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RICORDO FOIBE: BOLDRINI, DAGLI EVENTI STORICI TRARRE INSEGNAMENTO

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15.51 - venerdì 10 febbraio 2017

(Fonte: Ufficio stampa Camera dei Deputati) – Celebrazione del Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’esodo Giuliano-Dalmata. Intervento della Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini:

“Buon giorno a tutte e a tutti.
Saluto il Presidente del Senato Piero Grasso, il Ministro degli Affari Esteri Angelino Alfano, la Ministra per i rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, la Ministra della salute Beatrice Lorenzin, il Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione Gabriele Toccafondi, i parlamentari, le autorità e tutti i presenti.
Saluto il professor Davide Rossi, la giornalista Lucia Bellaspiga, le ragazze e i ragazzi, le insegnanti e gli insegnanti che hanno partecipato anche quest’anno al concorso bandito dal Ministero dell’Istruzione e che saranno premiati a conclusione di questa cerimonia.
A lei Presidente Ballarin e ai rappresentanti di tutte le Associazioni degli esuli Istriani, Fiumani e Dalmati dico: benvenuti nell’Aula di Montecitorio!
Questo è il cuore della democrazia. E’ la casa di tutti gli italiani e voi siete una parte fondamentale della storia e della vita del nostro Paese.
E a voi va tutta la nostra gratitudine.
Perché con il vostro impegno avete tenuto viva la memoria di un crimine orrendo e di una tragedia che ha colpito le vostre famiglie.
Una tragedia che è oggi patrimonio di tutta la comunità nazionale.
Il vostro ricordo è il nostro ricordo.
Il vostro dolore è il nostro dolore.
Grazie perché avete agito sempre con il pieno rispetto delle istituzioni e della democrazia italiana.
E perché il vostro è un messaggio di pace e di amicizia tra i popoli.
Voi che avete sofferto la violenza e l’esodo avete più di altri la forza per dire insieme a tutti noi: mai più guerre, mai più discriminazioni, mai più odio.
La legge del 30 Marzo del 2004 ha istituito questa giornata del ricordo scegliendo come data il 10 Febbraio, perché il 10 Febbraio del 1947, esattamente 70 anni fa, veniva firmato a Parigi il Trattato di pace tra l’Italia e le forze alleate che poneva fine alla guerra ma che lasciò irrisolta più di una problematica relativa al nostro confine orientale.
Quella legge è stata un atto di giustizia e anche di risarcimento morale.
Un silenzio troppo lungo era calato sugli italiani uccisi dalle autorità comuniste jugoslave e sul dramma dell’esodo : intere famiglie strappate dalle loro case, dalla terra in cui erano nate e vissute.
Un silenzio figlio della guerra fredda, delle contrapposizioni ideologiche e di quel cinismo che a volte è presente nelle relazioni diplomatiche.
Mi sento di dire che la legge ha davvero aiutato a recuperare la memoria ignorata per lunghi anni, grazie agli incontri solenni nelle sedi istituzionali – come quello che tenemmo qui alla Camera due anni fa e al Senato ancora nel 2016 – grazie ai mezzi d’informazione e grazie al lavoro che è stato fatto in molte scuole italiane.
Ormai gli atteggiamenti negazionisti o giustificatori, non sono più in sintonia con il sentimento della nostra comunità nazionale che, come dicevo, non solo conosce ma riconosce come propri quei lutti e quelle sofferenze.
Ma non bisogna dare nulla per scontato o acquisito una volta per tutte. Bisogna proseguire nell’opera di ricostruzione e di divulgazione storica, e di riflessione comune.
Dagli eventi storici bisogna sempre saper trarre qualche insegnamento.
E quale insegnamento traiamo dalla barbarie delle foibe e dal dramma dell’esodo forzato?
Allora accadde qualcosa di particolarmente terribile e ingiustificabile a tante persone innocenti.
Ma se ci pensiamo bene non c’è guerra senza il massacro di civili, senza efferatezze, senza che migliaia di persone vengano costrette a lasciare le loro case e la loro terra.
Le cosiddette “guerre chirurgiche” non esistono.
Per questo ho detto e ripeto che tenere vivo il ricordo e la memoria di quegli eventi è un grande contributo alla pace.
Ed è un contributo ai valori di libertà e di democrazia, perché è proprio dei regimi totalitari il disprezzo per la vita umana e per i diritti delle persone.
E un Paese come il nostro che ha sofferto sotto la dittatura fascista e ha conosciuto l’eccidio delle foibe, non può non custodire gelosamente quei valori che sono scritti a chiarissime lettere nella nostra Costituzione.
Il giorno del ricordo è infine un contributo all’amicizia tra i popoli. Anche il mondo di oggi, purtroppo, è attraversato da odio etnico e nazionalismi estremi.
L’amore per la propria patria è una cosa bellissima. Significa impegnarsi per rendere sempre migliore, più giusto, più apprezzato il proprio Paese, ma anche le sue tradizioni culturali e storiche. Significa regalare un po’ del proprio tempo al bene comune.
Ma il nazionalismo estremo è un’altra cosa, perché esclude, perché aggredisce, perché porta con sé una pretesa di dominio.
Il sogno di un’Europa finalmente libera e unita, che nacque nell’isola di Ventotene, puntava proprio al superamento di quelle ideologie ultranazionaliste che erano state la causa principale della prima e della seconda guerra mondiale.
E il processo di integrazione europea ha garantito al nostro continente il più lungo periodo di pace della sua storia . Non dobbiamo mai dimenticarlo.
Ed è importante che con Paesi che un tempo appartenevano alla ex Jugoslavia, come la Slovenia e la Croazia, l’Italia condivida l’appartenenza europea, facendo parte della stessa famiglia.
Quella che era stata terra di soprusi e di violenza, è oggi un luogo di dialogo e di amicizia, come ho potuto constatare direttamente anche nella mia recente visita ufficiale in Slovenia.
Questa è, cari ragazzi e care ragazze, l’attualità del giorno del ricordo. Non è solo una celebrazione, ma l’occasione per ribadire l’impegno delle istituzioni italiane a lavorare insieme con le associazioni degli esuli, anche attraverso la ripresa dell’attività del tavolo congiunto con il Governo, per risolvere i problemi ancora aperti e intraprendere iniziative comuni.
Su un monumento nel campo di concentramento di Dachau c’è una frase incisa in trenta lingue diverse che suona come un monito :
”Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”.
Noi che amiamo la pace, la libertà e la giustizia quel passato continueremo a ricordarlo. Oggi e – vi assicuro – anche negli anni a venire.
Vi ringrazio”.

 

 

Foto: © Archivio fotografico Camera dei Deputati

 

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