(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Leone XIV: urgente impostare una pastorale solidale, non giudicante, che accoglie tutti .Il Vescovo di Roma abbraccia il suo popolo all’Assemblea diocesana in San Giovanni in Laterano. Esorta a mettersi all’opera per una Chiesa che diventi laboratorio di sinodalità, rafforzando la formazione degli organismi di partecipazione e dei catechisti, coinvolgendo giovani e famiglie, con una progettualità condivisa per incidere specialmente a servizio dei più poveri e dei più deboli. Reina: sgomenti di fronte a un mondo insanguinato dai conflitti, desideriamo testimoniare la speranza.
Antonella Palermo – Città del Vaticano
Il Papa torna nella Basilica di San Giovanni in Laterano, nella “Sua cattedrale”, per l’apertura, questo pomeriggio 19 settembre, dell’anno pastorale e, come Vescovo di Roma, si lascia abbracciare dal suo popolo. Lo accolgono, in un clima di sobria e affettuosa attesa, sacerdoti, religiosi e religiose, catechisti, donne e uomini che si dedicano alla cura della Chiesa di Roma. “È una gioia essere qua, ci aspettiamo di continuare nel solco di Francesco, collaborativi, animati da un Vangelo vissuto – dicono in tanti – con meno teoria e più concretezza”. Sventolano i ventagli nel riverbero pomeridiano della calura settembrina. La Parola meditata è tratta dalla Lettera di Paolo agli Efesini, dal Salmo 34, dal Vangelo di Giovanni che racconta l’episodio della Samaritana che incontra Gesù.
Nella meditazione che Leone XIV offre ai fedeli nel cuore della capitale, innanzitutto il grazie a quanti si impegnano nel discepolato e continuano a farlo pur portandone i pesi e alleggerendo, però, nel contempo, le fatiche di chi bussa alle comunità ecclesiali cittadine. Lavoro tanto più prezioso “in questo tempo storico difficile”, precisa il Pontefice che, commentando il brano evangelico della Samaritana, si sofferma sul dono dello Spirito Santo, acqua viva “che estingue le nostre arsure e irriga le nostre aridità, facendosi luce nel nostro cammino”. Affidarsi allo Spirito, capace di rivitalizzare la Chiesa di Roma, e cooperare per rendere questa Chiesa “laboratorio di sinodalità”.
Diventare laboratorio di sinodalità
Sacramentalità ed esemplarità del popolo santo di Dio, concetti chiave dell’ecclesiologia del Vaticano II e dell’ermeneutica di Papa Francesco, vengono indicati dal Papa come quelli da recepire in adesione con quanto richiesto dal Documento finale del Sinodo. Bisogna “vincere le numerose spinte alla contrapposizione o all’isolamento difensivo”, invita il Papa, valorizzando i doni di ciascuno per edificare una Chiesa pacificante e in armonia, realmente missionaria.
Ebbene, ora tocca a noi metterci all’opera affinché la Chiesa che vive a Roma diventi laboratorio di sinodalità, capace – con la grazia di Dio – di realizzare “fatti di Vangelo”, in un contesto ecclesiale dove non mancano le fatiche, specialmente in ordine alla trasmissione della fede, e in una città che ha bisogno di profezia, segnata com’è da numerose e crescenti povertà economiche ed esistenziali, con i giovani spesso disorientati e le famiglie spesso appesantite
Favorire la partecipazione di tutti alla vita della Chiesa
Leone XIV insiste sulla necessità di una partecipazione attiva di tutti alla vita della Chiesa affinché il processo che porta alle decisioni pastorali passi realmente attraverso un “discernimento comunitario”.
Per questo motivo vi invito a rafforzare la formazione degli organismi di partecipazione e, a livello parrocchiale, a verificare i passi fatti fino ad ora o, laddove tali organismi mancassero, di comprendere quali sono le resistenze, per poterle superarle
Un particolare accento viene posto sul ruolo delle prefetture e sui raccordi tra parrochie e centro della diocesi. In un territorio sempre più complesso anche sotto il profilo della mobilità umana, si tratta, sottolinea il Papa, di spazi di vita dove sempre più riconoscibile e spiccato è il tratto della corresponsabilità battesimale e pastorale:
Il rischio è che queste realtà perdano la loro funzione di strumenti di comunione e si riducano a qualche riunione, dove si discute insieme di qualche tema per poi tornare, però, a pensare e a vivere la pastorale in modo isolato, nel proprio recinto parrocchiale e nei propri schemi.
Curare iniziazione cristiana ed evangelizzazione
Osservando inoltre che “la richiesta dei Sacramenti sta diventando un’opzione sempre meno praticata”, Papa Leone raccomanda di promuovere l’ascolto della Parola e l’esercizio della carità.
Occorre sperimentare, se necessario, strumenti e linguaggi nuovi, coinvolgendo nel cammino le famiglie e cercando di superare un’impostazione scolastica della catechesi. In questa prospettiva, occorre curare con delicatezza e attenzione coloro che esprimono il desiderio del Battesimo in età adolescenziale e adulta. Gli uffici del Vicariato a ciò preposti devono lavorare con le parrocchie, avendo particolare cura della formazione continua dei catechisti.
Pastorale che offra un nuovo apprendistato
Il Papa invita poi a non adagiarsi nella ripetitività delle “cose di sempre”. Esorta a una messa in movimento per attuare percorsi personalizzati, attenti alle esigenze dei singoli e facendosi compagni di cammino. Il tasto dolente del coinvolgimento delle famiglie e dei giovani sta particolarmente a cuore al Pontefice perché è proprio quello su cui si inconrtano più difficoltà. Bisogna pensare a una pastorale dinamica che si ponga come vera e propria scuola alla vita cristiana capace di “incidere anche nel tessuto sociale specialmente a servizio dei più poveri e dei più deboli”. Mi pare urgente impostare una pastorale solidale, empatica, discreta, non giudicante, che sa accogliere tutti.
Affrontare l’emergenza formativa a tutti i livelli
Il modello auspicato da Leone XIV presuppone la consapevolezza per cui portare avanti qualche attività tradizionale per mantenere vitali le nostre comunità cristiane non è più sufficiente. Papa Francesco invitata sovente a usare la massima creatività, e Papa Leone XVI sembra proprio insistere su questo aspetto: così che si possa rinnovare il gusto dell’annuncio evangelico, e avere lo stesso slancio missionario che ebbe la Samaritana.
Esse devono diventare generative: essere grembo che inizia alla fede e cuore che cerca coloro che l’hanno abbandonata. Nelle parrocchie c’è bisogno di formazione e, laddove non ci fossero, sarebbe importante inserire percorsi biblici e liturgici, senza tralasciare le questioni che intercettano le passioni delle nuove generazioni ma che interessano tutti noi: la giustizia sociale, la pace, il complesso fenomeno migratorio, la cura del creato, il buon esercizio della cittadinanza, il rispetto nella vita di coppia, la sofferenza mentale e le dipendenze, e tante altre sfide.
Reina: sgomenti per le guerre nel mondo e le tante sofferenze a Roma
Nella preghiera universale, dopo la meditazione del Papa, si prega per una Chiesa “segno luminoso di riconciliazione nel mondo”; per i poveri e i sofferenti nella città “preché trovino rifugio e consolazione”; per i giovani che hanno celebrato il Giubileo: “trovino la forza di compiere scelte coraggiose”. Mentre dal cuore dell’Urbe si leva la supplica di Leone a Dio per il dono della pace, alla benedizione apostolica segue un doppio applauso dell’assemblea, in una città che, come ricorda il Papa, ha bisogno di profezia, segnata come è da crescenti povertà economiche ed esistenziali.
Il popolo della Chiesa di Roma
Intanto il suo messaggio si incrocia con quanto il Vicario generale per la Diocesi di Roma, il cardinale Baldo Reina, ha espresso nel suo indirizzo di saluto, accogliendolo in questo tempio. Portavoce del desiderio di una Chiesa che sente la responsabilità di una testimonianza di speranza tanto più in un mondo insanguinato dai conflitti di fronte ai quali si resta, afferma, “sgomenti”, fa proprie le parole del Pontefice per infondere nuova linfa alle comunità di questo microcosmo della capitale.
Riconosce che in questo territorio non mancano manifestazioni di tensione le quali rimandano a condizioni di disuguaglianza e povertà in crescita, di invivibilità delle periferie, di criminalità dilagante, di erosione di opportunità per i giovani, di diffuso disagio mentale e accesso limitato alle cure per i più poveri. Scenari complessi, quelli accennati dal cardinale, che chiedono discernimento e pastorale attenta e concreta, proprio come rimarca Leone: quella della carità. L’affidamento alle indicazioni suggerite dal Papa tiene conto di solitudini sempre più marcate che è necessario spezzare, in modo da far percepire la Chiesa più vicina e più capace di intercettare la sete di relazioni autentiche da parte di tanti credenti e non credenti.