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“AMICI DELLA TERRA ALTO GARDA LEDRO“ * CICLOVIA GARDA: BARBAGLI, « SOSPETTI DI ILLEGITTIMITÀ (NORMATIVE NAZIONALE E LOCALE), POTREBBERO DARE IL VIA A CONTENZIOSI »

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11.08 - lunedì 2 ottobre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Ciclovia del Garda. Era tempo che, dopo le ripetute prese di posizione critiche fin dal 2017, anche gli “Amici della Terra dell’Alto Garda e Ledro” esprimessero un loro ponderato parere sulle ultime novità progettuali della Ciclovia del Garda. Soprattutto dopo la esternata pervicacia nel portare avanti l’opera da parte della P.A.T e l’ineffabile ed elegante “chissenefrega degli ambientalisti” da parte dell’assessore Failoni.

In primo luogo va fatta una necessaria premessa, che tale parere si limita al tratto di loro competenza territoriale, cioè la parte trentina della cosiddetta “Ciclovia del Garda”. Pur essendo consapevoli che enormi criticità vi sono anche nella restante parte della ciclovia, tanto da indurre diversi Comuni rivieraschi ad opporre dinieghi o perplessità. E con l’auspicio, finora purtroppo largamente disatteso, di una unitarietà progettuale e stilistica che l’unitarietà geografica del lago imporrebbe.

E la constatazione che la Provincia di Trento, che nominalmente dovrebbe essere l’ente capofila dell’intero progetto, e che pertanto tale unitarietà dovrebbe ricercare e garantire, non ha attualmente adempiuto a tale impegnativo compito. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un progetto “spezzatino” in cui tutti gli enti interessati (PAT, Regione Lombardia, Regione Veneto, provincia di Brescia, provincia di Verona, per tacere di tutti i Comuni rivieraschi) vanno ognuno per conto proprio. Un esempio su tutti: il Comune di Limone, che costruisce in proprio il suo tratto di passerella ciclopedonale (più pedonale che ciclabile per la verità), tra l’altro con soldi trentini.

Ed ora veniamo alla domanda che sorge spontanea, e che spesso viene rivolta a noi e agli altri ambientalisti interessati. Perché mai una Associazione ambientalista dovrebbe essere contraria ad una ciclabile, dato che è universalmente riconosciuto il ruolo della bicicletta in un modello di mobilità ecosostenibile ?

La risposta non può che derivare dalla constatazione che le ciclabili non sono altro che strade in miniatura, con tutte le problematiche che ne derivano, in termini principalmente di impatto paesaggistico e naturalistico, di costi e di sicurezza, oltre ovviamente alla ovvia ma non troppo considerazione che devono rispettare, nello spirito oltre che nella lettera, tutte le spesso complesse normative vigenti.

Cercheremo pertanto di rispondere brevemente, nei limiti di un comunicato stampa, a questi ordini di problemi. In quanto all’impatto paesaggistico, è da tutti riconosciuto, compresi i progettisti dell’opera, l’estrema delicatezza e fragilità del paesaggio nel quale si dovrebbe inscrivere, salvo poi proporre nei fatti soluzioni in stridente contrasto con le asserite premesse. Vedasi, p. es., la passerella a sbalzo sul lago proposta a continuazione della analoga che proviene da Limone. La quale, nel tentativo di ovviare agli evidenti problemi evidenziati dalla ciclopedonale di Limone, in primis una insufficiente larghezza e una inesistente protezione dai pericoli di frane, la trasforma in una specie di mostro di tipo quasi autostradale a base ci cemento e acciaio, tra l’altro all’interno di una area a protezione integrale come è la Val Gola. E non molto meglio va nel resto del percorso del trentino, come p. es. nel tratto che dalla piana della Busa arriva a Nago, che meriterebbe a sua volta una trattazione a parte.

In conclusione, si tratta di un paesaggio unico al mondo, che meriterebbe semmai di interventi di riqualificazione estetica sul costruito esistente, e che invece sarà irrimediabilmente sfregiato da nuovi interventi umani, che a nostro parere sembrano semplicemente improponibili. Per non parlare della distruzione, o comunque manomissione, di importanti habitat naturalistici, ampiamente studiati in altre sedi, compresi numerosi endemismi, cioè specie botaniche presenti solo in quell’area.

E veniamo ai costi, costi che appaiono spropositati e in costante aumento, tali da essere oggetto di un esposto presso la Corte dei Conti di Trento. Costi che appaiono non giustificati da esigenze di interesse pubblico, visto che lo scopo principale della ciclovia non appare un miglioramento della mobilità per la popolazione residente, ma una ennesima attrazione turistica per un lago già a sufficienza in condizioni di stress per l’enorme carico antropico, soprattutto turistico, che lo opprime. Costi in grandissima parte a carico della cittadinanza, e in minima parte coperti da fondi europei (tra l’altro anch’essi a carico della fiscalità generale degli stati membri, tra cui l’Italia), e che pertanto verrebbero distolti, p. es., da sanità, scuola, interventi sociali, comparti in evidente difficoltà in questi ultimi anni.

E la sicurezza? Per quanto appaiano evidenti gli sforzi dei progettisti per minimizzare gli evidenti rischi, soprattutto geologici, che l’opera comporta, tali rischi non possono che essere, appunto, minimizzati, mai annullati del tutto. Si consideri che, dalle carte del rischio geologico della Provincia di Trento, si evince che tutto il tratto da Limone a Riva risulta a rischio altissimo, così come in alcuni tratti da Torbole a Malcesine. Dove gli eventi franosi sono da sempre all’ordine del giorno, come ben sanno tutti i gardesani, e dove un singolo sasso può essere mortale per un ciclista o un pedone che percorra l’ipotizzata ciclopedonale.

Vi sono inoltre numerosi sospetti, che qui non approfondiamo, di illegittimità con la normativa nazionale e locale, che potrebbero dare il via a contenziosi infiniti, con possibili ricadute giudiziarie per i politici e i tecnici responsabili. Da quanto sopra esposto crediamo che ce ne sia a sufficienza per esprimere un giudizio sostanzialmente negativo, per le evidenti e irrisolvibili criticità insite in ogni tipo di progetto, per ogni tipo di ipotesi viaria ciclopedonale nell’Alto Garda.

Diamo invece un parere positivo a ipotesi alternative di tipo lacuale, come l’istituzione di battelli elettrici, e quindi non inquinanti, progettati ad hoc per il trasporto dei ciclisti da Limone e da Malcesine. Soluzione già peraltro prospettata da noi, insieme a tutte le altre Associazioni ambientaliste riunite nel Coordinamento ambientalistico dell’alto Garda, nel lontano 2018.

Soluzione tra l’altro abbastanza facilmente fattibile, sia dal punto economico che tecnologico, come recentemente assicurato dai vertici di Navigarda, e in tempi relativamente brevi, un paio d’anni a fronte delle decine d’anni che si prospettano per l’ipotesi viabilistica. Soluzione tra l’altro prospettata anche dal tavolo Tecnico interregionale chiamato ad esaminare il progetto “ciclovia”.

 

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Presidente Paolo Barbagli

Amici della Terra dell’Alto Garda e Ledro

 

 

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