Gentile direttore,
desidero replicare al veterinario Maurizio Calleri; come molti che intervengono a difesa dell’orso lei probabilmente non vive in montagna e forse la frequenta, ma non ha la minima idea di come il progetto intrapreso dal Trentino e portato avanti senza alcun controllo abbia cambiato anche le vite di noi confinanti che a ridosso del bosco ci siamo nati e cresciuti.
Ho 47 anni, il bosco si trova a 300 metri dalla mia porta, 100 dall’asilo del paese, è casa mia come lo era del povero Andrea e andarci fa parte della quotidianità. Il progetto prevedeva un massimo di 40/50 esemplari ma grazie alla preparazione degli “esperti” trentini ora ne girano oltre 100 e qualcuno è passato in Veneto dove non ha disdegnato fare strage di bestiame e animali domestici, aiutato dai lupi che oramai arrivano a predare nei cortili delle abitazioni ai margini dei paesi dove di giorno giocano i ragazzini.
Solo un piano di abbattimento degli esemplari aggressivi e un trasferimento di quelli in eccesso potrà garantire la convivenza tra grandi predatori e chi vive in montagna 365 giorni l’anno
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Michele Stefani
Caldes (Trento)