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CONSIGLIO PAT * QUARTA COMMISSIONE: « DDL 2 DI GUGLIELMI, L’AUDIZIONE DEL CONSIGLIO DEI GIOVANI / SÌ ALLE DELIBERE SU ABITARE SOCIALE E ASSEGNO UNICO »

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12.58 - lunedì 25 marzo 2024

Ddl 2, in Quarta commissione il Consiglio dei giovani. Sì alle delibere su abitare sociale e assegno unico.  Questa mattina la Quarta commissione, presieduta da Maria Bosin (Patt), ha ascoltato i rappresentanti del Consiglio provinciale dei giovani in merito al ddl 2 di Luca Guglielmi (Fassa), su cui sono presenti 4 emendamenti (in allegato sul sito). Tra i punti toccati la necessità, rappresentata dai giovani, di un rapporto più diretto con il Consiglio provinciale, la composizione del Consiglio dei giovani stesso con i mondi che vi sono rappresentati e la proposta di prevedere invitati permanenti. I lavori sono proseguiti con l’espressione di due pareri (entrambi favorevoli con 4 sì e 3 astensioni) della Quarta commissione sulla delibera di adeguamento della disciplina dell’assegno unico e sulla deliberazione di Giunta relativa all’abitare sociale delle persone con disabilità.

Il ddl 2 di Guglielmi: l’audizione del Consiglio dei giovani

Si è iniziato, alla presenza del consigliere Guglielmi, con l’audizione del Consiglio provinciale dei giovani. La presidente Eleonora Angelini, intervenuta assieme al segretario Raffaele Amistadi e Luigi Rivieccio, ha parlato dell’attività svolta per arrivare al testo del ddl 2. Ha spiegato la ratio con cui si arriva alle modifiche di legge proposte: durante il mandato, ha dichiarato, si sono trovate difficoltà organizzative. Tra queste ha collocato il fatto che il Consiglio dei giovani non era un organismo abbastanza conosciuto e la possibilità di una rotazione molto veloce relativa alla nomina dei membri. L’obiettivo, ha spiegato, è quindi rendere più attivo l’organo creando più possibilità di sinergia e organizzare la rappresentanza interna. Angelini ha quindi commentato l’articolato del ddl a partire dalle modifiche introdotte all’articolo 3 che rivede la composizione prevedendo, oltre a quella dei ragazzi della Consulta, la presenza dei tre presidenti dei piani d’ambito Gipro, Taut, Pae e dei delegati degli stessi. Secondo Angelini si riequilibra così la rappresentanza di tre fasce di giovani: studenti, universitari e professionisti. Attualmente i membri sono 11, ha detto, con la proposta si arriva a 13 si è agito così per creare una rappresentanza, visto che i piani d’ambito rimangono in carica 5 anni, l’obiettivo è che il cambio non sia troppo veloce. È prevista comunque la presenza di invitati permanenti. C’è poca chiarezza sul mandato, ha aggiunto; la proposta in questo senso è che il Consiglio possa rimanere in carica fino alla nomina del successivo. La richiesta è inoltre un aumento degli stanziamenti per l’attività di formazione; la presidente ha lamentato la mancanza di una sede precisa (attualmente il Consiglio è ospitato dalla Fondazione Demarchi, ha ricordato). Ha concluso il proprio intervento avanzando due proposte ulteriori: la prima riguarda i rapporti con il Consiglio provinciale che ad oggi avviene solo tramite i due presidenti. La richiesta in questo senso è di poter prevedere la presenza di due delegati di maggioranza e di minoranza che possano essere punti di riferimento per il Consiglio dei giovani. La seconda riguarda la possibilità di dare l’opportunità tramite un delegato del Consiglio giovani di collaborare direttamente con la Sesta commissione, visto l’interesse per le tematiche europee per i giovani.

Eleonora Angeli (Noi Trentino per Fugatti presidente) ha parlato del Consiglio dei giovani come un organismo strategico da valorizzare. Il ddl è firmato da Guglielmi, ma portava in passato la firma di tutti i partiti, ha aggiunto ed ha espresso apprezzamento della proposta di avere due delegati di maggioranza e minoranza che si interfaccino con il Consiglio dei giovani. Un passo, ha detto, verso una maggiore sinergia, un ascolto più attivo. Sulla Sesta commissione ha detto che sarebbe interessante avere un punto di vista giovanile su alcune richieste di pareri che arrivano dall’Europa.

Paolo Zanella (Pd) ha descritto il ddl come un ritocco alla normativa. Ha chiesto chiarimenti ad Angelini sulla funzione del Consiglio dei giovani, sull’impatto che può avere: sarebbe importante che potesse avere una ricaduta anche sulle attività del Consiglio. La legge, ha proseguito, prevede che il Consiglio provinciale dei giovani venga convocato su tematiche di interesse dei giovani, che però sono tutte, dal lavoro, all’ambiente, ai temi economici. Come Consiglio e Consiglio dei giovani ci si deve fare parte attiva e chiedere maggiore possibilità di partecipazione del Consiglio dei giovani, ha detto Zanella. Ancora: molte di più potrebbero essere le occasioni di convocazione dei giovani per capire l’impatto generazionale delle leggi che si vanno ad approvare. Francesca Parolari (Pd) ha detto di concordare sul fatto che bisogna sostenere le attività seguite dal Consiglio dei giovani perché possa avere un’interlocuzione e contatto con tutte le altre attività di politiche giovanili che la Provincia finanzia. L’obiettivo per Parolari è che si chiuda un cerchio, ci sia un collegamento maggiore e che si possano rappresentare in sede politica le istanze del mondo giovanile. Serve in questo senso, ha affermato, l’impegno del Consiglio in questo senso.

Ha auspicato che gli strumenti presentati siano sufficienti per chiudere gli anelli che sono rimasti un po’ aperti e ha espresso la massima disponibilità da parte del Pd in questo senso. Daniele Biada (FdI) ha plaudito dei giovani. È difficile avvicinare i giovani alla politica, ha proseguito, l’auspicio è quello di un sempre maggior coinvolgimento. Ha citato l’esperienza della formazione delle liste per le Comunali e ricordato che c’è difficoltà a trovare giovani che si candidino, c’è sempre meno vicinanza alla vita amministrativa e politica dei giovani. Ogni legge, ha aggiunto, riguarda i giovani ed è importante il loro punto di vista e quindi anche il rapporto diretto del Consiglio giovani con il Consiglio provinciale. Maria Bosin (Patt) ha fatto notare la necessità eventuale di un ulteriore emendamento per andare incontro alla richiesta che il Consiglio giovani possa rimanere in carica fino alla nomina del successivo. Sulle proposte dei delegati e sulla maggiore partecipazione ha espresso la disponibilità a cercare di trovare una sintesi e trovare un metodo.

Angelini ha ringraziato per l’attenzione alla tematica della partecipazione. Ha ricordato che il Trentino è l’unico ad essersi dotato di un Consiglio provinciale dei giovani. Ha ribadito la disponibilità alla collaborazione e ribadito la necessità di un’interlocuzione con due delegati antecedente alla convocazione per un parere relativo ai ddl in discussione. Sulla disaffezione politica: è un tema importante che si cerca di combattere con un impegno civico. Si è fatto in questo senso come

Consiglio un sondaggio sul rapporto con il civismo e il lavoro. Angelini ha ricordato che se ne è fatto poi un altro sull’integrazione: il numero dei Neet sta crescendo sul territorio, non si è al 26% del sud Italia ma l’interrogativo è da porsi. Mancavano, ha detto la presidente, gli strumenti per diffondere questi studi fatti e illustrarli.

Angeli ha detto che forse è meglio al posto di due delegati porre una clausola che permetta al Consiglio giovani di interfacciarsi con il primo firmatario del ddl in esame. È importante per la consigliera che sia scritto che i giovani del Consiglio hanno la libertà di interfacciarsi con tutte le forze politiche. Zanella ha chiesto quale sia la ratio che sta dietro alla sostituzione dei sei rappresentanti dell’associazionismo rappresentativo del territorio provinciale. Angelini ha risposto parlando dei problemi correlati ai sorteggi tra i nominativi indicati dalle associazioni: venivano sorteggiate persone che di fatto non hanno collaborato attivamente. La squadra operativa si è riuscita a creare solo tramite gli osservatori permanenti; chi era stato sorteggiato e non partecipava attivamente non si poteva sostituire. Con le modifiche, ha aggiunto, si hanno 4 membri del mondo associazionistico-professionale ma che se decidono di candidarsi lavoreranno attivamente. Si può poi prevedere una mappatura delle associazioni e una collaborazione. Amistadi ha spiegato che si è avuta una seria difficoltà con le assenze dei membri inattivi. Si sarebbe potuto far decadere gli inattivi, certo, ha detto, ma bisognava bloccare i lavori in questo mandato già penalizzati dal Covid. Ha parlato della propria esperienza di sorteggiato, un metodo un po’ aleatorio, a suo dire: chiarire la composizione dei rappresentanti dei piani d’ambito è a suo parere un processo di razionalizzazione pura. Sui due delegati del Consiglio provinciale ha detto che sarebbe un modo per avere un maggior legame con il Consiglio.

Stefania Segnana (Lega) ha chiesto chiarimenti sull’estrazione, quali erano i nodi, capire come funziona per rispetto del ruolo dei funzionari. Rivieccio ha risposto che la questione non riguarda le modalità usate, ma l’idoneità dello strumento in sé. Il ragionamento fatto, ha proseguito, è rivolto all’efficacia del sorteggio. Le categorie coinvolte dai piani d’ambito sono diverse. Si è fatto un ragionamento sul poter garantire la rappresentatività all’opera: si è immaginato che i presidenti dei piani d’ambito siano direttamente coinvolti in una partecipazione attiva, marginalizzando il rischio concreto e vissuto che alla manifestazione di interesse non segua l’effettiva partecipazione. Un tema che ha conseguenze negative sul piano dell’operatività. Amistadi si è detto d’accordo.

Parolari ha chiesto se, per non perdere il collegamento con l’associazionismo legato ai piani giovani, sia possibile tramite il regolamento del Consiglio dei giovani prevedere dei momenti di confronto con i responsabili tecnico-operativi dei piani giovani. Un modo di favorire una conoscenza e uno scambio, prevedere nella modalità operativa di sentire gli rto. Segnana ha specificato che sono previsti gli invitati permanenti e chiesto se è la stessa cosa. Angelini ha detto che gli invitati permanenti sono previsti come membri che dovrebbero decadere e che invece potrebbero così avere la possibilità di portare avanti il lavoro già seguito. Sulla proposta di Parolari ha detto un rapporto diretto con i piani giovani di zona è una priorità per il prossimo mandato.
Chiara Maule (Campobase) è intervenuta sulla proposta relativa al rapporto da prevedere con consiglieri di maggioranza e minoranza ricordando che il contatto potrebbe essere con presidente e vicepresidente delle diverse Commissioni consiliari a seconda delle materie affrontate, di competenza delle diverse Commissioni permanenti. Zanella non si è detto convinto dell’emendamento relativo agli invitati permanenti: se si voleva dire che chi è decaduto rimanga come invitato permanente va scritto questo. È un punto che va chiarito. Non si è detto nemmeno convinto sulla questione dei tre rappresentanti provinciali d’ambito. Ha condiviso che il meccanismo del sorteggio non sia adeguato, ma è un peccato perdersi i mondi che in questo modo non sarebbero rappresentati, si perderebbe ricchezza (il riferimento è stato ai mondi socio-culturale e sportivo). Angelini ha chiarito che la possibilità di prevedere un invitato permanente è volutamente generica, riguarda i membri decaduti ma non solo.

Abitare sociale di persone con disabilità

La Quarta commissione era chiamata poi a esprimere un parere sulla proposta di deliberazione della Giunta di approvazione dei nuovi criteri per l’attuazione delle disposizioni concernenti l’abitare sociale delle persone con disabilità. A presentare la proposta di deliberazione della Giunta è stato l’assessore Mario Tonina. Ha ricordato il lavoro di monitoraggio svolto dopo la delibera del 2021 da cui sono emerse difficoltà applicative della disciplina: il lavoro del gruppo che si è costituito in merito ha portato a integrare la delibera del 2021 con alcune modifiche. Tra queste gli elementi per la determinazione dei punteggi e la facoltà per gli enti locali di individuare le modalità di finanziamento delle istanze. Ancora, l’assessore ha fatto riferimento alla volontà di garantire l’autonomia dei territori nelle modalità di accesso all’intervento e all’Icef. Per garantire maggiore equità, ha spiegato, è stato elevato il limite legato all’indicatore da 0,40 a 0,90 e modificato il limite mensile di contributo fino all’importo di 250 euro mensili (da 750 euro). Con il lavoro fatto nei due anni precedenti anche attraverso il tavolo e con le modifiche della delibera, ha concluso, si va nella direzione giusta per le persone con disabilità, garantendo loro le giuste attenzioni e permettendo alle famiglie di sapere che qualcuno pensa a quelle persone.

Zanella ha parlato di un tema importante per l’indipendenza delle persone con disabilità. Si fa fatica a capire, ha detto, quale sia la ragione sottesa alle modifiche. Ha citato quella sui punteggi, la questione di due opzioni di modalità di finanziamento (meglio tenere presente il requisito dell’ordine di presentazione, ha affermato). Poi l’elevazione dell’Icef a 0,90 ci si chiede quale ragionamento è stato fatto. Ha risposto il dottor Roberto Pallanch: non tutti i territori erano riusciti ad applicare la delibera 2021 con le stesse modalità e hanno rappresentato queste difficoltà che sono state prese in carico. I criteri non sono spariti, ha spiegato, sono presenti come elementi per la valutazione. Quelli precedenti attribuivano a tutti un punteggio massimo e non creavano differenziazione. Sulle modalità di erogazione ha detto che due opzioni di gestione rispetta l’autonomia dei territori. La procedura di prima, ha aggiunto, prevedeva solo l’ordine cronologico, mentre oggi si tiene conto delle domande, del fatto che ci sia tanta richiesta o se essa vada invece stimolata. Sull’Icef, la forbice era corta, ha detto: si passava da 18.000 euro all’anno a 9.000 euro di sostegno all’anno per variazioni di 4.000 euro nel reddito. Si è cercato di allargare la forbice, ha spiegato Pallanch. L’innalzamento allo 0,90 è stato chiesto dal Cal, anche come leva per convincere famiglie che hanno magari maggiori possibilità. Per Pallanch lo strumento è di emancipazione e autonomia: un tema che va accompagnato con grande attenzione e lavoro sociale.
Maule ha dichiarato che l’impressione è che non sia dato sufficiente peso al lavoro con il terzo settore. Sull’articolo 2 ha espresso la necessità di esplicitare più chiaramente il coinvolgimento degli enti di terzo settore nella definizione del progetto.

Sull’articolo 4 ha espresso l’impressione che sugli eventuali ulteriori criteri potrebbero crearsi delle disparità sul territorio tra Comuni. Sull’articolo 8 ha chiesto chiarimenti sulla figura del case manager, a cosa serve e se è immaginato sull’ente locale o sul terzo settore: chi lo deve mettere in piedi? Sull’articolo 9 la riduzione è lineare significa proporzionale o in blocco? Infine sull’articolo 10 la valutazione viene effettuata sull’Icef del nucleo, perché non in relazione all’Icef della persona? Pallanch ha chiarito che la presa in carico delle persone è pubblica, il servizio sociale territoriale ha in mano la scheda della persona, ma è chiaro che il terzo settore è coinvolto ed è protagonista. Il servizio deve essere il più personalizzato possibile, nella progettazione si cerca di verificare quale sia il bisogno. La disciplina, è l’esempio che ha portato, ha permesso di soddisfare bisogni di persone molto compromesse fisicamente ma intellettualmente molto presenti. L’ottica è di personalizzazione dell’intervento: il case manager in questo caso ad esempio diventa la persona stessa quando ne ha le possibilità, altrimenti può essere l’assistente sociale o il soggetto del terzo settore delegato. Si è cercato, ha aggiunto Pallanch, di tenere una massima flessibilità e una massima autonomia per i territori. Imporre la graduatoria di accesso con finestre limitate genererebbe danni in territori piccoli, ha proseguito: quando si programma dal centro bisogna tenere un occhio sui territori. Sul “lineare” relativo alla riduzione del sostegno all’aumentare del reddito ha chiarito che, all’aumentare di una virgola nell’Icef cambia la posizione sulla curva, con pendenza molto bassa. Sull’Icef al nucleo familiare piuttosto che alla persona Pallanch ha detto invece che non è più la regola di accesso, ma uno degli elementi di valutazione in modo che non sia un vincolo. Tonina ha confermato che il ruolo del terzo settore è ben chiaro e si sa quale sia l’importanza: è tenuto in considerazione.

Angeli ha chiesto quale è il dato di richiesta e risposta, se ci sono liste d’attesa o no, con una differenziazione territoriale. Pallanch ha parlato di una cinquantina di persone ad oggi interessate su tutto il territorio; l’intervento è sovrapponibile alla misura del Pnrr che interviene sull’abitare in autonomia delle persone con disabilità quindi il target da rispettare entro il 2026 è di ulteriori 47 persone. La modalità, ha aggiunto, si affianca ai servizi personali. Sulle liste d’attesa: sul Comune di Trento ci sono già persone che potrebbero entrare nella progettualità, su altri territori la domanda andrebbe stimolata. Segnana ha ringraziato il Servizio per il lavoro fatto, in riferimento alla delibera del 2021 che ha previsto un lavoro che si vede ci è stato. Parolari ha condiviso l’opportunità di margine di movimento dei territori, ma la discrezionalità va monitorata, ha aggiunto, per non rischiare di avere risposte differenziate per territori su bisogni analoghi. Bosin ha confermato che sia opportuno lasciare spazio ai territori: è necessario favorire anche la specificità delle situazioni.
Il parere: positivo con 4 favorevoli (Angeli, Biada, Bosin, Segnana) 3 astenuti (Maule, Parolari, Zanella).

Adeguamento della disciplina di attuazione dell’assegno unico provinciale

La deliberazione della Giunta di modifica della disciplina di attuazione dell’assegno unico provinciale per il periodo dall’1 luglio 2023 al 30 giugno 2024 è stata presentata dall’assessore Spinelli. Il Cal, ha detto, si è espresso in modo unanimemente favorevole. L’obiettivo, ha dichiarato l’assessore, è ripristinare l’indicizzazione delle quote A, B1 e B3 indicizzare le quote A e B1 del 4% e aumentare l’aggiornamento del 50% e portarlo al 6% per la quota B3.

Zanella ha detto che l’inflazione nel triennio non è stata del 4%, ma del 16%: così il potere di acquisto eroso non si recupera. L’adeguamento per Zanella non è sufficiente perché la vita costa molto di più: non si vuole capire su questo tema, ha detto, come non si vuole capire sull’assegno di cura che non viene indicizzato da tempo. Spinelli ha affermato che sull’inflazione si conosce la situazione, si sa anche che nel recente passato la Giunta ha stabilito tre tipi di interventi sull’assegno unico provinciale, guardando proprio alle fasce deboli che hanno recuperato almeno il 50% dell’impatto inflazionistico generale, recuperando quello della componente energetica praticamente in via integrale. Questo provvedimento può per l’assessore essere di soddisfazione anche per la parte che era rimasta fuori per i più fragili. L’assegno provinciale è più ricco degli altri sostegni italiani, ha sottolineato quindi, e l’aggiornamento è merito ulteriore. Si ritiene di aver operato in modo opportuno, ha concluso.
Il parere: favorevole con 4 favorevoli e 3 astenuti.

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