alle partecipazioni societarie, i Comuni trentini detengono quote in 120 società, che operano in 29 settori di attività, ove si consideri la classificazione in base al secondo livello “Ateco 2007” (detto divisione).

Il numero maggiore di società (n. 31) è attivo nel settore “fornitura energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata”, seguito dal settore “trasporti terrestri e mediante condotte” (n. 19).

Il patrimonio netto delle società attive (n. 113), di pertinenza dei Comuni trentini, è pari a 567,3 milioni di euro, di cui 423,7 milioni relativo a casi in cui gli enti esercitano il controllo nelle sue diverse forme.

Il risultato d’esercizio positivo 2019 di pertinenza dei Comuni è stato pari a 39,5 milioni di euro, mentre le perdite sono ammontate a 54 mila euro;

 

Dal confronto con alcuni indicatori registrati a livello nazionale, è stata rilevata, sul fronte delle entrate, una capacità di riscossione dei Comuni della Provincia di Trento del 60,58%, contro un valore medio nazionale del 76,48%.

Per quanto riguarda la spesa corrente, il valore pro-capite locale è stato pari a 1.281 euro, mentre il dato medio nazionale è stato di 923 euro (+38,76%).

La spesa in conto capitale ha evidenziato un differenziale di 425 euro (638 euro la spesa trentina, 213 euro quella nazionale).

 

L’attività di controllo sui rendiconti dell’esercizio 2019 dei Comuni della Provincia di Trento ha comportato l’adozione, da parte della Sezione, di n. 69 delibere di segnalazione per la presenza di criticità nella gestione operativa, peraltro relative a situazioni che non determinano, allo stato attuale, effetti pregiudizievoli sugli equilibri strutturali del bilancio degli enti interessati, e n. 106 delibere di chiusura dell’attività di verifica contenenti osservazioni o rilievi particolari, rappresentati alle amministrazioni anche in una prospettiva dinamica, al fine di stimolare l’adozione di provvedimenti autocorrettivi.

In esito alle più diffuse criticità riscontrate, la Sezione ha formulato le seguenti principali raccomandazioni agli enti locali, invitandoli a prestare particolare attenzione:

a rispettare il termine di approvazione del rendiconto e ad inviare tempestivamente i dati alla BDAP. Ai sensi dell’art. 9, c. 1-quinquies, del d.l. n. 113/16, per gli enti che hanno disposto assunzioni di personale nel periodo di inadempimento all’obbligo di tempestiva approvazione del rendiconto e aggiornamento della BDAP non riconducibili a servizi pubblici essenziali, sono state effettuate le segnalazioni alla Procura regionale della Corte dei conti per le eventuali valutazioni di competenza;
per gli enti che presentano disfunzioni gestionali e operative, ad attivare le opportune iniziative anche di riorganizzazione e revisione dei processi, per consentire di superare, in modo strutturale, le criticità della gestione amministrativo-contabile;
a contenere le spese correnti, comprese quelle del personale, per garantire gli obiettivi di efficientamento fissati dalle disposizioni provinciali, relativamente ai Comuni che non hanno conseguito i target fissati;
a migliorare la capacità di realizzazione delle entrate, assicurando un maggior allineamento tra la fase previsionale e quella di consuntivo, in coerenza al fondamentale principio di prudenza che deve caratterizzare i documenti di programmazione finanziaria;
ad attivare le opportune iniziative, per quanto di competenza degli enti, per aumentare le percentuali di riscossione delle entrate di competenza, al fine di garantire la puntuale riscossione dei crediti e il miglioramento della gestione dei flussi finanziari;
a migliorare le attività di contrasto all’evasione tributaria, nonché ad incrementare l’efficienza dei relativi processi di riscossione;
ad utilizzare l’anticipazione di tesoreria soltanto per urgenti ed indifferibili esigenze di pagamento e per limitati periodi di tempo;
a rispettare i termini di pagamento delle transazioni commerciali;
ad allegare al rendiconto l’attestazione sulla tempestività dei pagamenti, con eventuale indicazione delle misure attivate o da adottare per ricondurre i pagamenti nei termini normativi, sottoscritta dal legale rappresentante e dal responsabile del servizio economico-finanziario;
a rispettare le procedure di spesa, per evitare la formazione di debiti fuori bilancio;
a monitorare il livello di indebitamento – ancorché, per tutti gli enti, il livello è risultato essere contenuto nei limiti normativi -, per garantirne la sostenibilità nel tempo, con particolare riguardo a quei Comuni nei quali l’incidenza dell’indebitamento supera il 100% delle entrate correnti;
ad attenersi strettamente alla vigente disciplina sugli affidamenti di incarichi a soggetti esterni all’amministrazione, nonché a tutti gli adempimenti ad essa connessi;
ad assolvere puntualmente agli obblighi di pubblicità e trasparenza, anche con riferimento all’affidamento di incarichi a soggetti esterni all’amministrazione;
a rispettare le vigenti disposizioni normative e gli approdi giurisprudenziali in ordine alle spese di rappresentanza;
a compilare correttamente e tempestivamente il questionario e la relazione dell’organo di revisione dei Comuni, per la doverosa collaborazione con la Corte dei conti;
ad assicurare un efficace sistema di rilevazione dei rapporti finanziari, economici e patrimoniali che intercorrono tra il Comune e gli organismi partecipati, idoneo a consentire la scomposizione delle relazioni reciproche nelle diverse componenti elementari;
a monitorare attentamente gli organismi partecipati che hanno registrato perdite d’esercizio, al fine di salvaguardare i bilanci comunali da possibili ricadute negative, costituendo, a tal fine, adeguati accantonamenti all’apposito fondo rischi, anche per perdite pregresse non immediatamente ripianate;
ad effettuare, ai sensi dell’art. 11, c. 6, lett. j, del d. lgs. n. 118 del 2011, la conciliazione delle partite di credito e debito tra enti e organismi partecipati, al fine di garantire l’attendibilità delle risultanze contabili;
per i Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti, a rivedere la perimetrazione del gruppo amministrazione pubblica e del bilancio consolidato, poiché, nello stesso, devono confluire tutte le società “in house”, a prescindere dalla quota di partecipazione posseduta, al fine di una corretta stesura del bilancio del gruppo;
a classificare correttamente le entrate e le spese di natura non ricorrente, al fine di assicurare che gli equilibri finanziari siano raggiunti senza l’apporto di risorse aventi natura straordinaria;
a perseguire le opportune iniziative che consentano ai Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti di raggiungere anche l’equilibrio economico, oltre che finanziario e patrimoniale, in una logica di valutazione globale dei risultati raggiunti (postulato di cui al n. 15, Allegato n. 1 al d.lgs. n. 118/2011 e s.m.);
a potenziare il sistema dei controlli interni.

In conclusione, dall’esame dei rendiconti per l’esercizio 2019 dei Comuni della Provincia di Trento, la Sezione non ha riscontrato elementi sintomatici di squilibri finanziari e, in generale, gravi disfunzioni nella gestione complessiva degli enti, fatte salve le difficoltà operative riscontrate in talune amministrazioni, anche per la carenza di idonee figure professionali, che richiedono un attento monitoraggio per una rapida soluzione.

La ridotta dimensione di un elevato numero di Comuni rappresenta, di fatto, un elemento di evidente criticità nell’assicurare il puntuale rispetto dei numerosi e complessi adempimenti (67 Comuni, su 175 attivi, hanno un numero di abitanti inferiore a mille, di cui 24 addirittura sono sotto le cinquecento unità).

Il percorso di progressiva riduzione delle municipalità presenti sul territorio, attraverso i processi di fusione avviati da qualche anno, va, quindi, ulteriormente sostenuto, anche perché i costi pro-capite dei servizi erogati dagli Enti di minore dimensione risultano significativamente più elevati rispetto a quelli dei Comuni di classi demografiche superiori, talché se ne deduce che entità strutturali meno polverizzate, fermo restando il mantenimento dei servizi essenziali e di front office sul territorio,  consentono margini importanti di efficientamento della spesa.

 

 

 

 

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