Gentile direttore Franceschi,
la val Cortèlla è geologicamente intoccabile… e la diga sul Vanoi IMPOSSIBILE! Ci si domanda perché e percome si possa ancor oggi parlare, discutere, dibattere, spendere denaro per un progetto che nessuno studio ingegneristico esperto, oltre che nelle grandi opere, anche in vasche da bagno, oserebbe proporre.
Signori tutti, di là e di qua dei nostri effimeri confini, vi raccontiamo una storia che, salvo qualcuno abbia a ribattere, conserva ancora dei testimoni. Torniamo al 1958. L’ingegner Taci, per conto della ditta Rodio di Milano, dirigeva i lavori di sondaggio del versante est del monte Còppolo, in destra orografica del torrente Vanoi. Incaricato come assistente ai rilievi e misurazioni era stato assunto Gino Bellotto che, ciò che vide, lo vide con i propri occhi.
Gli operai iniziarono ad incidere il calcare nel punto prefissato dall’ingegner Dal Prà per l’erezione della diga (112 metri) tra il versante bellunese e quello trentino. Sul versante monte Totóga vi era la massima affidabilità. Non altrettanto sicuro il versante opposto. Necessitavano le opportune verifiche. Si affondò pertanto nella solida roccia con l’ausilio di idrocompressori per circa 10 metri, fintanto che si rese necessario ricorrere all’esplosivo. Furono brillate forse due, tre cariche per facilitare l’affondo: la missione era fondamentale per accertare la tenuta del bastione roccioso.
La mina fatidica esplose calcolata per tempo e carica ma, al rovescio di ogni previsione, il materiale frantumato, anziché diffondersi nei paraggi, implose e scomparve ingurgitato e dal profondo si scoprì emergere sabbia! Sconcertati per l’imprevisto esito, gli addetti prelevarono un sacchetto di sabbia dall’interno della cavità ed uno nell’alveo del torrente.
Val la pena a questo punto ricordare che, come tutte le vallate alpine, la val Cortèlla, ha subito fenomeni glaciali ed erosivi epocali e senza dubbio, prima i ghiacciai, poi il torrente Vanoi, hanno creato in maniera “fantasiosa” quel solco. L’acqua passa ovunque può…
Gli operai, sotto la direzione dei tecnici, portarono quindi i due sacchi di sabbia sul tavolo dell’antica osteria “Al Pòrt”, rendendo pubblica evidenza agli indizi raccolti che, a sorpresa, rivelavano l’esistenza di cavità importanti a fianco del torrente. Olivo Bellotto (figlio di Gino) è oggi ancor memore dell’episodio! I due campioni s’involarono poi verso un non meglio specificato laboratorio di analisi dei terreni che ne assicurò l’appartenenza ad una medesima classificazione.
Tale circostanza non poteva essere trascurata: divenne quasi sicuramente il motivo che allora determinò la rinuncia all’impresa. Nell’epoca delle dighe a gogò, la saggezza dei tecnici a confronto con le viscere del Còppolo e con l’alveo epigenetico del torrente, li indusse, zitti zitti, a ripiegare. Marcia indrè.
Vale in seconda battuta la pena ricordare che l’impresa Rodio vantava già la costruzione di 79 dighe, più aeroporti, strade e autostrade… un capolavoro di industria ed ingegneria riconosciuto a livello europeo. Ad onor di cronaca fece poi una brutta fine: morì decapitata per non lasciarsi corrompere dal racket delle industrie. Ma questa è un’altra vicenda…
Su quel progetto calò il sipario. Questa storiella dovrebbe far riflettere chi, oltre sessant’anni dopo, insiste a spada tratta sul progetto di fermare con una diga il torrente Vanoi. Inutile mettere sottosopra una valle con un’infrastruttura a rischio conclamato! Le carte geologiche parlano chiaro, l’instabilità dei versanti della valle è visibile agli occhi di un bambino… se poi andiamo un pochettino “a fondo”… ecco cosa salta fuori!
L’elenco delle ulteriori considerazioni che sconsigliano di procedere è molto lungo… se necessario alla “partecipazione” tra i portatori di interesse verrà dettagliatamente compilato. Ma quanto sopra dovrebbe già bastare e avanzare.
Da oggi in poi, il “Comitato difesa torrente Vanoi e acque dolci”, per tempo fondato nel 1998, sicuro dell’adesione di Comitati e Associazioni rilevanti nell’arco alpino e a livello nazionale, ritorna a ribadire la contrarietà a tale ostinata ipotesi di sbarramento.
Il torrente Vanoi non si lascerà mai domare da niente e nessuno: tutte le volte che qualcosa lo ha bloccato, un varco lo ha trovato… è un torrente libero e tale sempre sarà!!!
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Flavio Taufer – Daniele Gubert
Comitato per la Difesa del Torrente Vanoi e delle Acque Dolci