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CAL * SEDUTA 14/2 – VARIAZIONE BILANCIO: SPINELLI, « ALLA PAT RICONOSCIUTI ARRETRATI PER 468,14 MILIONI, 119 MLN PER RINNOVO CCNL 2022-2024 »

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15.16 - giovedì 15 febbraio 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Il CAL in audizione sulla variazione di bilancio.

In vista dell’audizione in agenda oggi presso la prima Commissione permanente del Consiglio provinciale, il Cal ha preso in esame, nel pomeriggio di mercoledì 14 febbraio, il Disegno di legge 23 gennaio 2024, n. 10 ‘Variazione al bilancio di previsione della Provincia autonoma di Trento per gli esercizi finanziari 2024 – 2026’.

Presente in aula anche l’Assessore provinciale allo sviluppo economico Achille Spinelli, che ha illustrato il DDL. Spinelli ha precisato come il Ddl registri gli effetti positivi sul bilancio provinciale dell’accordo siglato lo scorso 25 settembre con il Governo, che ha chiuso la partita sul riconoscimento alla Provincia del gettito arretrato delle accise sul carburante ad uso riscaldamento. Alla Provincia di Trento sono stati riconosciuti arretrati per il periodo 2010-2022 per 468,14 milioni di euro, dei quali 40 milioni erogati nel 2023 e disponibili attraverso l’avanzo di amministrazione in sede di assestamento 2024, e 428,14 milioni di euro attribuiti in 4 rate costanti dal 2024 al 2027, pari a 107 milioni di euro annui. Per gli stessi esercizi si riduce, inoltre, il concorso agli obiettivi di finanza pubblica nazionale per 11,44 milioni di euro annui.

La variazione di bilancio destina, quindi, 119 milioni di euro annui al rinnovo dei contratti collettivi di lavoro 2022-2024 del personale degli enti del sistema pubblico provinciale. Si tratta di circa 38 mila lavoratori in Trentino.
Spinelli, rispetto alle critiche dei giorni scorsi, ha voluto sottolineare come la Provincia di Trento mette sul piatto in totale 131 milioni di euro, 31 in più rispetto a quanti ne occorrerebbero per assicurare un incremento stipendiale pari a quello previsto nei progetti di rinnovo dei contratti del pubblico impiego, in discussione a livello nazionale. Per quanto riguarda la riforma dell’Irpef sugli scaglioni (attualmente solo per il 2024), che, di fatto diminuisce il gettito alle casse trentine per devoluzioni Irpef pari a 43 milioni di euro, la Legge di bilancio statale riconosce alla Provincia un ristoro di 19,5 milioni di euro.

Dopo l’illustrazione del Ddl, il Presidente del Cal, Paride Gianmoena, ha evidenziato che, già nei giorni scorsi, è stata avviata un’ampia interlocuzione con la Giunta provinciale, presentando in particolare al Presidente Fugatti ed all’Assessore con delega agli Enti locali Zanotelli una serie di temi di interesse prioritario per le Amministrazioni e le Comunità locali, che si auspica possano tradursi in progetti di lavoro comune per il prossimo quinquennio. “Il sistematico coinvolgimento delle Autonomie locali – ha affermato Gianmoena – contribuisce, pur nel rispetto dei diversi ruoli istituzionali, a un esercizio responsabile della nostra Autonomia speciale”.

La posizione dei comuni, rispetto alla variazione di bilancio in discussione, evidenzia come sia opportuno presidiare il fronte dei rapporti finanziari con lo Stato, e giudica apprezzabile la scelta di destinare una quota rilevante delle risorse, scaturite dagli Accordi del 25 settembre al finanziamento dei rinnovi dei contratti collettivi del personale impiegato presso gli enti del sistema pubblico provinciale. “In questo momento, per il Cal – ha detto Gianmoena – attualizzare il trattamento economico dei dipendenti del comparto autonomie locali risulta fondamentale per la competitività dell’impiego pubblico”. Gli Enti locali, infatti, scontano, in modo particolare ed ormai cronico, la difficoltà di attrarre e conservare nei propri organici personale qualificato, necessario a fare fronte alle funzioni fondamentali a cui sono preposti. Per questi motivi, il Cal chiede ulteriormente alla Provincia di individuare risorse adeguate da destinare anche a finanziamento dell’accordo di settore per il triennio 2019-2021 per il personale di Comuni e Comunità di valle, necessarie ad equilibrare le indennità previste per alcune figure che operano, in mansioni analoghe, presso la Provincia, oltre che per remunerare adeguatamente alcune mansioni specificatamente presenti presso le Amministrazioni comunali.

Sul fronte dell’idroelettrico, a cui è dedicato un articolo introdotto con emendamento del Presidente Fugatti, Gianmoena ha evidenziato come da tempo gli Enti locali seguano, con estrema attenzione l’evolversi della situazione a livello statale e comunitario. Per gli Enti locali è vitale di poter continuare a disporre delle risorse attualmente connesse alla proroga delle grandi derivazioni di acqua pubblica, derivanti sia dalla quota dei sovracanoni ambientali spettanti alle autonomie locali in relazione allo sfruttamento della risorsa idrica (per un valore di circa 50 milioni di euro all’anno), che agli introiti direttamente ritratti dalla partecipazione di alcuni comuni alla compagine sociale degli attuali concessionari di talune grandi derivazioni. Per quanto concerne, invece, le piccole e medie derivazioni di acqua pubblica a scopo idroelettrico, si rimarca l’invito alla Provincia a dare seguito ad ogni soluzione giuridicamente percorribile per salvaguardare il mantenimento sul territorio, ed in capo agli Enti locali, della gestione di tali concessioni. Consentono ai Comuni di poter contare su risorse importanti, e difficilmente sostituibili nel contesto economico attuale, per assicurare la continuità e la qualità dei servizi a favore delle comunità locali.

La discussione si è poi concentrata sull’articolo 10 del DDL, e vale a dire sulle disposizioni relative alla possibilità di utilizzare gli alberghi dismessi quali foresterie per i lavoratori del turismo e di altri comparti economici. “Premesso che si condivide lo spirito della norma, che mira a porre rimedio al problema, più volte sollevato, della difficoltà di fornire un alloggio ai lavoratori, e che – dall’altro – promuove il recupero del patrimonio immobiliare inutilizzato, presente sul nostro territorio, sembra però necessario un ulteriore sforzo per rendere le disposizioni chiare in modo da evitare possibili contenziosi. Si va ad incidere su due aspetti estremamente delicati, in modo particolare per lo sviluppo delle aree ad alta concentrazione turistica.

Da un lato, l’esigenza di rispondere ai fabbisogni abitativi dei lavoratori operanti nel campo turistico ma anche in altri comparti economici, rispetto a cui vi è anche la disponibilità dei Comuni a mettere a disposizione il proprio patrimonio immobiliare dismesso per iniziative di valorizzazione e recupero coerenti con tali finalità. Dall’altro, le norme proposte toccano la delicata partita della valorizzazione degli alberghi dismessi, rispetto alla quale nella precedente Legislatura era stato avviato un percorso di raccolta dati e confronto, che è bene portare a conclusione, per poi intervenire nella materia con la giusta consapevolezza della realtà su cui si opera. Occorre, in ogni caso, che le soluzioni elaborate per la valorizzazione di questi immobili siano tali da prevenire, anche nel lungo periodo, ogni ulteriore alterazione del mercato immobiliare ad uso abitativo. Per altro verso, occorre mantenere la centralità del ruolo dei Comuni nelle scelte relative alla valorizzazione dei singoli immobili, in quanto la situazione può essere estremamente differenziata nei diversi contesti territoriali del Trentino. Riteniamo quindi che la complessità di questi temi sia tale da dover essere affrontata in una sede diversa e più approfondita. Per questo, chiediamo che l’articolo in commento venga stralciato dal disegno di legge, per avviare fin da subito un confronto più approfondito.”

In discussione è intervenuto il Sindaco di Pinzolo e Vicepresidente del Cal, Michele Cereghini, che ha sottolineato come il turismo sia fondamentale per l’economia del Trentino. Si è concentrato sul tema degli alberghi dismessi, evidenziando come la loro valorizzazione non deve essere un tentativo di dare il via libera alle facili variazioni di destinazione urbanistica. Per questo, sull’articolo 10 ha precisato serve un approccio condiviso con un confronto serio e puntuale.

Il Sindaco di Trento, Franco Ianeselli, non si è detto contrario in linea di principio all’uso degli alberghi dismessi come foresterie, ma ha voluto evidenziare come l’obiettivo deve essere quello di evitare che gli stessi diventino, a lungo andare, case. Per queste ragioni, un tema così importante deve vedere i Comuni protagonisti delle scelte, e deve essere affrontato con tempi adeguati al confronto.

Il Sindaco di Mezzana, Giacomo Redolfi, è stato chiaro sul fatto che sulla riconversione degli alberghi dismessi serve un approfondimento attento e puntuale per evitare formule speculative che penalizzerebbero il territorio e il settore turistico con seconde case e appartamenti. Un settore, quello alberghiero, dove ampi territori del Trentino hanno investito, e che per questo non può essere stravolto nella destinazione urbanistica con una semplice SCIA.

Il Sindaco di Cles, Ruggero Mucchi, ha voluto porre l’attenzione sul fatto che i territori hanno sensibilità diverse e l’approccio non può essere uniforme. Ha citato la valle di Non dove particolari condizioni lavorative, diverse dal comparto turistico, apprezzerebbero una simile misura di flessibilità. Una opportunità, quindi, che deve coinvolgere i comuni in scelte da attuare aggiornando i PRG.

La Sindaca di Riva del Garda, Cristina Santi, si è detta consapevole del problema, aggiungendo che esiste il pericolo che strutture alberghiere in difficoltà diventino appartamenti. Un rischio che non si può correre, e che va valutato bene nel redigere una norma che tenga conto della vocazione dei territori.

Il Sindaco di Pergine, Roberto Oss Emer, non ha fatto mistero che su un tema così delicato la competenza deve essere dei Comuni, gli unici in grado di interpretare il loro territorio.

Il Procurador del Comun General de Fascia, Beppe Detomas, riferendosi alla val di Fassa dove, in virtù della sua particolarità, i fenomeni si amplificano, non ha nascosto la delicatezza del problema. Ha auspicato una norma da costruire insieme per dare risposte precise a un territorio variabile nelle sue declinazioni. Una norma omogenea, ma con dei paletti che impediscano speculazioni e stravolgimenti urbanistici.

Il Sindaco di Levico, Gianni Beretta, si è detto convinto che per evitare il rischio delle seconde case serve una norma condivisa che salvaguardi le vocazioni territoriali.

Il Sindaco di Andalo, Alberto Perli, ha toccato il tasto della promozione turistica, pure affrontato all’articolo 8. In particolare, ha chiesto che i Comuni siano partecipi dell’attuazione dei progetti di sviluppo individuabili dalle agenzie territoriali d’ambito, dove coinvolgano il territorio ed il patrimonio pubblico comunale. In tali casi, risulterebbe utile che le opere potessero finanziate, a valere sull’imposta di soggiorno, direttamente ai comuni, e da queste appaltate, in alternativa al coinvolgimento di Trentino sviluppo s.p.a. Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso il Sindaco di Mezzana, Giacomo Redolfi, auspicando un coinvolgimento dei comuni nelle scelte che riguardano i progetti ed i servizi finanziati sul territorio attraverso l’imposta di soggiorno.

In chiusura e sul tema delle cave di porfido, toccato dall’art. 11 del DDL, è intervenuto il Sindaco di Giovo, Vittorio Stonfer, che ha chiesto una proroga di 30 giorni sul termine del 30 giugno per la presentazione del progetto unitario di coltivazione dei lotti coinvolti nella futura riassegnazione prevista a decorrere dal 2029.

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