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PAROLARI (PD – TRENTINO) * WELFARE: « LA FOTOGRAFIA DEL RAPPORTO CENSIS È DRAMMATICA, CREIAMO SERVIZI PER DARE SICUREZZA ALLE GIOVANI FAMIGLIE »

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14.09 - sabato 2 dicembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Sistema del welfare: serve una visione. Nel 2040 in Italia solo una coppia su quattro avrà dei figli e nel 2050 le persone in età lavorativa caleranno di 8 milioni. I nuclei familiari costituiti da anziani diventeranno quasi il 60% del totale. La fotografia del 57esimo rapporto Censis è drammatica.

Su questo fronte in Trentino la situazione è analoga. Nell’incontro di presentazione del 38esimo rapporto sull’occupazione in Trentino a cura dell’Agenzia del Lavoro è stato detto chiaramente che i dati trentini sulla denatalità non si discostano da quelli nazionali nonostante, evidenzio, l’ottimo lavoro svolto dall’Agenzia per la Coesione sociale che si appresta a inaugurare a Trento il Festival annuale della Famiglia.

E’ chiaro che servono interventi immediati, urgenti, serve soprattutto una visione come ho detto anche in Consiglio provinciale di fronte al vergognoso stallo della macchina legislativa e amministrativa per colpa di una maggioranza che solo a parole dimostra interesse per la Comunità trentina. Del resto che di capacità di tratteggiare un panorama che vada oltre l’oggi ce ne sia davvero poca, nella classe politica che ci governa da qualche anno, non ce ne accorgiamo solo ora, specie nell’ambito inteso in senso ampio del welfare. Abbiamo assistito in questi anni, per quanto riguarda nello specifico i servizi socio-assistenziali, solo a interventi tampone, emergenziali. Nessun intervento organico, nessuna proposta innovativa, nessuna capacità di impostare un progetto in grado di affrontare seriamente le questioni impellenti poste dall’invecchiamento della popolazione.

Al punto che le difficoltà transitorie del sistema socio-assistenziale correlate prima alla pandemia, poi all’aumento dei costi e aggravate ulteriormente dalla carenza di personale, di fronte all’inerzia colpevole di chi ha avuto responsabilità di governo, si sono trasformate da transitorie in strutturali. Da qui richieste continue di maggiori risorse per tenere in piedi un sistema che, di fronte ai cambiamenti, anziché evolvere è invece rimasto fermo. Di conseguenza si assiste allo stallo che per essere superato, sempre temporaneamente e non definitivamente, e per non andare a frugare nelle tasche delle famiglie imporrà a qualcuno di aprire i cordoni della borsa.

Così facendo, però, non possiamo immaginarci alcun futuro. Perché è impensabile che le risposte che dobbiamo costruire per i maggiori servizi che una popolazione sempre più anziana richiede passino attraverso l’incremento proporzionale delle risorse oggi a disposizione. Per una semplice ragione: le risorse non sono infinite e perciò la loro corretta allocazione diventa scelta strategica. Ricordiamoci, infatti, che se dobbiamo invertire la rotta della denatalità, il primo intervento da fare è creare servizi per dare sicurezza alle giovani famiglie. Il servizio pubblico di nido deve quindi diventare universale, aperto a tutti e a costo ridotto. Per farlo occorre, evidentemente, che la Provincia sostenga finanziariamente i Comuni, che di questo servizio sono i titolari.

Auspico che nessuno voglia accendere e assistere alla guerra fra generazioni, o peggio far abdicare il servizio pubblico a favore del privato, che anche nell’ambito dei servizi agli anziani è alle porte. Ma per farlo servono scelte lungimiranti e coraggiose, che sappiano far superare interessi particolari e di parte a favore dell’interesse generale. Servono innanzitutto nuovi modelli organizzativi di rsa pubbliche che, anziché lavorare ognuno separatamente, condividano i servizi generali per generare non solo economie di scala ma anche circolazione e condivisione delle buone pratiche. Si tratta, infatti, di un processo virtuoso che una volta innescato produce benefici a cascata.

Dal 2015, anno della proposta, poi fortunatamente arenatasi, di fusione per legge delle rsa, solo due strutture pubbliche hanno messo in campo una consortilizzazione spinta, prevista peraltro già dalla legge regionale istitutiva delle APSP. Non è un caso che questi due enti siano gli unici sul territorio provinciale i cui bilanci sono sempre ampiamente in attivo, pur applicando rette inferiori alla media ponderata. Si tratta di una strada che la stessa Corte dei Conti ha invitato, sinora inascoltata, a percorrere.

Occorre, poi, introdurre nuovi modelli organizzativi del personale. La sociologa Francesca Coin, intervenuta venerdì ad un incontro promosso presso il progetto Manifattura a Rovereto, ha insistito sul fatto che sia l’assenteismo che la fuga dal lavoro, specie negli ambiti socio-sanitari, sono generati spesso da sistemi gestionali in crisi, oltre che da livelli retributivi inadeguati. Urge quindi cambiare i paradigmi, passando da impostazioni di Nomi, 2 dicembre 2023 controllo-comando a sistemi di auto-organizzazione che innescano nei collaboratori responsabilizzazione, gratificazione e, infine, fidelizzazione.

Accanto a ciò, sempre volendo superare il modello dirigista pubblico che ha mostrato tutte le sue pecche è necessario modificare la logica dei rapporti che caratterizza in particolare i servizi domiciliari. Dallo strumento dell’appalto, a quello della co-programmazione e della conseguente co-progettazione, nell’applicazione concreta di quel principio di sussidiarietà, valevole anche nel ragionamento sulla valorizzazione del personale e sul coinvolgimento dei familiari, secondo il quale le risposte migliori in termini di adeguatezza e infine di efficienza vengono da coloro che sono più vicini al beneficiario finale.

Si tratta di un cambio di rotta che va fatto assieme a tutti gli attori del sistema, utenti compresi, ma sul quale deve primeggiare il ruolo di indirizzo e controllo della Provincia, che la stessa deve necessariamente e urgentemente riassumere.

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Francesca Parolari
Partito Democratico del Trentino

 

 

 

CENSIS * 57MO RAPPORTO – “SOCIETÀ 2023“: « ITALIANI RASSEGNÀTI, L’80,1% (84,1% TRA I GIOVANI) È CONVINTO CHE IL PAESE SIA IRRIMEDIABILMENTE IN DECLINO »

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