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SPORTELLO CASA PER TUTTI * ARCO: « PICCHETTO ANTI- SFRATTO, PER LA FAMIGLIA NAJI (LUNEDÌ 15/1 ORE 09.00 »

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08.22 - lunedì 8 gennaio 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Il giorno 15 gennaio è previsto lo sfratto della famiglia Naji ad Arco in Via del Pepe. Si tratta di uno sfratto per fine locazione presso un proprietario privato. La famiglia non ha morosità: ha sempre pagato l’affitto, semplicemente non riesce a trovare un altro alloggio.

È un nucleo composto da sei persone, di cui quattro minori dai 14 ai 2 anni. Il padre lavora con un contratto a tempo indeterminato e risiede in Alto Garda da oltre 20 anni e ha cittadinanza italiana. Nonostante questo, non riesce a trovare un alloggio.

La famiglia ha provato a rivolgersi ai servizi sociali ed è stata mandata via senza neppure una relazione, mentre dal 2005 presenta richiesta di casa ITEA senza successo. E questo è solo un caso. Abbiamo un’altra ventina di famiglie in situazioni analoghe, tutte in Alto Garda.

In questo territorio l’emergenza abitativa sta diventando una vera e propria “pulizia di classe” della popolazione residente per far posto ai turisti. Non si vogliono lavoratori e lavoratrici, ma schiavi e schiave. Come chiamare la situazione di una persona che lavora, abita qui da decenni ed è costretta a separarsi dalla propria famiglia perché non trova casa in Trentino, se non schiavitù? Eppure è successo ad almeno quattro famiglie che si sono rivolte a noi, tutte in Alto Garda.

Oggi in questo territorio vi sono 1.300 richieste di alloggio ITEA, 300 in più del 2022. Ora, che ITEA debba mettere a disposizione più alloggi è indubbio, ma non può realisticamente sostituire quel 20-25% di alloggi privati sul totale degli alloggi esistenti in affitto presenti in Alto Garda che stanno venendo tutti trasformati in locazioni turistiche.
Gli affitti turistici sono spesso in nero (a proposito, qualcuno ha notizie dei 300 alloggi in nero denunciati dall’APT Alto Garda più di un anno fa?) o gestiti da agenzie che li subaffittano curandone pulizia, pubblicizzazione e gestione (insomma, come un albergo, ma pagando circa metà delle tasse). Il Comune di Arco si è posto il problema di aumentare i controlli, ma per il resto l’omertà regna sovrana e parte dai singoli e singole assistenti sociali che si guardano bene dal raccogliere dati sull’emergenza abitativa e dal renderli pubblici preferendo o negare ogni supporto alle famiglie sotto sfratto o minacciare di portar via loro i figli (abbiamo documentato la cosa e in un caso abbiamo avanzato formale esposto all’ordine degli assistenti sociali). Hanno fatto tutto il possibile per nascondere l’emergenza abitativa, che è emersa solo perché le persone che la subiscono hanno iniziato a denunciarla.

A questo punto non resta che resistere agli sfratti (ovviamente, continuando a pagare regolarmente l’affitto). Il punto non è infatti scontrarsi con il singolo proprietario, ma costringere le istituzioni a farsi carico del problema. Se hanno i soldi per fornire servizi pubblici che incentivano il turismo, li hanno anche per le persone che in Alto Garda risiedono e ci lavorano.

Per quanto ci riguarda ribadiamo il concetto: si passa da casa a casa o da casa a struttura in grado di mantenere l’unità dei nuclei familiari. Noi abbiamo avanzato un’articolata serie di proposte per risolvere l’emergenza abitativa, le prime due mirano a tutelare sia gli inquilini che i proprietari e sono:
1. un tavolo sfratti istituzionale dove esaminare le singole situazioni e cercare soluzioni;
2. una struttura pubblica per famiglie.

Finché queste modestissime richieste non saranno attuate, la resistenza delle famiglie sotto sfratto continuerà, per il semplice motivo che non è data loro altra opzione. Per questo invitiamo chiunque voglia unirsi alla resistenza contro il sistema omertoso e schiavile vigente in Alto Garda al picchetto del 15 gennaio ad Arco in via del Pepe alle ore 9:00.

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