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MEDIASET – RETEQUATTRO * “ ZONA BIANCA “: INTERVISTA A ROBERTO VANNACCI: “ SE AVESSI UN FIGLIO GAY LO ACCETTEREI ASSOLUTAMENTE “

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19.51 - mercoledì 23 agosto 2023

“Se avessi un figlio gay? Cercherei di sposare, come qualsiasi padre che ama e adora i propri figli in qualsiasi condizione e in qualsiasi situazione cercherei di fare il suo bene a prescindere dal fatto che sia gay o non sia gay, questa il normale atteggiamento di un genitore nei confronti del figlio. Il parere del genitore nei confronti dell’atteggiamento del figlio non conta nulla. Certo che lo accetterei, non siamo mica a Sparta che li buttiamo giù dalla rupe, assolutamente certo che sì”.

Queste le parole del generale Roberto Vannacci, intervistato da Giuseppe Brindisi nel corso della puntata di “Zona Bianca”, in onda in prima serata su Retequattro.

Di seguito il testo dell’intervista:

Generale, quando ha scritto questo libro si aspettava tutto questo clamore?
“No, a dir la verità non mi aspettavo tutto questo clamore, sapevo di aver scritto un libro in tono provocatorio, un libro sicuramente dallo stile crudo, da strada, qualcuno ha detto da caserma ma non mi stupisce, sono un soldato, ci ho vissuto in mezzo alle caserme quindi il mio stile, la mia penna non è quella di un poeta. Mi aspettavo ci fossero delle polemiche ma soprattutto mi aspettavo che la diffusione del libro fosse ristretta ad una piccola minoranza che non è normale come spiegavo, mi aspettavo di vendere 300-400-500 copie magari nella ristretta cerchia di amici e conoscenti che conoscono il mio nome.

Io non posso farle subito questa domanda perché alcuni esponenti del Governo, della maggioranza di Governo la difendono a spada tratta, altri ne vorrebbero addirittura l’espulsione. A me pare di capire che non ha intenzione di fare un passo indietro, è così?
“Confermo totalmente, non faccio nessun passo indietro perché non riconosco le accuse che mi sono state mosse, non riconosco di avere violato alcun regolamento, alcuna legge né tantomeno la Costituzione e non riconosco di essere stato offensivo o lesivo della dignità di alcuno. Come dicevo il libro è scritto in uno stile crudo, se volete provocatorio ma mai e poi mai nel libro e siccome l’ho scritto io ne conosco in ogni punto, virgola, accento, articolo e punto esclamativo, sono convinto che mai nel libro vi sia una parola che oggettivamente costituisce un’offesa. Se qualcuno poi interpreta alcune espressioni oggettivamente non offensive quali offensive, è un problema dell’interprete e non di colui che l’ha fatte”.

Questa cosa era orchestrata? Questo libro era già pensato? Sa di essere, in qualche modo, diventato l’ideologo di un certo movimento che si pone a destra del partito di Giorgia Meloni?
“Oggi ho passato la giornata a leggere degli articoli veramente interessanti. Sembravano una sorta di romanzo di Le Carré, mancavano solo i servizi segreti completamente russi, l’FSB e lo avremmo concluso. Si sono scritte le trame più assurde. Io non ho fatto un libro politico, non ho fatto un libro che avesse lo sfondo ideologico di un nuovo partito politico. Io ho semplicemente deciso di scrivere un libro. C’è un detto che dice: si completa la vita facendo un figlio, piantando un albero e scrivendo un libro”.

Ma quindi la sua vita non si completerà entrando in politica? Esclude di entrare in un partito o di fondare un partito?
“Io sono una persona, un professionista delle operazioni speciali e, come tale, non mi chiudo mai alcuna alternativa e le lascio tutte aperte. Quindi non dirò mai di no, ma dico che per ora faccio il soldato e continuo a fare il soldato. In base a quello che sarà il futuro, le alternative, quello che avrò intenzione o piacere di fare, poi deciderò. Never say never”.

C’è un articolo del codice dell’ordinamento militare, il 1472, che al terzo comma dice che – nei casi previsti da questo articolo, i militari possono pubblicare i propri scritti, tenere conferenze e manifestare il proprio pensiero – resta fermo il divieto di propaganda politica. Lei pensa di aver fatto propaganda politica con questo libro? Delle opinioni politiche le ha espresse di sicuro.

“Io lo nego assolutamente perché nel mio libro non parlo di elezioni, non parlo di partiti, non faccio assolutamente promozione di alcun partito. Espongo delle idee, espongo delle opinioni”.

Non è propaganda partitica, è propaganda politica. Tutte le opinioni sono, in qualche modo, propaganda politica. Tutti siamo animali politici, direbbe il filosofo.
“Se io mi attenessi a quello che ha detto lei, allora, sarebbe difficile imbastire un qualsiasi discorso senza toccare la politica perché parlare di vita normale, di economia, di società, di sanità comunque coinvolge la politica perché ogni partito, ogni tendenza ha le sue idee su qualsiasi settore di cui uno parla. Quindi, non direi una cosa del genere. Direi, invece, che la propaganda politica è una propaganda specifica, mirata, specializzata, che vede aumentare il consenso di uno specifico partito facilmente individuato in vista di alcune competizioni politiche. Questa è propaganda politica, ma esprimere un parere sulla sanità – per quanto esistano partiti politici che la possano pensare in un modo o nell’altro – non può essere considerata una propaganda politica dal mio punto di vista”.

Dopo aver visto un servizio nel quale viene chiesto sia alla comunità gay che alla destra cosa pensano delle dichiarazioni delle sue dichiarazioni Generale, devo venire da lei per sentire la sua replica a tutto quello che ha ascoltato.
“Tutta questa polemica si basa su un’interpretazione assolutamente libera di quello che è il concetto di normalità che invece nel libro viene spiegato in maniera addirittura ridondante, pleonastica. C’è tutta una spiegazione nella quale argomento il fatto che la normalità ha un valore esclusivamente statistico e basta aprire il più noto dei vocabolari della lingua italiana per vedere esattamente che la definizione di normalità è legata in maniera indissolubile alla consuetudine, a quello che fa la stragrande maggioranza. Nel libro io specifico che la normalità non è né più buona né più cattiva, non è né migliore né peggiore ma è connessa solo a dati numerici. Il libro è pieno di numeri, cerco di essere il più oggettivo possibile perché sentimenti, stati d’animo e altre passioni non sono misurabili, non sono enti misurabili, non esiste il metro del sentimento e peraltro non sono di certo io uno che lo potrà misurare. La normalità è considerata solamente come consuetudine, peraltro io sono sempre quello che si è considerato un anormale, quindi sono in grande, in ottima compagnia con tutti i gay e gli omosessuali. Ho fatto della mia anormalità un vanto”.

Credo che lei voglia prendere le distanze da un mondo che va al contrario e che probabilmente non legge nemmeno. Lei è diventato suo malgrado il testimone di tutto una serie di complottisti, terrapiattisti, no vaxisti che hanno visto in lei un nuovo leader, senza aver letto il libro, appunto al contrario, perché a pagina 2 lei prende le distanze da quel mondo, “ la terra ritorna ad essere piatta se non si legge, se non si studia, se non si pensa, la Nasa inscena un teatrino spaziale per farci credere che l’uomo abbia passeggiato sulla suolo lunare, i vaccini diventano vettori per microchip al fine di controllare il senso che vogliamo alla nostra esistenza, il virus del Covid non esiste. Da questo mondo qui ovviamente lei prende le distanze sicuramente generale?
“Ma certo io dico proprio questo, il primo capitolo è collegato al buonsenso e al senso comune a quello che ci porta a valutare tutto quello che succede nella nostra vita secondo questi parametri e quello che io critico è la tendenza a soggettivizzare, a relativizzare qualsiasi cosa, non c’è più il giusto e il cattivo, non c’è più la morale, qualsiasi cosa deve rientrare nella normalità, a qualsiasi costo, quindi tutto ciò che è praticamente in qualche modo considerato normale, viene distrutto, per farci rientrare ciò che normale non è. Tutto questo non vuol dire che è meglio o che è peggio, dico che la normalità come ho asserito nella precedente risposta, è solamente un fatto di consuetudine, di maggioranza. Io faccio un esempio nel libro che è crudo però è vero: mangiare un cane a Milano è assolutamente anormale e probabilmente anche proibito per legge; se lei va a Pechino o in alcune regioni della Cina, mangiare una razza canina è normale perché lo fa la maggior parte della popolazione la relatività della normalità è dovuta dalla consuetudine”.

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