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UDC * RISPOSTE A UIL SCUOLA TRENTINO: SCOTONI, « IL LUOGO DEPUTATO PER LE RIFORME È IL LEGISLATIVO E LE COMMISSIONI PREPOSTE »

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07.48 - martedì 10 ottobre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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IN RISPOSTA AI QUESITI di UIL Scuola Trentino Alto Adige Südtirol Sede di Trento:

1. La Scuola è funzione del Paese e non servizio a domanda. Attraverso la Scuola costruiamo il nostro futuro pensato nel rispetto dei principi costituzionali. Ogni Comunità scolastica costruisce il proprio patto educativo attraverso l’offerta formativa. Il suo contrario sta nell’idea di Scuola “servizio”, una scuola frammentata che eroga prestazioni a richiesta. L’esempio, per noi pessimo, sta nell’apertura estiva delle scuole infanzia. La risposta sbagliata ad un problema reale e concreto. Come correggere il tiro?

Quando alcuni mesi fa UdC organizzò un Convegno, a Trento presso il Palazzo della Regione, su “LA SCUOLA DEVE FORMARE I CITTADINI DI DOMANI E DOTARLI DI SENSO CRITICO”, la assenza della Triplice nella sua totalità sorprese molti dei presenti. Per cui vediamo in questo tardivo risveglio a ridosso del voto qualcosa cui guardare con estremo interesse. In quell’occasione ci fu modo di precisare diversi punti della nostra proposta. Dal tema dell’obbligo scolastico, inutilmente portato ai 16 anni, come dell’assurdità di far svolgere ad un Preside, la cui funzione di Coordinamento dell’offerta formativa dovrebbe essere un elemento professionale distintivo a quello, ben diversa di un funzionario pubblico, fino alla introduzione nella scuola dell’obbligo di una figura non docente di supporto agli insegnanti ed agli studenti, che abbia competenze specifiche in pedagogia e psicologia per favorire sia la gestione di problemi puntuali riferite all’inserimento degli allievi che coprire necessità relative all’orientamento per quella importante scelta relativa al percorso successivo alla Scuola dell’obbligo.

In quell’occasione si sottolineò come, a fronte di un triennio nel quale si predicò, anche ai massimi livelli, un nuovo dogmatismo con al centro un’indistinta “Fede nella Scienza” anziché l’importanza del Metodo Scientifico e la Centralità del Dubbio, il mondo della Scuola, anziché mobilitarsi a difesa del suo ruolo di creare coscienze critiche vide il Conformismo e la Rinuncia a difendere il suo ruolo. L’attività che a fronte di obblighi contrattuali e retributivi viene chiesta ora alle scuole dell’infanzia nel periodo estivo non può che riferirsi ad attività extracurriculari e necessita di specifiche competenze se non si vuole ridurre il ruolo dell’educatore a quello di una “tata”. Il nostro partito crede peraltro che quello debba focalizzarsi sulla conoscenza del territorio, della natura e delle caratteristiche che ne sottolineano la specificità e che il cimentarsi nell’apprendere e nel trasmettere quella conoscenza sia un fattore da riconoscere in modo premiale nella parte retributiva.

2. Vent’anni di provincializzazione della Scuola hanno generato un appesantimento burocratico sul lavoro di tutti. Iper-burocrazia e iper-regolamentazione hanno ridotto la qualità dell’offerta formativa e svilito il lavoro in aula. Come agire su legge e contratti?
Gli insegnanti debbono fare gli insegnanti e la Scuola deve essere una Scuola. L’appesantimento burocratico cominciò già con i decreti delegati emanati tra il 1973 ed il 1974. Difatti la Scuola non funziona. E non a causa della provincializzazione. Provincializzazione che rappresenta un’occasione perduta a partire dai programmi didattici e dai contenuti curriculari su cui l’Autonomia non ha mai offerto contributi importanti. Tornando alla prima domanda, qualcuno non ha compreso che la Scuola offre, o dovrebbe offrire, Metodo e Conoscenza e che le Famiglie non sono una “controparte al tavolo”, ma i beneficiari del tempo e delle risorse che lo Stato destina a formare i propri Cittadini.

Ed a orientarli per le scelte della loro vita. Gli Studenti saranno i Cittadini che Scuola e Famiglie partecipano a formare. In ambiti ben distinti fra loro. Gli insegnanti non sono un “Front Office”, ma i responsabili che Conoscenza e Metodo divengano strumenti di crescita. I test INVALSI sono anche una verifica di efficacia e produttività. O il personale della Scuola si ripensa e cambia quella propria rappresentanza che è un riflesso degli errori pregressi di tanti o sarà impossibile incidere con soddisfazione di tutti su Legge e contratti. “Rinnovarsi è Rinnovare” è il senso della proposta di U.d.C. e potrebbe essere il tema in grado di slegare la Triplice dai propri errori.

3. Nella scuola, il precariato, ovvero l’abuso di reiterazione dei contratti a termine, è una vera e propria patologia. Una patologia che ha diversi agenti eziologici e molteplici responsabilità. Una patologia che mina ogni possibile garanzia di continuità didattica per i nostri allievi. Cosa ne pensa? Come muoversi?
Il capolista U.d.C. è stato un precario della Scuola. Non gli dispiaceva insegnare e come insegnante non dispiaceva ai suoi studenti che magari oggi han 50 anni. Finché l’insegnamento non sarà retribuito in modo dignitoso e cattivi insegnanti e buoni insegnanti saranno tutelati allo stesso modo dal Sindacato come dai Dirigenti scolastici senza che i criteri di valutazione come INVALSI si riflettano sulla struttura salariale quella dell’insegnante resterà sempre e solo “un’occupazione” anziché trovare la dedizione che merita. La Continuità nei cicli scolastici rileva per gli studenti e la posizione dei docenti nelle liste non può prescindere dal fatto che siano in grado di garantirla.

4. Il contratto di lavoro deve essere utile alla Scuola e alle persone che ci lavorano. Oggi la Scuola del III millennio naviga su contratti che hanno vent’anni di modifiche sulle spalle. I rinnovi non debbono parlare solo di soldi: rimettiamo al centro il lavoro in classe con gli allievi. Ripartiamo da un contratto che permetta alle Comunità scolastiche di operare attraverso una rinnovata collegialità nelle scelte. Qual è la sua opinione in merito?
Il contratto di lavoro è una garanzia per il lavoratore e per il datore di lavoro. Chi dice che la qualità ed i contenuti dell’insegnamento passano dal Contratto di lavoro mente sapendo di mentire e, se ci crede, è meglio che faccia altro. Certo chi ha sposato il dogmatismo ed ha permesso, senza mai bloccare la scuola e solo due anni fa, che la Comunità scolastica fosse il luogo di abusi e discriminazioni nei confronti di chi non si fosse assoggettato ad una procedura sperimentale non obbligatoria e che ha trovato accettabile che, senza una sentenza definitiva che lo sancisse, i lavoratori fossero privati del sostentamento e della dignità non è qualificato per rappresentarli.

5. Il nostro Paese si connota per riuscire a stabilizzare solo le misure transitorie; viceversa ogni riforma viene calata dall’alto, con atti d’imperio, senza confronto alcuno. E così viene velocemente frantumata. Le riforme debbono essere condivise. La Scuola in Trentino ha necessità di nuovi strumenti e molteplici possibilità. Quali azioni intraprendere per garantire scelte condivise?

Non è l’approccio giusto. D’altronde già al punto precedente si coglie un equivoco. Ovvero che la Scuola sia una questione che concerne gli insegnanti anziché l’insegnamento. Il luogo deputato a fare le Riforme è il LEGISLATIVO e le Commissioni preposte sono il luogo ove vengono a confrontarsi le parti interessate. Tra le quali vi sono gli insegnanti che certo, con le loro Virtù, debbono essere con i discenti al Centro di un’idea di Scuola. Con la riforma Berlinguer si è compreso come il dare retta a Confindustria non sia necessariamente nell’interesse generale. Le Commissioni tengano delle sedute pubbliche in cui abbiano spazio i singoli, perché l’insegnare non merita di diventare categoria di rappresentanza. La Scuola è il luogo della Conoscenza, del Metodo e delle Idee e non vi è Contratto che possa riassumere quelli assets che sono fondamentali per il Paese e per il Trentino.

 

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Cesare Scotoni
Capolista SCUDOCROCIATO alle Elezioni Regionali 22 ottobre 2023

 

 

 

 

 

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