Questa mattina su un noto quotidiano si è fatta un’analisi accurata degli otto candidati alla carica di Sindaco di Trento e li si è accumunati tutti con un unico limite: la mancanza di idee e di programmi per la città.
Non mi sento certo di dissentire completamente da questa affermazione anche se auspicherei l’esatto contrario. Invero c’è ancora tempo da qui al 20-21 settembre per capire quali siano le visioni politiche dei singoli candidati o forse anche oltre se ci saranno sorprese dovute ai provvedimenti estemporanei del Governo giallorosso perché, come teme qualcuno, il rinvio non è affatto da escludere.
Certo è che un nuovo rinvio delle elezioni amministrative e del referendum per la diminuzione del numero dei nostri Parlamentari sarebbe una nuova sconfitta per la democrazia che resterebbe ancora sospesa a tempo indeterminato.
Questo lungo periodo di campagna elettorale permanente rischia infatti di logorare i candidati e le coalizioni che hanno avuto non poche difficoltà a reperire persone disposte a mettersi a disposizione.
Si è visto chiaramente che la qualità della politica deve passare anche attraverso la competenza dei singoli protagonisti. Non voglio certo affermare che i 714 candidati siano la peggior rappresentanza della nostra società, ma di sicuro vedo spazi risicati per il rinnovamento. Se quasi l’intera Giunta e trequarti del Consiglio comunale hanno deciso di riproporsi, i posti disponibili si assottigliano e richiamano gli elettori ad uno sforzo di visione per mandare un segnale forte a questa politica.
Una politica con la “p” minuscola che è sempre più basata sull’autoreferenza e sul personalismo dei singoli come se l’elettore contasse poco o nulla. Io invece sono convinto del contrario e che il nostro voto possa ancora avere rilevanza solo se lo esercitiamo e non se ci asteniamo.
Non votare significa rinunciare alla democrazia partecipativa e lasciare che una coalizione vincente risulti comunque rappresentativa di una minima parte della società. Non è però quello che dobbiamo pretendere dalla moderna democrazia. Recuperare l’affezione alla politica e al voto non è un problema che è sorto in queste elezioni comunali, ma è un trend che è in continuo aumento ed è dovuto principalmente all’involuzione dei partiti e di conseguenza delle coalizioni che sono sempre più basati sugli interessi particolari anziché su quelli collettivi.
Di esempi ne abbiamo visti anche in questa campagna elettorale in tutte le coalizioni e questo deve farci riflettere sul futuro. La soluzione non può passare solamente attraverso le ideologie che notoriamente sono la base storica del confronto politico, ma sul recupero della visione programmatica della città.
Sì, a mio parere sono proprio i programmi a poter fare la differenza nelle elezioni comunali e non le ideologie. Quello che mi aspetto dagli otto candidati è una visione politica sulla pianificazione e riqualificazione urbanistica, sulla tutela della sicurezza, sul contesto sociale, sulle scuole e i nidi, sulla semplificazione, sulla digitalizzazione del Comune, sull’efficienza e sull’efficacia dell’azione amministrativa.
Una visione che non sia fatta di soli distinguo, di slogan, di promesse elettorali o di accuse reciproche, ma di azioni concrete e fattibili perché è quello che serve veramente in un Comune e su questo spero vi sia il vero confronto dialettico tra i vari candidati.
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Dottor Andrea Merler
Esperto in sicurezza sul lavoro
Foto: archivio Opinione