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ATP CHALLENGER ROVERETO (TN) * TENNIS: « L’ATTESO DERBY TRA I CUGINI ARNABOLDI VA ALL’ESPERTO ANDREA, PASSA ANCHE STEFANO TRAVAGLIA »

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20.28 - lunedì 20 febbraio 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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L’atteso derby tra i cugini Arnaboldi va all’esperto Andrea. Da un lato è coinvolto nella carriera del giovane Federico, dall’altro continua a godersi la carriera da giocatore. “Sono il più forte a non aver mai vinto un Challenger? Me lo dicono tutti, ma io sono ancora qui…”. Passa anche Stefano Travaglia, in tabellone va subito fuori Matteo Gigante.

Sono trascorsi quasi 21 anni dalla prima partita di Andrea Arnaboldi nel circuito professionistico. Aveva poco più che quattordici anni quando gli diedero una wild card per le qualificazioni del Challenger di Olbia. Da allora ha giocato più di 1000 (!) partite, ma non avrebbe immaginato di ritrovarsi contro… suo cugino. È accaduto al turno decisivo delle qualificazioni degli Internazionali di Tennis – Città di Rovereto (73.000€, Play-It), laddove ha conquistato un posto in tabellone battendo il giovane Federico, classe 2000, con il quale ha un rapporto davvero speciale. Il derby in famiglia è stato la storia del giorno al Pala Baldresca: una storia terminata con la vittoria del più esperto, un 6-3 6-4 che poteva essere più netto se Federico non si fosse avvicinato dal 5-2 al 5-4 nel secondo set. Con questo successo, Arnaboldi ha prolungato la sua permanenza a Rovereto e troverà al primo turno un altro qualificato, il britannico Charles Broom. “Essendo iscritti allo stesso torneo sapevamo che ci sarebbero state buone possibilità di affrontarci – dice Andrea – ci alleniamo spesso insieme e abbiamo preso il match di oggi come una partita in più, sia pure con la consapevolezza che oggi c’era qualcosa in palio. Ma la routine è stata la stessa: ci siamo allenati insieme, abbiamo pranzato insieme, ci siamo riscaldati insieme… Certo, all’inizio è stato un po’ strano trovarmelo davanti: l’ho visto nascere ed era mio avversario perché facciamo lo stesso lavoro. Però è stata una bella emozione. Passati i primi game, è stata una partita normalissima”.

I CONSIGLI DI ANDREA
È sempre interessante ascoltare le sensazioni di un giocatore, perché da dentro il campo c’è una percezione diversa. E da fuori sembrava che fosse Federico il più nervoso tra i due. “Sinceramente non mi è sembrato – dice Andrea, che ha compiuto 35 anni lo scorso 27 dicembre – anzi, io ero teso perché era una situazione nuova. Però è vero che io ho giocato meglio e lui è stato più falloso del solito”. È difficile esprimere a parole il legame tra i cugini Arnaboldi: qualche mese fa, il giovane Federico disse testualmente: “Andrea non si vuole intromettere nella mia carriera, insiste spesso sul fatto che devo percorrere la mia strada e fare i miei errori, ma se gli chiedo qualcosa è sempre pronto a dare un consiglio. È molto presente nella mia vita, così come io lo sono nella sua. Il consiglio migliore? Probabilmente me lo deve ancora dare”. E allora abbiamo chiesto ad Andrea quanto sia coinvolto nella carriera del cugino. “Parecchio” risponde, salvo poi argomentare: “Adesso un po’ meno in modo diretto, perché giustamente lui ha il suo staff e io sono ancora un giocatore. Tra noi rimane uno splendido rapporto tra cugini e gli do qualche consiglio, però in effetti sono molto richiesto dal suo staff. Parliamo, mi chiedono opinioni… sì, sono molto coinvolto”. Dall’alto dei suoi 35 anni, viene da chiedersi quali siano le competenze che non aveva a 22 anni e che oggi ritiene importanti da trasmettere al cugino. “Tantissime. Mi guardo indietro e per forza di cose oggi sono un altro. Cerco di trasmettergli la mia esperienza: avendo già vissuto certe cose capisco quello che prova e cerco di pulirgli un po’ la strada, eliminando dai suoi pensieri quello che non serve e concentrarsi solo sulle cose importanti”. Nonostante la carta d’identità, tuttavia, Andrea Arnaboldi si sente ancora un giocatore a tutti gli effetti e non pone limiti al suo futuro. Nemmeno un infortunio che lo ha bloccato nella seconda parte del 2022 gli ha tolto il piacere di essere un professionista. Una lesione al tendine del pettorale lo ha bloccato a inizio settembre: dopo un intenso lavoro con i preparatori Francesco Andreoni, Davide Mondin e il fisioterapista Luca Braghetto sentiva di essere pronto per il torneo di Ortisei a fine ottobre. “Infatti l’ho giocato, ma dopo una settimana il fastidio è tornato. Peccato, perché se non avessi giocato quel torneo sarei rimasto fermo per sei mesi e avrei usufruito del ranking protetto. Ormai è andata: adesso sto bene e la testa è focalizzata su quello che serve”.

IL BELLO DI FARE IL TENNISTA
Nel suo piccolo, Andrea Arnaboldi ha scritto una pagina di storia del tennis: è stato lui a giocare (e vincere) il match più lungo di sempre al meglio dei tre set, quel 6-4 3-6 27-25 contro Pierre-Hugues Herbert nelle qualificazioni del Roland Garros 2015. Con l’istituzione del tie-break in tutti i set, il record rimarrà in eterno. E poi c’è quel dato statistico che scoccia: non è azzardato sostenere che Arnaboldi sia il più forte a non aver mai vinto un Challenger. “Me lo dicono tutti! – attacca – mi dà fastidio, non lo nascondo. Però ci credo, sono ancora nel circuito e chissà che non ce la possa fare. Però non la vedo come una macchia: mi piacerebbe vincerne uno, ma se non sarà così… amen”. Ciò che impressiona, in Arnaboldi, è lo spirito. Vive la sua avventura nel professionismo come un regalo: è felice di giocare e – parole sue – gode nel vivere l’ambiente da protagonista. “La cosa importante è il vissuto – dice – se il vissuto è bello e mi diverto, non vedo fine a tutto questo e sono contento. Mi dà soddisfazione l’idea che sarò io a decidere quando dedicarmi ad altro e inseguire nuovi obiettivi. Certo, sono fuori dai top-300 e ho 35 anni, ma mi piace giocare e godo nel fare questo lavoro. I soldi sono importanti, ovviamente, ma certe cose non hanno prezzo”. Chissà che questo spirito, unito alla serenità che traspare dalle sue parole, non lo aiuti a togliersi ancora qualche bella soddisfazione. Se c’è un giocatore che lo meriterebbe, beh, è proprio Andrea Arnaboldi.

TRAVAGLIA IN TABELLONE, GIGANTE AL SECONDO TURNO
La seconda giornata delle qualificazioni ha poi premiato Stefano Travaglia: l’ex numero 60 ATP ha dovuto lottare parecchio per avere la meglio (3-6 6-3 6-4 lo score) sull’idolo di casa Giovanni Oradini. Una battaglia di oltre due ore, fatta di scambi lunghi e muscolari, godibilissima per il pubblico e faticosa per i giocatori. Dopo un inizio difficile, Travaglia si è ritrovato in avvio di secondo set e poi ha lottato duramente nel terzo, in cui ha avuto bisogno di brekkare tre volte l’avversario per portare a casa un posto in tabellone (laddove sfiderà il belga Joris De Loore). Un pizzico di delusione per Oradini, che sperava di proseguire nella sua favola, ma il livello espresso non può che dargli ottimismo e fiducia. Per Travaglia, invece, questo torneo è molto importante per ritrovare il prima possibile una classifica adeguata alle sue capacità. Ha ancora qualche passaggio a vuoto, ma la condizione fisica è pienamente recuperata. Ed è la base da cui costruire. È terminata alle porte del main draw l’avventura di Francesco Forti, che ha opposto un’accanita resistenza al cinese Bu Yunchaokete, prima testa di serie delle qualificazioni. Il romagnolo si è arreso 7-5 al terzo e non è nemmeno stato ripescato come lucky loser: in mattinata era arrivato il forfait di Gianluca Mager per una fastidiosa laringite. Tra i sei sconfitti nelle qualificazioni, è stato premiato lo spagnolo Alejandro Moro Canas, battuto dall’ex top-60 Marius Copil. Nel tardo pomeriggio sono scattati i match del tabellone principale: è arrivata subito una sorpresa con l’eliminazione di Matteo Gigante. Il vincitore del recente Challenger di Tenerife si è arreso alla distanza a Marcello Serafini, suo compagno di squadra al TC Sinalunga. Dopo un inizio difficile, il romano sembrava aver risolto l’enigma. Era avanti 4-1 al terzo, poi però ha perso cinque game di fila e ha finito col perdere col punteggio di 6-4 2-6 6-4. Davvero un risultato inatteso.

 

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Foto di: Loredana Berguecio Bertolini e Lorenzo Vittori

 

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