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CONSIGLIO PAT * CONFERENZA GRANDI CARNIVORI – DATI 2023: « IN TRENTINO GLI ORSI SONO 98, I LUPI 200 »

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17.40 - martedì 27 febbraio 2024

Conferenza sui grandi carnivori, i dati 2023: in Trentino gli orsi sono 98; 200 i lupi.

 

Nel corso della Conferenza di informazione sui grandi carnivori del Consiglio provinciale sono stati resi pubblici gli ultimi dati sulla presenza dell’orso e del lupo in Trentino. La popolazione dei plantigradi stimata è di 98 esemplari (la stima del 2021 era di 85); quella del lupo è stabile e si attesta sui 200 individui stimati, che formano 30 branchi. La popolazione dei plantigradi è in crescita di circa il 10%, mentre quella dei lupi è stabile. Le femmine di orso rimangono perlopiù stanziali nella parte ovest del Trentino, mentre 53 maschi si sono dispersi nei territori limitrofi. Il 47% di questi sono morti o scomparsi, il 20% è tornato in Trentino.

 

Manica: avviare un confronto laico su questo tema

 

Oggi pomeriggio a Palazzo Trentini si è svolta la conferenza di informazione sulla gestione dei grandi carnivori in Trentino che è stata richiesta dalla minoranza consiliare. Dopo l’intervento di apertura del presidente del Consiglio provinciale, Claudio Soini,  che ha sottolineato l’importanza di questo approfondimento anche in vista della discussione del ddl orso e ha espresso solidarietà a Fugatti e Failoni per le minacce ricevute, Alessio Manica del Pd ha spiegato ragioni e finalità di questa conferenza. L’esponente dell’opposizione ha detto che il dibattito sui grandi carnivori andava portato nel parlamento dell’Autonomia.

L’obiettivo della conferenza è quello di permettere ai consiglieri di entrare più in profondità su questo tema e prendere atto dei problemi creati del progetto di ripopolamento dell’orso. Si passa quindi la parola alla scienza, ha aggiunto, per un confronto anche con le esperienze maturate fuori dal Trentino per affrontare in modo laico la questione.

 

Failoni: al primo posto la sicurezza delle persone

 

L’assessore Failoni ha detto che quello odierno non è un punto di partenza ma un passaggio di un’esperienza nata tanti anni fa. La Pat, ha aggiunto, ha sempre affrontato e affronta il tema dell’orso, non dimenticando che si deve approfondire anche la presenza del lupo sul quale si sa ancora poco. L’obiettivo, ha detto Failoni, e quello di trovare una convivenza con questi selvatici mettendo al primo posto la sicurezza delle persone e la fruibilità del territorio da parte di abitanti e turisti.

 

Brugnoli: il numero degli orsi cresce

 

La dottoressa Claudia Perini, responsabile del Servizio legislativo del Consiglio, che ha coordinato la conferenza, ha passato la parola a Alessandro Brugnoli, dirigente del Servizio faunistico della Pat, il quale, ricordando che il progetto Life Ursus ha 25 anni, ha puntato l’attenzione sul monitoraggio dei plantigradi e del lupo. Per quanto riguarda l’orso, Brugnoli ha anticipato i dati del campionamento 2023 degli orsi attuato con un modello statistico basato sulle catture genetiche. Gli esemplari stimati sono 98 e si tratta di orsi con più di un anno di vita. Ma, ha ricordato il dirigente Pat, il rilevamento di un selvatico, tra l’altro molto mobile, non può essere preciso, quindi va tenuta presente una “forbice” statistica che nel caso degli orsi trentini per lo scorso anno va da 86 – 120 esemplari. Il dato del 2021 gli individui stimati erano stati 85 per una forbice di stima che andava da 79 – 103. Quindi, in base alle stime la specie è in  crescita. Sul lupo di stimano 30 branchi per circa 200 esemplari.

 

Bombieri: aumenta la consanguineità e cala la diversità genetica

 

La dottoressa Giulia Bombieri, zoologa del Muse, presentando i metodi scientifici con i quali vengono fatti i rilevamenti, ha ricordato che le femmine di orso riproduttive sono sempre stabili e concentrate nel trentino occidentali, mentre 53 maschi si sono dispersi fuori dal territorio provinciali, il 47% di questi sono morti o scomparsi e il 20% sono tornati. Dati, ha aggiunto la dottoressa, normali.  Ma il problema di questa popolazione, cresciuta di circa il 10%, è l’isolamento geografico che implica un aumento continuo della consanguineità e quindi la diminuzione della diversità genetica che potrà avere ripercussioni sul futuro dell’orso trentino che non è fuori pericolo.

Per ciò che riguarda il lupo c’è stata il raddoppio della popolazione sulle Alpi negli ultimi tre anni. In Trentino il lupo è presente in quasi tutto il territorio. Dal branco del 2003 si è arrivati ai 30 attuali. Anche il lupo non è completamente fuori pericolo, soprattutto per la mortalità causata dall’uomo e per le ibridazioni con i cani.

L’esperta del Muse ha concluso affermando che servono risorse per programmare i monitoraggi rigorosi, anche se ora la priorità è quella del contenimento dei rischi.

 

Viviani: puntare sulla comunicazione

 

Matteo Viviani, direttore del Parco Adamello – Brenta, si è concentrato sulle azioni messe in campo per garantire la convivenza tra uomo e orso. Uno dei progetti è quello dei dissuasori acustici. Il Parco lavora al progetto prevenire – gestire per realizzare un docu – testo sui comportamenti da tenere in un incontro con l’orso. C’è poi la realizzazione di 8 numeri della rivista “I nuovi fogli dell’orso” per divulgare la conoscenza di questa specie.  Inoltre, si stanno realizzando 10 video tutorial. Infine, si impone anche una revisione dei criteri comunicativi utilizzando, oltre ai tradizionali strumenti cartacei, mezzi come social, podcast, e una sorta di patto sociale sui livelli di presenza degli orsi. Infine, Viviani ha ricordato il lavoro didattico sulla fauna selvatica attuato dal Parco e quello divulgativo. Tra le iniziative è stato attuato un progetto pilota sulla raccolta differenziata dei rifiuti.

La posizione del Parco sugli orsi problematici, ha aggiunto Viviani, è quello che vede al primo posto la sicurezza. Anche perché non si deve guardare al singolo individuo ma alla salvaguardia della popolazione ursina. Tra la detenzione o l’abbattimento, ha detto ancora il direttore, va preferita quest’ultima per una serie di motivi, non ultima la sicurezza degli operatori. Ma, ha detto ancora, va continuato il lavoro di informazione e comunicazione, uniformando la segnaletica e operando sul terreno della gestione dei rifiuti e delle aree di foraggiamento degli ungulati.

Allargando lo sguardo all’Europa, ha affermato Viviani, il lupo è in espansione (dovrebbero essere circa 17 mila gli esemplari nel Vecchio Continente); mentre la presenza dell’orso bruno è molto più limitata. La popolazione dei plantigradi in Trentino ha raggiunto negli anni ‘90 livelli ampiamente al di sotto il livello di estinzione. Nel 1997 si è sviluppato il progetto Life Ursus con l’introduzione di 10 orsi sloveni a partire dal ‘99. Dal 1973 al ‘99 la Pat ha assunto la competenza su questa specie, poi fino dal ‘99 al 2002 ci si pone l’obiettivo di arrivare in 18 – 41 anni ad una popolazione di 40 – 60 orsi. Dal 2002 la Pat ha la gestione della nuova popolazione alla quale dal 2010 si è sommata quella del lupo.

 

Sammarone: non esiste un modello Abruzzo

 

Luciano Sammarone, direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, ha  raccontato l’esperienza abruzzese. Una realtà molto diversa dalla nostra a partire dalla densità umana molto minore rispetto a quella trentina, elemento che limita molto la possibilità di incontro tra carnivori e le persone. L’orso abruzzese (oggi dovrebbero essere una sessantina gli esemplari, anche se concentrati su un territorio piccolo) è una sottospecie del bruno. Un animale che nei secoli è stato allontanato a suon di lance e fucilare dalle vicinanze dei luoghi abitati e questo trattamento non certo amichevole dell’uomo probabilmente ha favorito una selezione a favore degli individui più timidi. In Abruzzo, ha ricordato Sammarone, non ci sono mai stati incidenti anche se non c’è un modello Abruzzo e ha ricordato che il Trentino è l’unica zona delle Alpi che ha accettato la sfida. La popolazione dell’orso marsicano da 2000 anni è isolata e quindi ha un patrimonio genetico limitato che ne ostacola la crescita. Il direttore del Parco nazionale dell’Abruzzo ha ricordato che molte risorse vanno in indennizzi degli allevatori anche fuori del Parco e, sul modello trentino, viene fatto il rapporto orso che viene presentato ai cittadini e si mettono in scena spettacoli teatrali ed è stato realizzaato un docufilm su un esemplare diventato noto. Azioni che servono a far crescere l’informazione tra la popolazione che abita le montagne abruzzesi. Problematica anche in Abruzzo la gestione dei rifiuti. Infine, una delle prospettive del Parco è quello di cercare di espandere la presenza dell’orso marsicano. Luciano Sammarone ha concluso affermando che ci vuole il giusto tempo per una maturazione culturale e per elaborare buone pratiche per una migliore gestione della specie.

 

Iemma: si deve abbandonare propaganda e scontro mediatico

 

Aaron Iemma, presidente del Wwf  Trentino, ha detto che ci si trova di fronte ad un fallimento culturale del quale i grandi carnivori rappresentano solo uno dei problemi delle terre alte. Lupo e orso, ha detto ancora, sono destinati a rimanere e quindi va affrontata la loro presenza riconoscendo gli errori del passato cercando di trasformarli in opportunità elettorale in una risorsa. Per le associazioni ambientaliste serve un confronto che negli ultimi anni è mancato e soprattutto è mancata la disponibilità istituzionale al dialogo. Un’ empasse che va superata riavviando il tavolo del confronto per poter affrontare il tema grandi carnivori in modo serio. La paura, ha aggiunto, non può essere l’unico strada, perché serve solo ad intontire le popolazioni e a fare promesse, come quelle fatte agli allevatori, non realizzabili. Il monitoraggio della Pat, ha detto, è eccellente, ma va messa in campo una politica di lungo respiro che restituirebbe fiducia e serietà alle istituzioni. In prospettiva di un’azione seria e condivisa, ha aggiunto Iemma, le associazioni ambientaliste sono pronte al compromesso. Inoltre, il presidente Wwf ha aggiunto non si può continuare a vedere la natura ad esclusivo servizio dell’uomo perché questo rappresenta un rapporto tossico con l’ambiente. Comunque, ha detto ancora Aaron Iemma, la popolazione chiede informazione, come testimonia il successo delle serate, e quindi serve una politica che da una parte rassicuri i cittadini e dall’altra si deve operare per il ripristino della natura come stabilisce la normativa europea approvata proprio oggi. Va cercata una sintesi, basandosi sulla bussola scientifica, abbandonando la propaganda e lo scontro mediatico.

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