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MANICA E CALZÀ (PD) – INTERROGAZIONE * CICLOVIA GARDA: « SULLA BASE DI QUALI EVENTI TECNICI I PREZZI SONO AUMENTATI SEI VOLTE? »

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11.48 - giovedì 9 maggio 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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I Consiglieri del PD Manica e Calzà interrogano sulle valutazioni geologiche e sullo spaventoso aumento dei costi di realizzo.

Più scorre il tempo e più emerge la mostruosità dei costi di realizzo del progetto di ciclovia del Garda, che da tempo è agli onori delle cronache anche nazionali. Da un costo unitario per chilometro, inizialmente previsto in circa 400.000 euro all’attuale ipotesi che parla di 8,5 milioni di euro, soprattutto per quanto riguarda il tratto trentino di questa pista ciclabile che insiste su pareti friabili, poste a strapiombo sul lago e che pare quindi necessitare di soluzioni particolarmente onerose.

Partendo da quest’analisi, i Consiglieri del PD del Trentino, Alessio Manica e Michela Calzà, hanno depositato una interrogazione in Consiglio provinciale, al fine di conoscere le valutazioni geologiche relative ai lavori sul tratto trentino; le ragioni degli aumenti dei costi e le previsioni degli stessi per il futuro; gli accordi in essere con le Regioni confinanti per la realizzazione del progetto complessivo e la ripartizione dei relativi costi, nonché le attuali linee di indirizzo politico per il turismo nella nostra provincia e quali opzioni si intendano percorrere, davanti agli ormai raggiunti limiti del “turismo di massa”.

 

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Interrogazione a risposta scritta n. 332

Oggetto: CICLOVIA DEL GARDA: COSTI, RISCHI E DANNI

Ormai da tempo, il progetto della ciclovia del Garda sta occupando le cronache, non solo per essere una sorta di “sfregio” ambientale di inaudite proporzioni, ma anche per gli esorbitanti costi che la sua realizzazione comporterebbe. Inizialmente infatti, le previsioni di spesa prevedevano un costo pari a 64 milioni di euro per 161 chilometri di pista ciclabile, con una spesa media quindi pari a 400.000 euro al chilometro che significa un costo maggiore del doppio del costo, secondo le comparazioni tecniche, di una normale ciclovia.

Nel mese di febbraio dell’anno 2021, questo preventivo subiva una impennata che portava i livelli di spesa a circa 300 milioni di euro – 292 milioni per l’esattezza – a causa delle opere necessarie alla realizzazione di passerelle, scavi nella montagna e opere di messa in sicurezza e poi, l’anno seguente, un ulteriore incremento della spesa comportava un aumento tale da portare il totale dei costi preventivati all’iperbolica somma di 344 milioni di euro per realizzare l’intero progetto, portando quindi il costo di ogni singolo chilometro di pista dagli iniziali 400.000 euro alla mostruosa cifra di 8,5 milioni di euro per mille metri di ciclovia.

Ma non basta, perché la crescita dei costi, almeno per quanto riguarda il tratto trentino, è ancor più stratosferica, in considerazione della necessità appunto di passerelle di ferro piantate sulle friabili pareti rocciose a strapiombo sul lago e con probabili ulteriori aggravi di spesa per la messa in sicurezza e la costante manutenzione di simili opere.

Se le questioni si arenassero poi e solamente sui fondali della previsioni di spesa, si potrebbero opporre molte osservazioni di senso contrario e legate alle prospettive di un ancor maggiore sviluppo turistico, ammesso che ciò sia possibile in una realtà già gravata

da un carico antropico stagionale eccessivo; ma ciò che invece dovrebbe preoccupare ed

inquietare qualsiasi pubblica Amministrazione minimamente accorta e dotata di qualche residuo senso della responsabilità, è la questione geologica e di gravi rischi ad essa connessi. L’area di lungo-lago interessata dal progetto è infatti esposta ad una particolare – e ben nota – vulnerabilità idrogeologica, il che comporta soprattutto il ripetersi di fenomeni franosi anche molto consistenti, che mettono e metteranno sempre più in pericolo le ipotizzate strutture ed il loro utilizzo. Pur tralasciando, per carità di patria, ogni considerazione ulteriore sullo sfregio paesaggistico che verrebbe inferto alla montagna, non è possibile non prendere in considerazione la filosofia politica che spinge, con crescente convinzione, verso un modello di turismo di massa del quale già si conoscono i limiti oggettivi e che tanti danni ha inferto, fino ad oggi, al nostro territorio.

Nel 2023 il “Corriere di Brescia” scrive in proposito: “Sommando i dati della sponda bresciana, veronese e trentina sono stati raggiunti i 25 milioni di presenze turistiche”, dei quali 7 milioni in Lombardia, 4 in Trentino e ben 14 in Veneto, con una densità antropica quindi calcolata in 244 individui per ogni metro lineare delle sponde del lago più grande d’Italia. Si tratta di un sovraccarico spaventoso e che da solo espone l’intero territorio di prossimità lacustre ad uno stravolgimento irreversibile e “mortale”.

Ma, evidentemente, nemmeno queste considerazioni tecniche servono alla riflessione sulle compromesse prospettive di un simile progetto, perché le regole onnivore dello “show tourism” triturano qualsiasi obiezione tecnica, economica, politica, scientifica e del tanto sbandierato “buon senso”.

Davanti alle critiche più volte sollevate anche dalle Amministrazioni comunali trentine, la Giunta provinciale in carica ha sempre sostenuto che le medesime si erano espresse, a suo tempo, favorevolmente al progetto della ciclovia e quindi oggi si procede sulla basi di quell’assenso. Peccato solo che la Giunta provinciale dimentichi (volutamente?) che quelle adesioni di allora vertevano su di un progetto originale – come quello presentato all’epoca dall’allora Assessore Mauro Gilmozzi – che si sviluppava, in massima parte, in galleria e non su passerelle sospese nel vuoto ed ancorate ad una montagna fragile e pericolosa. Come sempre, la manipolazione della verità porta a piegare la stessa alle convenienze di parte, ma non fa un buon servizio allo sviluppo.

E così arriviamo ai giorni nostri, con la folle lievitazione dei costi dei quali si è detto e con la scomparsa di ogni minima cautela su di un progetto oltremodo rischioso per tutti, in nome del profitto di pochi. Forse nessuno ricorda più come quello stesso avido profitto ha generato drammi e tragedie come quella di Stava nel 1985, con il crollo dei bacini di decantazione delle miniere di Prestavèl e che ancora ci parla di 268 vittime innocenti di una ricerca dissennata di profitto.

Se da un lato, in nome della sicurezza collettiva, la Giunta provinciale approva una norma che prevede la possibilità di abbattimento dei grandi carnivori per tutelare l’interesse pubblico, dall’altro promuove e sostiene il rischio palese di una pista ciclabile aggrappata su pareti strapiombanti, in un geografia ad elevatissimi rischio idrogeologico.

Consapevoli di quanta scarsa considerazione goda la coerenza e la responsabilità negli ambiti dell’attuale governo provinciale,

Tutto ciò premesso si interroga la Giunta provinciale per sapere

– sulla base di quali valutazioni geologiche attendibili e certificate si è deciso di realizzare il progetto di una pista ciclabile sulle sponde del lago di Garda, così come descritto in premessa;

– sulla base di quali precisi e dettagliati eventi economici e/o tecnici i prezzi di realizzo dell’eventuale progetto sono aumentati di quasi sei volte, nel volgere di due anni circa e quanto si prevede possano ancora aumentare, prima della conclusione dell’iter dei lavori previsti;

– quali sono le attuali linee di indirizzo politico per il settore del turismo in provincia di Trento e per la corrente Legislatura, posto che fino ad oggi non risulta l’elaborazione di alcuna seria ed organica proposta politica in merito e quale opzioni si intende percorrere, a fronte degli evidenti limiti raggiunti dal cosiddetto “turismo di massa”;

– quali accordi sono in essere o in previsione con i confinanti territori regionali lombardo- veneti per la realizzazione della ciclovia in esame e con quali ripartizioni eventuali dei costi generali di realizzazione.

A norma di regolamento si richiede risposta scritta.

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Alessio Manica Michela Calzà

Consiglio Provincia autonoma Trento (Pd del Trentino)

 

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