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UDU E ADI TRENTO * UNITN: « CI CHIEDIAMO FINO A CHE PUNTO DOVREMO ARRIVARE PRIMA CHE LA POLITICA CI ASCOLTI? »

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17.35 - mercoledì 15 novembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Non staremmo scrivendo queste righe, se non tenessimo all’Università di Trento, se non credessimo all’idea di Bruno Kessler che un’università potesse essere lo strumento migliore per proiettare “il piccolo Trentino” al di fuori dei suoi confini, se non ci emozionassimo davanti alla storia dell’Università di Trento e alla sua capacità di essere stata rivoluzionaria e se non vedessimo la sua capacità di poterlo essere ancora.

Non staremmo scrivendo queste righe se lo spettacolo a cui ci troviamo davanti non fosse pressoché l’opposto, ossia di un’Università la cui reggenza è assimilabile a quella di una monarchia elettiva, di un’Università che sebbene si dimostri in grado tramite i suoi dipartimenti di attrarre fondi dall’esterno spesso manca di progettualità formativa per i suoi ricercatori, di progettualità FATTI VENIRE IN MENTE QUALCOSA CHE PARLI DI DIRITTI DEI LAVORATORI.

Il Rettore Deflorian durante il suo discorso per l’inaugurazione del nuovo anno accademico si è scagliato contro la cecità di un’Amministrazione provinciale (ad oggi ancora vacante, per amor di verità) che non ha adeguato il finanziamento all’Ateneo dal 2015, laddove sia i costi di gestione sono aumentati così come il numero degli studenti. Questa dichiarazione che appoggiamo pienamente è una denuncia di una scelta politica di una provincia incapace di vedere negli studenti e nelle studentesse dell’Università la migliore risorsa su cui investire.

Non possiamo tuttavia essere d’accordo con questo modello di gestione dell’ateneo, in cui i dottorandi restano delle figure ibride, con un’identità che rimane a metà tra quella degli studenti e dei ricercatori, una rappresentanza dimidiata e una sostanziale incapacità di poter portare il loro contributo in un mondo nel quale faticosamente cercano di entrare. Non possiamo essere d’accordo sul fatto che restino esclusi dai contributi dell’Opera Universitaria e con una delle borse più basse d’Italia – si vedano ad esempio i casi di Firenze dove la refezione è parte dei diritti dei dottorandi o di Bari (73° città più cara in Italia, Trento 7°) con una borsa di 200€ più alta.

Esclusi dalla gestione dell’Università, esclusi da qualsivoglia cornice di diritti dei lavoratori, non possiamo rimanere silenti. La posizione delle studentesse e degli studenti dell’università di Trento vacilla allo stesso modo di quella dei dottorandi: le borse di studio per gli studenti che vogliono andare in erasmus verranno tagliate di 200€ mensili, la didattica subirà una contrazione sui corsi facoltativi e sulla ricerca, molti libri nelle nostre biblioteche non potranno essere rinnovati ed aggiornati con nuove edizioni, Opera Universitaria si troverà costretta a ridurre di numero e di volume le borse di studio, l’aumento ulteriore del costo dei posti letto negli studentati e ancora molto altro.

Tutto questo per la sola ed unica responsabilità di una Giunta Provinciale sorda ad ogni grido di allarme lanciato da noi studenti e dottorandi, oltre che dalla stessa istituzione dell’università. Mancano 15 milioni di euro all’interno delle casse dell’ateneo, un bilancio in rosso che costringe a tagli e a disagi, che va a minare la tanto acclamata eccellenza dell’università di Trento.
Noi dottorandi e studenti ci chiediamo quindi: fino a che punto dovremo arrivare prima che la politica ci ascolti?

 

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UDU TRENTO e ADI TRENTO

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