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MAFFIOLETTI * SCUOLA TRENTINO: « DOPO UNITN LA RIMODULAZIONE DELL’OFFERTA INTERESSA IN MANIERA CENSURABILE ANCHE LE SCUOLE PROFESSIONALI »

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17.24 - domenica 17 settembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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E dopo l’Università di Trento la rimodulazione dell’offerta scolastica va a interessare in maniera davvero censurabile anche il mondo delle scuole professionali (tagli sulle risorse)! La nostra autonomia è a rischio!

E’ di lunedì, 27 Marzo 2023 l’annuncio della presentazione del D.D.L. per il miglioramento del sistema scolastico. Alcuni passaggi della Legge «La presentazione di questo disegno di legge rappresenta, non solo per il mondo scolastico, un passo molto importante che apre nuove prospettive in merito alla valorizzazione della scuola trentina».

E ancora: «definire specifiche misure organizzative volte al miglioramento della qualità dell’offerta formativa e dei processi didattici, formativi ed educativi».
Nelle dicharazioni del’Assessore Bisesti poi queste enunciazioni : «Nello specifico la proposta di legge prevede di dare valore ai docenti che adottano metodologie innovative finalizzate al successo formativo degli studenti, che coordinano attività di orientamento, di inclusione e di contrasto alla dispersione scolastica».

Proponimenti pertanto davvero lusinghieri e del tutto condivisibili se non fosse poi che dalla teoria alla pratica le cose spesso hanno tutt’altra realtà. Quello che vado ad illustrare ha dell’incredibile e cozza con tutte le belle intenzioni espresse. Alcuni giorni fa sono stata contattata appositamente per portare alla ribalta della pubblica opinione ed aprire un serio dibattito politico sul tema Istruzione ed accendere i riflettori su una situazione a dir poco incredibile e scandalosa nei termini in cui si è svolta.

Ragazzi che avevano appena concluso il quarto anno scolastico all’Istituto Sandro Pertini di Trento e che dovevano concludere il loro percorso scolastico/formativo approcciandosi con tutte le aspettative ed i loro sogni ad affrontare i’ultimo anno scolastico che si trovano, invece improvvisamente, a tre giorni dall’avvio regolare delle lezioni a dover apprendere, attraverso un semplice comunicazione mail, che devono arrangiarsi a cercare “ospitalità” presso altro Istituto professionale ed altra sede.

La totale mancanza di comunicazione tra l’Assessorato all’istruzione e le Dirigenze dei vari iIstituti scolastici, nella fattispecie quelli professionali, ha causato agli studenti interessati una situazione gravissima di panico e di smarrimento dato che in tre giorni dovevano provvedere a contattare gli altri Istituti incardinati a ciò e verificare la disponibilità dei posti. Possiamo metterci nei panni sia delle famiglie che dei ragazzi che si sono sentiti abbandonati e traditi nelle loro legittime aspettative di finire il loro percorso scolastico e di studi con tutta la dotazione sia strumentale che professionale che si confà ad un sistema organizzato di servizi terziari ed all’Istruzione.

Noi genitori sappiamo bene quanto sia importante poter dare una continuità ai nostri figli sia in termine di sicurezza che di formazione e questo genere di accadimenti lascia chiaramente intendere come sia mancato una qualsiasi forma di preparazione. un approccio sia di sensibilità che di conoscenza reale delle dinamiche che tale scelta può portare con sé a danno dell’equilibrio psicologico e formativo che in questa età è ancora in fase di .consolidamento ed in tanti nostri ragazzi meno presidiati dalle famiglie, molto precari! A tal proposito voglio proprio fare una censura totale agli organismi territoriali preposti alla cura della comunicazione e della formazione scolastica, Assessorato in primis! Hanno dimostrato una totale incapacità a governare gli eventi ed il “tatto di un elefante in una vetrina di cristalli!”

Credo fermamente che, compito dell’Assessorato competente sia quello di garantire la continuità degli studi, mettendo in campo le migliori strategie ed i migliori provvedimenti atti a dare la migliore formativa ai nostri ragazzi. Credo inoltre che debbano essere garantiti i migliori standard qualitativi sia in termini di risorse umane che di logistica e che la legge del“taglione” con chiusura di aule ed accorpamenti troppo disomogenei denoti una grave mancanza ed una miopia politica , nonché di scarsa attenzione e conoscenza delle reali necessità che deve avare da parte dell’Organismo politico competente un Presidio territoriale, così importante quale è un plesso scolastico in cui i ragazzi investono in relazioni umane e soprattutto in fiducia nel rapporto con gli insegnanti, E tutto questo è accaduto nel silenzio assordante delle Istituzioni preposte che hanno trattato la vicenda come fosse una vicenda del tutto normale!

Se non fosse stato per il coraggio di una ragazza che ha fatto sì che la propria sofferenza diventasse di dominio pubblico nessuno, o solo chi la vive di persona, saprebbe che una classe intera dell’Istituto Sandro Pertini è stata soppressa e che il loro quinto anno scolastico, quello più importante perché quello conclusivo di una fase di studi ed impegno scolastico lo avrebbero dovuto passare in precarietà ed incognita indefinita.

Questo accade nella nostra regione a Statuto Autonomo che chiude il bilancio tecnico di assestamento 2023/25con un impiego di risorse pari 23,10 milioni di euro per il capitolo del sostegno all’istruzione ed alla Cultura! Anche in questo caso è totalmente mancata la concertazione con la Dirigenza scolastica e con la rappresentanza del corpo studentesco.

È con pianificazione organica e preventiva dei bisogni delle utenze che le decisioni finali devono essere prese dagli addetti al mestiere e non con un semplice e tardivo scambio di mail (come è avvenuto in questo caso) che dimostra la totale incapacità di governare gli eventi e soprattutto un inaccettabile depapeuramento dei nostri diritti costituzionalmente sanciti.

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Gabriella Maffioletti
Candidata elezioni provinciali con Alternativa Popolare per il Trentino

 

 

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RIPORTO DI SEGUITO LA CRONISTORIA DEI FATTI DESCRITTI DA UNA STUDENTESSA DELL’ISTITUTO SANDRO PERTINI DI TRENTO

Ecco la storia di Maria (nome di fantasia).

Venerdì 8 settembre
«Mi trovo fuori regione per svolgere la stagione estiva, sono le 13.30 e d’improvviso mi arriva una chiamata di mia mamma dicendomi che la mia scuola, il Sandro Pertini di Trento ha annullato il percorso del quinto anno nella struttura.
Improvvisamente non riesco a comprendere più niente, tremo e scoppio a piangere, com’è possibile che tutti i sacrifici svolti in quattro anni non siano serviti a nulla? Tre giorni prima dell’inizio della scuola scopro che non ho più una scuola, una classe, un quinto anno, una maturità o forse dovrei dire un diritto allo studio. Scopro così che tutto il tempo usato nel mezzo della stagione per studiare anche spesso mentre mi trovavo a lavoro, per l’ammissione alla quinta è stato irrilevante.

Si, perché c’è stata anche una sessione di esami per entrare in quinta, due scritti di matematica ed italiano e uno orale per cui sono dovuta tornare in Trentino per svolgerlo interrompendo di nuovo il lavoro.

Svolta a metà luglio con un’infinità di iscritti, passiamo solo in 9 della mia scuola nella selezione, perché così pochi? Forse dovremmo prepararci già dai primi anni scolastici alla selezione, come possiamo imparare in lezioni del venerdì pomeriggio di poche ore, argomenti che altri alunni hanno svolto in interi anni scolastici normali?

Vado su Whatsapp ed entro nel gruppo del capes( ovvero il quinto anno per le scuole professionali), mille messaggi, panico fra i miei compagni di classe che anche loro come me non sapevano cosa fare. Ci arriva una e-mail dalla scuola dicendoci che la responsabilità ora era nostra e noi dovevamo preoccuparci di chiedere la possibilità di subentrare in classi del quinto anno al Barelli di Rovereto o all’upt.

Rimango spiazzata un’altra volta, lunedì dovrei iniziare scuola e ormai hanno già organizzato tutte le classi, non solo rimango senza scuola ma devo anche arrangiarmi a cercarne un’altra. Decido di mettermi a telefonare alle altre due scuole superiori dove potrei andare a svolgere il mio ultimo anno di scuola, passa del tempo. “Ci dispiace, siamo pieni ormai, i posti sono esauriti” “A noi non è stato comunicato nulla a riguardo, siamo pieni gliel’ho già detto, proverò ad informarmi..”

Nella mia mente ci sono molte preoccupazioni: Cosa faccio ora? Perché a me? L’università? Cosa ne faccio del mio futuro, delle mie ambizioni, dei miei obiettivi che sono stati distrutti così?

Osservo i numerosi messaggi sul telefono, alcune mie compagne decidono di scrivere alla provincia per informarci, siamo senza classe, noi dopotutto vogliamo solo studiare.

Passa ancora tempo, intanto siamo tutti sul filo del rasoio, non sappiamo cosa fare.
Un’altra e-mail della provincia, questa volta dice che non possono fare la classe perché non ci sono abbastanza persone, siamo in 9 ed il minimo è 12. Strano, eppure l’anno scorso la classe al Pertini era formata da meno studenti.
Ci viene detto che un posto lo abbiamo, dobbiamo presentarci alla scuola che vogliamo frequentare tra Upt di Trento e Barelli di Rovereto lunedì mattina e loro vedranno dove metterci.

 

Lunedì 11 settembre

Arrivo all’Upt di Trento con tutte le mie compagne di classe, veniamo accolte dalla segretaria che con il dirigente non capiva molto a riguardo della situazione, non sapendo ovviamente fino alla mattina stessa in quanti si fossero presentati del Pertini dato che potevamo scegliere di andare anche alle Barelli.

Ci viene detto che dobbiamo versare la quota dei 60 euro che però noi avevamo già versato all’altra scuola, dove sono i nostri soldi? Penso sia legittimo che se non svolgiamo l’anno nella struttura ci rivengano dati al più presto. Dopo una notevole attesa veniamo posti come giocattoli in una quinta, non abbiamo i banchi, abbiamo solo le sedie ma in fondo non sappiamo nemmeno se quella classe sarà la nostra o meno..

 

Venerdì 15 settembre

È passata una settimana dall’inizio della scuola, come sto? Inutile dirlo, sono molto scoraggiata. Al fine del quarto anno e durante l’estate ero molto contenta di dover intraprendere l’ultimo anno di scuola, la maturità.

Ero molto entusiasta di svolgere l’ultimo anno nella mia scuola, dove potevo sentirmi ormai a casa dopo 4 anni, dove mi potevo sentire io la “grande” della scuola, con i miei prof, i miei compagni, i miei bidelli, la mia struttura.

Purtroppo però non è stato così. Mi ritrovo a svolgere l’anno più impegnativo delle scuole superiori in un istituto in cui sono stata praticamente obbligata ad andare perché sennò non avrei intrapreso l’anno del tutto nuovo, non conosco nessuno, nessun compagno, nessun prof, nessun posto. Mi pongo solo un quesito: Ne vale ancora la pena esser passata in quei test di ammissione?
Ci viene sempre detto che noi alunni dobbiamo portare rispetto ma loro così ce lo hanno dato, non solo a noi ma anche ai nostri genitori? I libri invece, di cui avevano già mandato la lista che fine fanno ora? Noi li avevamo già comprati.

Tutto quel che è successo mi ha diminuito molto la determinazione e la tenacia che possedevo inizialmente, parlando con le mie compagne ci troviamo tutte sullo stesso lembo, stiamo solo cercando di camminare sul filo senza cadere, non so cosa succederà, se saremmo così brave a fare le equilibriste…Una cosa la so, il filo che abbiamo sotto ai piedi è molto fragile».
Il ddl per il miglioramento del sistema scolastico prevedeva:

Il coordinamento della didattica, di rafforzamento dei percorsi di orientamento e di personalizzazione della didattica; i docenti ricercatori, cui affidare compiti di sviluppo di specifici progetti, di durata anche pluriennale, per il miglioramento e l’innovazione dell’offerta formativa e i docenti delegati all’organizzazione, cui affidare incarichi di diretta collaborazione con il dirigente scolastico per compiti organizzativi. Il costo complessivo della riforma è pari a circa 10 milioni di euro.
Tutto ciò è smentito dalla testimonianza di chi sta vivendo in prima persona la totale incapacità di un assessorato così importante, quello dell’istruzione che, invece di difendere il diritto allo studio, di fatto ruba il futuro alle nuove generazioni, quelle che con tanta buona volontà e impegno vuole “riscattarsi” dall’etichetta dei mammoni nullafacenti.

La domanda sorge spontanea: “a che serve una riforma tanto costosa quanto sbandierata, dal nauseabondo sapore di “mosse politiche un tanto al chilo”, infischiandosene invece del futuro dei nostri giovani, del diritto allo studio uguale per tutti”?

La testimonianza di Maria è documentata dalle chat di whatsapp come si può vedere nelle foto allegate al comunicato.

 

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