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MARINA MATTAREI – REPLICA A PRESIDENTE FEDERCOOP SIMONI * CASSE RURALI TRENTO E LAVIS: « LA RIVENDICAZIONE DEI SOCI ALLA SOVRANITÀ ASSEMBLEARE ERA A PRESCINDERE DAL “SÌ” O “NO” ALLA FUSIONE »

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18.24 - venerdì 28 agosto 2020

Identità e partecipazione. Mi sorge spontaneo dire: “se il buongiorno si vede dal mattino..” commentando la replica di cui il neo presidente federale Simoni ha inteso assumersi la paternità rispetto a presunte mie affermazioni sulla nota vicenda dell’assemblea della CR Lavis del 22 novembre 2019, oggetto della serata informativa organizzata dall’Associazione Soci Cooperatori e al cui invito ho aderito.

Nel senso che, metodologicamente parlando, risulta palesemente sproporzionata l’attività messa in campo dalla struttura federale (immagino un imponente lavoro di team tra direzione, responsabili credito e comunicazione) necessaria a partorire un siffatto comunicato, rispetto a cosa? semplicemente al nulla, un nulla sostanziato dalla presunta attribuzione di una frase tratta da un articolo di stampa. Guarda caso, nessun commento all’interno del comunicato al mio virgolettato (anche i più sprovveduti sanno che, salvo smentite, è questo ciò che fa testo), questo sì avrebbe potuto suscitare l’interesse del presidente al punto di volermi onorare con una replica.

O forse (a voler essere maliziosi, certo) è stato proprio questo l’elemento urticante? “Portare il sostegno a questa esperienza di ritrovato protagonismo dei soci, che va ben oltre la vicenda della notte del Palarotari , e che può in prospettiva portare una luce nella tenebra che si è addensata sulla Federazione”, questo è ciò che ho affermato perché questo è il focus, il tema vero che va sviluppato per costruire una visione che sappia anticipare l’unico futuro cooperativo possibile.

Certo, quei Soci mi hanno anche chiesto di spiegare loro come mai la Federazione non abbia saputo esercitare con maggiore efficacia quel ruolo di tutela nei loro confronti che dal loro punto di vista sarebbe dovuto essere naturale, e in assenza del quale l’unico strumento possibile è stato l’avvio del contenzioso legale. Un conflitto che ha rappresentato e rappresenterà una sconfitta, questa sì per tutti, per la reputazione di tutto il movimento cooperativo, non solo per il credito, al termine del quale, a prescindere dal giudizio che uscirà dall’aula del tribunale, non vi sarà alcun vincitore.

Impedire questi sviluppi estremi, questa lacerazione insanabile tra i Soci e la loro Cooperativa, attraverso il recupero della dimensione della fiducia che sta alla base del patto associativo e il ripristino della giustizia e della verità laddove fosse stato necessario, questo è stato il primario obbiettivo che ho perseguito, con tenacia, con pazienza, con rispetto di tutti gli attori coinvolti.

Il Consiglio federale aveva appena condiviso unanimemente la nuova vision, nella quale non a caso è stato rimarcato come prioritario il tema dell’identità e della partecipazione dei Soci alla vita delle loro Cooperative, e quegli stessi Amministratori erano chiamati sul campo a tutelare la loro personale “onorabilità” e quella della Federazione allora, in quelle settimane, collaborando con un’azione collegiale seria, approfondita, responsabile, di ascolto e di confronto, per gestire una partita certamente delicata e complessa, ma che rappresentava anche un’opportunità per la Federazione e la sua autorevolezza. La maggioranza di loro ha preferito far finta di non vedere cos’era accaduto, perfino il vice vicario e un altro consigliere federale presenti in qualità di Soci all’Assemblea, prima imbarazzati e poi palesemente contrariati di fronte all’ostinazione dei soci dissenzienti e all’attività della Presidente volta ad individuare una soluzione di riconciliazione.

“La Federazione deve tutelare le proprie Associate, non i Soci persone fisiche”.. ”Questi sono solo i malpancisti polemici..” “Solidarietà dev’essere data agli amministratori della CR, oggetto di attività denigratoria..” (questi alcuni degli enunciati a freno dell’attività di Presidenza); perfino l’aver incontrato la delegazione dei Soci congiuntamente all’Assessore alla Cooperazione mi ha attirato gli strali degli oppositori, impazienti di archiviare quella brutta pagina assembleare, che per inciso ha prodotto una fusione preparata da tempo, di cui pochissimi erano a conoscenza, men che meno i Soci, se non all’ultimo. E, va detto, la rivendicazione di quei Soci della dignità della sovranità assembleare era a prescindere dal sì o no alla fusione. È probabile che se fossero state utilizzate modalità chiare e trasparenti di espressione del voto, la maggioranza dei Soci avrebbe comunque approvato la fusione.

E tutto questo il neo presidente Simoni lo sa molto bene, essendo stato componente di quel Consiglio, e avendone condiviso la vision; ciononostante ha inteso produrre questo compitino accademico dissertando sul ruolo e le prerogative del Consiglio e il rapporto con la Vigilanza, “a tutela dell’onorabilità degli ex consiglieri ecc…)

  1. 1)  Non ho affatto bisogno del suo comunicato tutelante, perché mi è sempre stato molto chiaro il livello di autonomia della Vigilanza e di non ingerenza da parte della governance. Ho denunciato il boicottaggio subito rispetto ad una doverosa assunzione di responsabilità politica in capo al Consiglio, in linea con le sue prerogative.
  2. 2)  E ci mancherebbe pure che il Consiglio avesse anche solo tentato di impedire o vietare l’attività di controllo sull’Assemblea in capo alla Vigilanza!
  3. 3)  Ormai lo sanno anche i sassi che spettava al notaio, in qualità di pubblico ufficiale, la responsabilità di certificare la correttezza dei lavori. Pleonastico ribadirlo.

Affidare lo sviluppo dei temi alle letture tecnicistiche, anziché all’approfondimento politico, è ciò che sta defraudando la cooperazione della sua identità, da troppo tempo. Questa poteva essere una buona occasione per il neo presidente federale di testimoniare il suo spessore politico. Credo di poter affermare che l’ha miseramente sprecata.

*

Marina Mattarei ex presidente FTC

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