Isabella Ferrari è al Festival di Cannes come protagonista del film diretta da Valeria Golino. Nell’intervista al magazine Grazia racconta il desiderio di non deludere la sua grande amica e i ricordi di un legame speciale: «Avevamo 20 anni, eravamo due pischelle.
Mi ha contagiato l’intelligenza di Valeria, la sua euforia.
E nonostante tutte le turbolenze di una vita, amori, figli, malattie, successi, fallimenti, siamo ancora qui, unite. Mi è successo solo con lei. Forse il collante è stata la mia tavola: ho sempre amato riunire gli amici intorno al cibo, al rito di mangiare insieme».
E continua: «Ero preoccupata di non essere all’altezza del ruolo. Volevo fare esattamente quello che mi chiedeva: è stato un momento delicato per me. Essere sul suo set mi ha messo tensione, perché nessuna di noi vuole deludere un’amica. Lei, però, che è anche un’attrice, ha dimostrato di avere una sensibilità particolare: mi ha indicato il cammino con chiarezza.».
Anche Isabella è stata firmataria della lettera – manifesto “Dissenso comune”. A proposito del movimento #metoo e della situazione italiana in merito al tema delle molestie sessuali sul lavoro, al magazine diretto da Silvia Grilli dice: «Quando Asia Argento ha dichiarato ciò che aveva subìto, ho pensato: “Che coraggio”.
L’abuso di potere io l’ho vissuto. Anzi, quando ho iniziato io a fare cinema era ancora peggio, ho avuto difficoltà a rapportarmi con gli uomini. Se sei molto giovane, magari non hai la forza di capire, di dire la tua. Ho cercato di difendermi, eppure ho comunque subìto. E in Italia la legge dice che devi denunciare una violenza entro sei mesi, mentre le molestie richiedono più tempo per essere elaborate nel corpo e nella mente. Non è facile superare la vergogna, il pudore».
«Forse non ho niente di eclatante da raccontare. È vero, non ho fatto nomi e probabilmente non li farò mai. Ma credo sia lecito non volersi aprire veramente.Una cosa è certa: non è vero che “se non vuoi, non succede”. Non funziona così. La molestia semplicemente non ci dev’essere: gli uomini vanno educati in modo diverso. E c’è una sostanziale differenza tra il gioco della seduzione, vitale, e la violenza».