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ROBERTO SIMONI * REPLICA A CAVAGNOLI: « ACCUSARE LE COOPERATIVE DI SFRUTTARE LE LAVORATRICI DELLE PULIZIE, SIGNIFICA DISCONOSCERE L’INTERA STORIA DELLA COOPERAZIONE »

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13.57 - mercoledì 21 ottobre 2020

Spiace dirlo, perché conosciamo la passione e la competenza del dott. Cavagnoli nel campo dei servizi sociali, ma ci viene da dire, dopo aver letto il suo editoriale di ieri: ma di cosa sta parlando??

Accusare le cooperative (e solo quelle, perché?) di sfruttare le lavoratrici delle pulizie significa disconoscere non solo i principi, ma l’intera storia della cooperazione, nata esattamente per il motivo opposto: tutelare i lavoratori e le lavoratrici, e in generale i soggetti più fragili.

Quindi ci si permetta di fare un po’ di ordine. I motivi per cui gli enti pubblici (non solo pubblici, per la verità) delegano all’esterno alcuni servizi, tra cui le pulizie, sono noti e riguardano in generale la necessità di esternalizzare quelle attività marginali non direttamente connesse con il servizio. Una tendenza iniziata da tempo, che probabilmente sarà estesa sempre di più anche in futuro, soprattutto nel mondo del welfare.

Il ricorso a soggetti esterni – quindi alla competizione del mercato – consente di ottenere maggiore flessibilità e risparmi di spesa.Questo non significa però ridurre la qualità del servizio, magari a scapito delle lavoratrici e lavoratori.

I giudizi sprezzanti sulle cooperative espressi dal dott. Cavagnoli screditano e umiliano non solo le cooperative come aziende ma le tante lavoratrici e lavoratori che vi lavorano, spesso soggetti fragili, che operano nel pieno rispetto dei contratti sindacali stipulati con le organizzazioni più rappresentative del settore.Ripetiamo: contratti sindacali stipulati con le organizzazioni più rappresentative.

Occorre a questo punto fare un distinguo. A parte il fatto che i servizi di pulizie sono erogati anche da cooperative – ma in misura maggiore da altri tipi di imprese – probabilmente un osservatore esterno non riesce a percepire la differenza tra le cooperative autentiche da quelle finte. Quelle, per capirci, che chiedono surrettiziamente a lavoratori inconsapevoli di diventare soci per non applicare i contratti di lavoro, oppure stipulano contratti pirata con organizzazioni farlocche.

Per evitare che sotto lo stesso cielo della “cooperazione”convivano soggetti estremamente diversi tra di loro, le stazioni appaltanti per prime dovrebbero porsi il problema in fase di approvazione del bando di gara di esigere comportamenti e condizioni contrattuali adeguati a tutelare l’ente non solo sotto il profilo formale ma sostanziale. Perché il diavolo si nasconde sempre nei particolari, e in alcune gare d’appalto sembrano ancora privilegiare l’aspetto economico su quello della qualità, la tutela del lavoro e l’attenzione al sociale.

La Federazione, insieme agli altri organismi nazionali, è impegnata da tempo a combattere il fenomeno delle cooperative “spurie”. Per questo chiederà al Servizio Lavoro della Provincia autonoma la riattivazione dell’Osservatorio della Cooperazione, organismo di vigilanza che può essere utile a tenere sotto controllo l’ingresso sul mercato di false cooperative, che sono una vera e propria calamità e provocano un danno enorme alla credibilità stessa della cooperazione.

 

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Roberto Simoni

Presidente Cooperazione trentina

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