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LETTERE AL DIRETTORE

WALTER PRUNER * PONTIDA: “ NO A CHI TRATTA L’EUROPA DA NEMICO E PREFERISCE I MURI AI PONTI “

Scritto da
21.06 - martedì 19 settembre 2023

Gentile direttore Franceschi,

il 17 settembre 2023 si è certificata a Pontida la mutazione genetica di quella parte dell’ Autonomismo trentino che accetta senza colpo ferire, nel silenzio omertoso di una parte della sua classe dirigente, accordi innaturali, antistorici e vergognosi. Facendo coincidere un possibile interesse elettorale di alcuni con lo scempio valoriale in capo ai suoi militanti.

Accordi con chi? Non solo col sovranismo, con lo statalismo, col nazionalismo razzista, non solo con l’ euroscetticismo, ma con chi tratta l’Europa da nemico e preferisce i muri ai ponti, sostiene i fili spinati contro i confini di seta di cui Magnago faceva sempre memoria.

Ora, che Salvini tenti di scavalcare a destra la Meloni, sposando le tesi di Le Pen e Viktor Orban, e che lo faccia per garantirsi spazio elettorale vitale, lo posso capire.

Che un Partito con più di 75 anni di storia violenti questa storia, che è storia di tolleranza e dialogo, storia autonomista di tutti e non di alcuni, forte della certezza che all’interno di un nobile scrigno floreale valoriale tutto è permesso, anche il sacrilegio, è un’appropriazione indebita ributtante.

A chi ha spiaggiato gli Autonomisti sulle coste ideali lampedusane, assieme a coloro che considerano il maggiore cimitero liquido al mondo, non una vergogna dell’ umanità, ma solo un inciampo alla sicurezza, va certamente il merito di avere a loro vantaggio esclusivo ridotto a poltiglia valori innegoziabili dai quali trarre individuale profitto politico.

Costoro hanno svolto il loro legittimo compito di incursori. Tragici incursori.
Ma a quei pochi golpisti autonomisti che hanno trascinato nell’ inferno della storia autonomista un obbediente, ignaro mondo di bravi autonomisti, coscienti e sapienti del loro passato e del loro futuro, verrà chiesto conto dalla storia. Dovranno pentirsi.

Nel frattempo evitino di falsificarla con la chiamata in correità di figure storiche o di altrettanto validi militanti, che quella storia autonomista hanno scritto con lo spirito del dialogo e della inclusione, e non dello scarto.
Sul campo non stanno solo le posizioni di singoli partiti. Non è un affare esclusivo tra pochi. Si tratta di radici di cui occorre ricordarsi non solo alle commemorazioni storiche.

Stanno i capisaldi di una identità autonoma quale quella trentina, che appartiene ad una Terra radicata in esperienze storiche, l’ungherese signor Victor Orban farebbe bene a ricordarselo, che vide la propria forza nelle pacifiche convivenze tra etnie e lingue diverse. Dove diverse fu sinonimo di peculiarità e non di inferiorità.

Che la culla dell’ autonomismo passi improvvisamente dall’Asar a Pontida non appartiene ad una mera rivoluzione copernicana in salsa padana, ma rileva due evidenze fondamentali. Quella asarina, fu storia di un movimento inclusivo orizzontale, in cui le componenti di diversa estrazione furono tutte partecipative di un progetto autonomista. Quella odierna, leghista, che sposa Le Pen ed Orban, ricalca modelli opposti.

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Walter Pruner

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