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CONSIGLIO PAT * CICLO RIFIUTI: « CONFERENZA DI INFORMAZIONE “PRO E CONTRO INCENERITORE”, IL RESOCONTO DEI LAVORI DELLA PRIMA SESSIONE »

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13.17 - lunedì 6 marzo 2023

Conferenza di informazione sui rifiuti, i pro e i contro l’inceneritore. Conferenza d’informazione sui rifiuti organizzata dal Consiglio questa mattina a palazzo Trentino. Aperto dal presidente Walter Kaswalder, che ha ricordato l’importanza del tema, annoso, della chiusura del ciclo dei rifiuti, Paolo Zanella (Futura) ha spiegato i motivi e gli obiettivi dell’incontro di studio. Il consigliere, che con Marini e Zeni ha proposto la conferenza, ha ricordato che la gerarchia dei rifiuti ci dice che prima di arrivare agli impianti c’è il riuso e il riciclo per contenere la massa del residuo al 10% da collocare in discarica. Se si riuscisse a evitare l’impianto – ha continuato – si sarebbe raggiunto un obiettivo importante. E comunque, se la chiusura del ciclo deve essere locale, si potrebbe pensare di farlo a Bolzano che, contrariamente a quanto affermato dal presidente Kompatscher, potrebbe potenziare la differenziata in tempi brevi come testimonia l’esperienza fatta nell’Alto Garda. Vero che le emissioni di inquinanti degli inceneritori di ultima generazione sono molto contenute, ma, ha continuato, rimane il peso dei gas clima alteranti. Per Zanella, insomma, ci sono ancora margini per evitare l’inceneritore. Luca Zeni (Pd) ha affermato che vanno fatte valutazioni in base ai dati sulla necessità di chiudere il ciclo con un impianto tecnologicamente avanzato. Anche Alex Marini (5 Stelle) ha detto che ogni iniziativa legislativa dovrebbe essere accompagnata da momenti di conoscenza, e, nel merito, ha anche lui affermato che la strada dell’inceneritore viene data ormai per scontata, ma rimane aperto il problema della produzione di rifiuti. Per Marini vanno messe in campo tutte le possibilità per evitare l’incenerimento che dovrebbe essere l’ultima ratio.

 

Tonina: Non possiamo più affrontare il problema rifiuti con i metodi del passato. L’assessore Mario Tonina, ha ricordato che il V° aggiornamento, approvato nell’agosto scorso, è stato fatto in modo intelligente e responsabile e, rispetto a quello del 2014, ha un ruolo ancor più importante perché non c’è più la possibilità di ampliare le discariche. Tonina ha ricordato che il documento è stato realizzato attraverso il dialogo con i comuni, le Comunità, cittadini e giovani. C’è stato un dibattito approfondito con il Cal che ha portato ad un condivisione quasi unanime del Quinto aggiornamento. Si è aggiunto poi l’addendum (di cui ha parlato a lungo l’ingegner Chiara Lo Cicero) che ha completato il lavoro tenendo conto anche del contributo degli ambientalisti e delle preoccupazioni per la soluzione dell’ impianto. La produzione di residuo è ancora di 80 mila tonnellate e l’unico spazio è rappresentato dall’allargamento del catino nord di Ischia podetti per 250 mila tonnellate. Per ciò che riguarda Bolzano Tonina ha ricordato che si è cercato di capire se ci fosse la possibilità di chiudere il ciclo con l’inceneritore altoatesino, ma il limite rimane quello delle 13 mila tonnellate all’anno. Certo, ha aggiunto Tonina, in passato si sarebbe potuto lavorare assieme, ma così non è andata e ora si deve guardare alla realtà tenendo presente che non è più possibile affrontare il problema dei rifiuti come si è fatto in passato. Le discariche sono ormai chiuse, anche se si dovranno gestire con costi considerevoli di bonifica. Se ci fosse stata più lungimiranza non ci troveremmo nella necessità di spendere 20 milioni di euro per bonificare la discarica della Maza che si trova all’uscita della Loppio -Busa. Infine, l’assessore ha ricordato che ci sono spazi di miglioramento per la differenziata, ma rimarrà sempre il problema di una considerevole massa di residuo.

Anche con la differenziata al massimo, rimangono 80 mila tonnellate di scarti. Chiara Lo Cicero (Appa) ha presentato i contenuti dell’addendum del V aggiornamento che verrà adottato in via preliminare venerdì per poi aprire la fase del confronto pubblico. L’obiettivo fondamentale è valutare l’eventuale necessità di un impianto di trattamento termico del rifiuto. Nello studio si è valutato l’impatto ambientale e economico – sociale e si è previsti un dimensionamento di 60 mila tonnellate con il rifuito del pre – trattato e 80 mila con il tale e quale. Ma, ha detto in sintesi l’ing. Lo Cicero, prima di parlare dell’impianto si devono perseguire gli obiettivi del V aggiornamento con la riduzione della produzione, l’aumento e la qualità della differenziata e il recupero di materiale, obiettivi che vengono prima del recupero di energia. Per fare questo va unificato il sistema di raccolta provinciale.
La produzione pro capite di rifiuti è in cresciuta nel 2021 (da 448,1 kg a 460 kg), mentre quella totale è calaa da 283 mila ton a 280 mila; stabile la differenziata anche se siamo ai livelli più alti a livello nazionale. Ma di quanto si può crescere con raccolta differenziata? Si potrebbe lavorare su carta e cartone, metalli, plastica e vetro, secondo le analisi, si potrebbe recuperarne solo il 13%, cioè 7 mila tonnellate. Insomma, il “rifiuti 0” non esiste, quindi, e rimane sempre un 10% di indefferenziata che la normativa ci impone di gestire, ma senza discariche non lo potremmo fare.
I costi di smaltimento, ha ricordato Chiara Lo Cicero, sono passati da 170 euro a 300 euro a tonnellate lo scorso anno e per gli impianti di fuori provincia Arera applicherà una maggiore tassazione.

 

Un anno in mezzo al guado, senza discariche e impianto. Ci si trova in un momento difficile, ha ricordato l’esperto, perché non abbiamo l’impianto e non abbiamo le discariche e in più ci si trova di fronte ad un mercato inquieto. Con lo scenario che prevede l’impianto termico da 82 mila i costi si abbasserebbe a 50 euro a tonnellata, mentre con il pre trattamento si passerebbe a 89, 23 euro. Con lo scenario della massima differenziata, si ridurrebbe a 75 mila tonnellate l’impianto ma i costi rimarrebbero più o meno li stessi.
Si sono analizzati anche altri scenari ipotizzando di estendere a tutta la Pat il bacino della produzione di rifiuti della Val di Sole che è il più basso, ma l’operazione non risulta fattibile. Si è poi pensato di portare tutta l’indifferenziata a Bolzano ma anche in questo caso non si riuscirebbe a risolvere il problema.

 

Il traffico A22 di un giorno produce il 20% delle emissioni dell’inceneritore in un anno. Per ciò che riguarda gli aspetti sanitari dell’impianto l’esperta ha ricordato che dal 1996 le emissioni sono state contenute, anche a fronte alla crescita delle emissioni che si limitano allo 0,02% delle Pm10 e dello 00,7 di idrocarburi policiclici aromatici, comunque, anche dal punto di vista dei gas clima alteranti, il peso delle discariche è molto più alto. Bruciare 100 kg rifiuti, equivale a a tre km percorsi da un camion diesel, a 13 km di uno a benzina, a 24 km di un’auto diesel e a 390 di una a benzina. L’8 dicembre sull’A22 sono passati 36 mila veicoli da Borghetto a Salorno e se fossero state tutte diesel, ha concluso Chiara Lo Cicero, avrebbero prodotto il 20% delle emissioni di un anno dell’inceneritore.

 

I termovalorizzatori sono a impatto quasi zero- Luigi Crema dell’Fbk ha parlato delle tecnologie degli impianti di termovalorizzazioni affermando che le tecnologie permettono una riduzione di inquinanti vicino allo zero producendo energia e calore. Producono però da 15 al 35% di ceneri che possono rientrare nel mercato degli inerti. C’è poi il versante della gassificazione, sistema che non prevede un camino, e il syngas prodotto viene utilizzato per generare energia e calore, mentre le ceneri vengono di solito aggiunte ai cementi o nel gres porcellanato. Solo l’1% deve essere smaltito. C’è poi un secondo modulo che attraverso la ricomposizione del syngass permete di estrarre biocarburante: una tonnellata di rifiuto permette di ricavare mezza tonnellata di metanolo. La Co2, inoltre, è ultra pura e può essere utilizzata per il mercato dell’alimentare. Altra alternativa è la produzione di dimetil etere, di etanolo (additivo della benzina verde) e di idrogeno sul quale sta puntando l’Ue. Da una tonnellata di rifiuti si ricava uno 0,3 – 0,5 di idrogeno che però ha una grande capacità energetica.
Altro capitolo le tecnologie del plasma. Sul piano dei costi con un impianto da 100 mila tonnellate, che lavori 7.500 per all’anno con un ciclo di vita di 20 anni, avremmo prezzi di vendita di energia elettrica di 212 euro per megawatt ora; dai 106 a 134 ero al megawatt ora per l’energia termica.

 

I rischi per la salute ci sono, anche se si rispettano i limiti di legge. Il dottor Paolo Bortolotti di Medici per l’ambiente ha parlato dell’impatto sulla salute di un termovalorizzatore. In sintesi il medico ha messo in guardia sul fatto che le sostanze tossiche sono più di quelle conosciute; quelle che misuriamo sono solo una piccola parte; i limiti di legge sono un compromesso e non escludono effetti biologici; che si deve considerare la quantità complessiva e non solo la concentrazione delle sostanze. Inoltre, che la miscela di inquinanti risulta più tossica del singolo composto e si deve tenere conto delle vie e del tempo di esposizione. Infine, che la tossicità è diversa nelle varie età della vita ed è maggiore nei primi due anni e che tutti gli studi internazionali hanno messo in evidenza danni al concepimento con aborti e nascite premature.
Nell’ottimo lavoro del V aggiornamento, ha detto il dott. Bortolotti, manca però l’analisi dell’impatto sulla salute dell’incenerimento dei rifiuti che la stessa Ue considera pericoloso per l’ambiente. I gas clima alteranti hanno un basso impatto immediato, ma le conseguenze climatiche pesano, perché la malattia dell’ambiente è la nostra malattia. Dal punto di vista sanitario, ha aggiunto, l’inceneritore è il peggiore del modo perché la produzione di inquinanti è alto. La maggior parte di queste sostanze danno infiammazioni, soprattutto negli anziani e nei bambini e va ricordata l’azione mutagena e cancerogena. Inoltre, le sostanze si potenziano tra loro e vengono ingerite anche con i cibi. Il periodo di vita più pericoloso è quello fetale e del primo anno, con il rischio di mancato sviluppo dei polmoni e danni epigenetici che possono esporre a patologie che si manifestano nel tempo.

 

C’è poi il capitolo degli inquinanti non ancora individuati. Le micropolveri, soprattutto quelle più piccole, diventano vettori di altre sostanze aumentando rischi di tumori polmonari. Su quelle ultrasottili che vengono emesse dagli impianti di incenerimento, ha ricordato il medico, non c’è una normativa. Ma, uno dei problemi più gravi, ha detto Bortolotti, è l’accumulo degli inquinanti. Nel caso dell’inceneritore di Bolzano le diossine emesse sono di 0,001 ng per metro cubo, molto al di sotto del limite di legge che dello 0,1 ng, ma in un anno dal camino esce un microgrammo di diossina, ma il limite fissato dalla Ue nel 2018 è di 2 picogrammi per .kg corporeo in settimana. Sempre a Bolzano l’emissione di ossidi di azoto è ampiamente entro i limiti 29,95 mg per metro cubo contro un limite di legge di 200 ma in un anno nell’ambiente ne vengono emesse 24,5 tonnellate. Stesso discorso per il mercurio (2,5 kg all’anno) e il particolato (209 kg all’anno). Le ricerche mediche, ha affermato ancora l’esponente dei medici per l’ambiente, sono aumentate negli ultimi anni e nonostante le difficoltà si sono messi in evidenza che, anche in Italia, nei pressi degli inceneritori si sono evidenziate crescite di malattie neoplastiche, cardiovascolari e un impatto sulla salute neonatali con aborti e nascite premature. Importante, ha concluso il dottor Bortolotti, sarebbe il biomonitoraggio su licheni, muchi, uova, api o su capelli e unghie dei bambini. Infine, c’è il problema geografico, perché gli inceneritori sono tutti in pianura Padana, uno dei territori più inquinati di Europa.

Segue la seconda parte del resoconto dell’incontro.

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